Stazione Foster: una partita di Dama “fiorentina”

L'inchiesta di Nove da Firenze sull'enorme voragine politico-economica scavata nell'area degli ex Macelli

Nicola
Nicola Novelli
22 marzo 2015 23:28
Stazione Foster: una partita di Dama “fiorentina”

Come in una partita di dama, la stazione TAV è stata spostata in 25 anni come una pedina sulla scacchiera fiorentina. Pedina nera la stazione ferroviaria sempre in movimento, con qualche mossa anche con la pedina bianca, la centrale del latte. Questa settimana parliamo di un progetto che dovrebbe costare più di un miliardo di euro e che prevede la realizzazione di una infrastruttura sotterranea lunga 450 metri in un camerone profondo 40, una specie di collina rovesciata, estratta dal sottosuolo della città, per essere buttata non si sa ancora bene dove, da cui le due inchieste giudiziarie che si stanno occupando di committenti e realizzatori. Un'enorme voragine politico-economica scavata nell'area degli ex Macelli fiorentini. Ma per arrivare a collocare proprio lì il cantiere ferroviario il percorso progettuale è stato assai incerto e accidentato, nel corso appunto di un quarto di secolo.

In origine, alla fine degli anni '80, quando si cominciò a parlare del Treno ad Alta Velocità come della grande opera per eccellenza, strategica per il futuro del paese, nessuno immaginava una stazione sotterranea nel ventre fiorentino. Il primo progetto delle Ferrovie dello Stato prevedeva di sostituire la vecchia stazione terminale di Santa Maria Novella, con una più comoda stazione di transito. E la direzione di FS individuò in Campo di Marte l'oggetto di un progetto di ristrutturazione della vecchia ma ampia stazione esistente.

Perché questa localizzazione, apparentemente ideale dal punto di vista ferroviario, fu scartata? E' sopratutto a Firenze che furono criticati il decentramento dell'infrastruttura rispetto alla stazione di SMN e la scarsità di mobilità pubblica per raggiungerla. Ma contemporaneamente l'amministrazione comunale rinunciò pure al progetto di un sottopasso stradale tra viale Mazzini e via del Campo d'Arrigo, che avrebbe potuto dare il là ad un successivo ampio parcheggio sotterraneo a supporto dell'infrastruttura.

I maligni sostennero che qualcuno temesse di deprezzare l'area residenziale circostante, una delle più pregiate della città e che Palazzo Vecchio abbia subìto la sindrome del “not in my backyard” della borghesia urbana, un'accusa che più spesso i giornali locali amano indirizzare agli abitanti delle periferie cittadine.

In seconda battuta FS ripiegò sulla già esistente stazione di Rifredi, più piccola di Campo di Marte, ma sempre passante in direzione Nord-Sud. E per i primi esperimenti del treno veloce, negli anni '90, i convogli sostarono proprio lì, anche se con il tempo i viaggiatori sperimentarono la difficile accessibilità della stazione, cinta d'assedio da un quartiere ad alta concentrazione abitativa e solcato da strade strette a penuria di parcheggi. Così, dopo qualche anno, FS fu costretta, a furor di popolo, a riportare i treni nel terminal di Santa Maria Novella, con grande soddisfazione degli operatori turistici fiorentini.

Approfondimenti

Arriviamo a metà degli anni '90, Trenitalia sostituisce il vecchio ente pubblico, a Palazzo Vecchio è la stagione dell'Ulivo. Sul tavolo della Giunta comunale guidata da Mario Primicerio arriva il dossier romano del nuovo progetto TAV, carico di soldi per finanziare realizzazioni d'avanguardia. Il treno veloce non potrà sempre fermarsi nella vecchia stazione di Michelucci, serve un progetto innovativo per contemperare i desideri centralisti della città con il bisogno di una stazione di transito che non rallenti la velocità del treno del futuro. Nasce così l'idea di una fermata ferroviaria lungo il tracciato esistente. Sulle prime si ipotizza di allontanarla solo poche centinaia di metri da SMN, nell'area degli edifici ferroviari progettati dall'architetto Mazzoni, all'altezza di viale Redi. Ma proprio la storicità spinge la Soprintendenza a porre il vincolo su quegli immobili, di cui la gran parte dei fiorentini ignora persino la funzione.

Nasce allora l'idea della stazione sotterranea nell'area degli ex Macelli, e dell'attigua Centrale del Latte di Firenze. L'impianto industriale del Mukki Latte dovrà andarsene a Novoli, da dove ora qualcuno vorrebbe nuovamente sfrattarlo. Al suo posto un'enorme stazione sotterranea disegnata da una mano prestigiosa dell'architettura mondiale, il britannico Lord Norman Foster. Chi direbbe di no al principe del design? Invece in città si fanno sentire subito i detrattori, che criticano il costo esorbitante, le difficoltà ingegneristiche, le incertezze sullo smaltimento dei materiali di scavo.

Incognite non ancora totalmente sciolte, anzi aggravate a distanza di 15 anni. Tanto che durante la campagna elettorale delle consultazioni comunali del 2009 pare quasi che non ci sia un fiorentino favorevole al progetto della stazione Foster. I principali contendenti, Giovanni Galli per Forza Italia e Matteo Renzi per il PD si dichiarano pubblicamente critici. E il futuro sindaco arriva a ipotizzare una possibile soluzione alternativa, da collocare in un punto non ben precisato lungo i viali di circonvallazione, mentre anche i comitati anti-TAV fiorentini avanzano la loro proposta per l'area ferroviaria circostante la stazione dello Statuto.

Insomma un tira-molla lungo 25 anni, che per ora ha prodotto già molti costi, qualche accusa giudiziaria e tante perplessità nell'opinione pubblica fiorentina. Cercheremo di fare un po' di chiarezza nel corso della nostra inchiesta settimanale.

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