Teatro della Pergola, un'ambiziosa stagione di respiro internazionale

Presentata la stagione 2015-16 del Teatro Nazionale, che vanta 24 spettacoli, 4 produzioni, il rinnovato Saloncino e le collaborazioni con importanti soggetti culturali. Un progetto di ampio respiro, nel nome della cultura. Il cartellone completo e tutte le informazioni, al sito www.teatrodellapergola.com.

18 giugno 2015 17:21
Teatro della Pergola, un'ambiziosa stagione di respiro internazionale
Nella foto di Filippo Manzini, un momento della conferenza stampa

FIRENZE - Un teatro che non si limita a parlare al pubblico, ma avvia un dialogo con la società, fatta di persone, idee, sogni e paure. Un teatro che coinvolga la città, la Toscana e l’Italia. Questo l’obiettivo del Teatro della Toscana, definitivamente uscito da quella crisi che soltanto pochi anni fa rischiava di cancellarlo dal panorama culturale italiano. Dopo un lungo lavoro di riorganizzazione e di investimenti - non ultimo il partenariato con Pontedera che ha portato all’ottenimento dello status di Teatro Nazionale -, la nuova stagione segna il ritorno agli alti livelli qualitativi dei tempi d’oro, con una prospettiva internazionale.

A caratterizzare sin dall’inizio i ritrovati fasti, la co-produzione con lo Stabile di Torino Vita di Galileo di Bertolt Brecht, diretto e interpretato da Gabriele Lavia, un intenso spettacolo sul delicato rapporto tra scienza e fede. Come da sua ammissione, Lavia è molto legato a questo testo, del quale vide l’allestimento di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, nel 1963, e che lo spinse a intraprendere la carriera teatrale. Per questo, Lavia dedica lo spettacolo a Strehler, con il quale aprirà la stagione il 28 ottobre prossimo.

A seguire, il 17 novembre, l’arrivo a Firenze de La bottega del caffè, classico testo goldoniano diretto da Maurizio Scaparro, che ha appena debuttato fra gli applausi al Piccolo Teatro Grassi, nell’ambito di Expo 2015.

Ma la stagione è stata impostata seguendo il fil rouge del teatro di regia, cosa che lascia spazio a riletture di testi classici, riallestiti secondo il sentire contemporaneo. Ne fornisce calzante esempio il Casa di bambola (26 febbraio), diretto da Ruth Shammah, con la quale la Pergola prosegue una collaborazione iniziata lo scorso anno; questa volta, il testo di Ibsen è trasposto in modo da esplorare la crisi d’identità dell’uomo contemporaneo, perso in uno strano gioco di scambio di ruoli. A seguire, sulla medesima scia, il 23 febbraio, Il giardino dei ciliegi, un classico della drammaturgia cecoviana, prodotto dal Teatro Nazionale di Cluj, e diretto da Roberto Bacci; uno spettacolo che insiste sulla mercificazione della natura, sulla sete di distruzione a scopo meramente economico, una realtà nella quale i sentimenti e la memoria non trovano più posto.

Proseguendo nell’ottica del teatro di regia, La controra, di Pierfrancesco Favino, ambienta nel Suditalia degli anni Cinquanta, le cecoviane Tre sorelle (evento speciale, 15-24 aprile).

Da segnalare, fra i grandi momenti della stagione, il ritorno di Peter Brook con Battlefield (24 maggio), spettacolo che guarda al monumentale Mahabharata già allestito da Brook nell’85. Oggi come allora, il poema indiano sulla guerra, rispecchia le miserie e le malvagità dell’animo umano.

Ma il teatro, specchio della vita per antonomasia, è un luogo dove attori e pubblico si guardano reciprocamente, e s’instaura quel dialogo sulla società contemporanea che si rinnova a ogni spettacolo. In quest’ottica, il cartellone del Teatro della Toscana propone una serie di spettacoli che indagano le problematiche dei nostri giorni, la vita di coppia con le sue contraddizioni, i dubbi e i tabù. Testi di autori importanti del panorama contemporaneo, quali Sergio Rubini e Alexi Campbell; del primo, il 24 novembre debutterà Provandodobbiamo parlare, dove in una lunga notte emergono tutte le incompatibilità di due coppie malassortite. The Pride (8 dicembre), diretto da Luca ZIngaretti, affianca due storie parallele, ambientate nel 1958 e nel 2008, due storie che pur accadute a distanza di anni, si influenzano reciprocamente. Amore, fedeltà, destino, sono i temi sviscerati dalla sapiente penna di Campbell.

La stagione non tralascia il teatro classico, con L’uomo, la bestia, la virtù di Pirandello (1 dicembre), Sarto per signora di Feydeau (28 dicembre), Il prezzo di Arthur Miller (19 gennaio), diretto e interpretato da Massimo Popolizio. E ancora, la tragedia greca, il teatro di De Filippo, I duellanti di Conrad, a testimoniare la varietà di generi e temi affrontati da una stagione particolarmente variegata, atta a venire incontro alle esigenze di un pubblico che sia il più vasto possibile.

Chiuderà la stagione, dal 3 all’8 maggio, Musica ribelle, realizzato dalla compagnia TodoModo, spettacolo di teatro canzone con le musiche di Eugenio Finardi. L’obietto della compagnia era quello di dare profondità a un genere solitamente ritenuto d’intrattenimento, obiettivo raggiunto costruendo un testo che metesse a confronto le ambizioni della gioventù degli anni Settanta, con quelle della gioventù del Duemila.

Importante novità dell’anno, la riapertura del Saloncino, completamente rinnovato e riorganizzato; uno spazio che sarà dedicato al teatro contemporaneo, un mini-cartellone di cinque spettacoli, fra cui 2x2=5 L’uomo dal sottosuolo, il 3 dicembre, rilettura dostoevskiana diretta da Roberto Bacci. E ancora, l’11, Carrozzeria Orfeo, con Animali da bar, storie di vita notturna metropolitana.

Una finestra, quella del Saloncino, espressamente dedicata alla disamina della società contemporanea, in un’ottica internazionale, che punta i riflettori su realtà drammaturgiche molto diverse fra loro.

In linea con lo status di Teatro Nazionale, la Pergola ha arricchita, dal marzo 2015, l’offerta formativa per attori, registi, e maestranze teatrali, oltre ad aver stretta una collaborazione triennale con Pierfrancesco Favino, responsabile della scuola di alto perfezionamento triennale per attori, che ha sede in Oltrarno, nella Galleria Pio Fedi. Un Teatro, quello della Toscana, che già guarda al futuro, e che per il presente non si allontana un istante dalla sua missione di luogo di dialogo e confronto sulla società.

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