Stupefacenti in Toscana: 'ndrangheta e 'ndrine controllano la droga

Provvedimento di sequestro e di confisca di beni mobili ed immobili per un valore complessivo 1,2 milioni di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 marzo 2015 14:36
Stupefacenti in Toscana: 'ndrangheta e 'ndrine controllano la droga

I militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Firenze - G.I.C.O. (Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata) - hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro e di confisca di beni mobili ed immobili per un valore complessivo 1,2 milioni di euro nei confronti di un soggetto calabrese (L. G. – 50enne), domiciliato in Altopascio (LU), vicino alla ‘ndrina dei “Facchineri” di Cittanova (RC). La “misura cautelare patrimoniale antimafia” (ai sensi del DL.vo n.159/2011) è stata emessa dal Tribunale di Lucca su proposta della DDA presso la Procura della Repubblica di Firenze - Sostituto Proc. Ettore Squillace Greco - diretta dal Procuratore Giuseppe Creazzo.

Sottoposti a sequestro 3 fabbricati (1 villino, 1 civile abitazione ed 1 garage) e 2 terreni ubicati in provincia di Lucca nonché una autovettura di lusso.

Il provvedimento colpisce il vertice dell’organizzazione, nei cui confronti è stata applicata anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per reati associativi di grave intensità, soprattutto sul versante della disponibilità di risorse finanziarie di una pericolosa propaggine della famiglia di ‘ndrangheta dei “Facchineri” operante sul territorio toscano.

La confisca si inserisce nelle attività d’indagine svolte dalle fiamme gialle fiorentine (coordinate dal Sost. Proc. Ettore Squillace Greco della Procura di Firenze) che nel 2013 hanno portato all’arresto di 12 persone affiliate ad un sodalizio criminale di origine calabrese operante nella zona della lucchesia, legato alla famiglia di ‘ndrangheta dei “Facchineri”, dedito al traffico di sostanze stupefacenti a livello nazionale. Le successive indagini sulle disponibilità patrimoniali dei componenti del clan hanno permesso di individuare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare gestito dai vertici dell’organizzazione (a fronte di dichiarazioni dei redditi “irrisorie” negli ultimi 10 anni) ed intestato a terze persone.

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