Società della Salute, il sindaco di Arezzo Ghinelli: "Le risorse sarebbe bene darle per i servizi"

Saccardi replica: "Quelle messe a disposizione dalla Regione servono proprio per i servizi sociali e socio-sanitari". Asl: cancellati i direttori per la programmazione di area vasta. Marcheschi (FdI) replica: «Direttori inutili, il Pd continua a negare l’evidenza. Su Pestelli killeraggio politico»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 luglio 2018 23:00
Società della Salute, il sindaco di Arezzo Ghinelli:

FIRENZE- “Due milioni e 730 mila euro per tutta la Toscana e quindi 750 mila euro per la 'zonona', che a questo punto tale rimarrà nonostante le rassicurazioni verbalizzate dall’assessore regionale Saccardi -si legge in una Nota del sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e dell’assessore Lucia Tanti- è questo il ‘premio’, diluito in cinque anni, se le conferenze dei sindaci di tutte le zone toscane daranno corso agli accorpamenti imposti dalla Regione.

Per il solo accorpamento avremmo un benefit di 50 mila euro all’anno per cinque anni, che schizza a 150 mila euro se verrà scelto il modello organizzativo delle Società della Salute. In sostanza ci ‘pagano’ per realizzare il programma politico del presidente Enrico Rossi. A poco è valso dire che la 'zonona' non funziona e non funzionerà, a poco è valso dire che le Società della Salute non hanno funzionato e difficilmente lo faranno in realtà come la nostra. A poco è valso chiedere un coinvolgimento più diretto dei sindaci e dei territori.

Ancora la sanità toscana è intesa e vista con l’occhio che privilegia l’apparato di potere, anche quello politico, piuttosto che quello dedicato ai servizi per i cittadini. Queste risorse era certo meglio impiegarle per scelte a favore degli aretini e dei toscani. Il 2 agosto i sindaci della 'zonona' prenderanno insieme una decisione. Da parte del Comune di Arezzo vale il solito principio ‘siamo disposti a collaborare, ma indisponibili a prendere ordini’. Faremo ogni scelta nell’interesse della città senza tabù ma senza farci baloccare da ‘paghette’ davvero quasi offensive e per ogni scelta pretendiamo impegni e questa volta scritti, altrimenti sarà scontro su tutta la linea”.

"Le risorse che dalla Regione vanno alle Società della Salute o ai distretti sono, come l'amministrazione dovrebbe sapere bene, risorse che vanno a disposizione delle amministrazioni comunali per realizzare per l'appunto i servizi sociali e socio-sanitari. Sempre che le amministrazioni comunali le sappiano utilizzare a favore dei loro cittadini". L'assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi replica in maniera decisa alle dichiarazioni del sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli e dell'assessore alla sanità Lucia Tanti. "Queste risorse - chiarisce Stefania Saccardi - provengono in parte dal Fondo sanitario e in parte dal Fondo sociale.

Se Ghinelli avesse letto la delibera, avrebbe visto che devono essere rendicontate in termini di programmazione di servizi sociosanitari per il territorio. Stupisce quindi che si chiamino "paghette" risorse aggiuntive che il Comune di Arezzo avrà a disposizione per migliorare e accrescere i servizi per i propri cittadini, anche per quelli che hanno votato per Ghinelli e non per Rossi". "E' offensivo - dice ancora l'assessore Saccardi - che si ritengano "paghette" le risorse che vengono stanziate dalla Regione per realizzare i servizi sociali.

Se il sindaco di Arezzo ritiene di non utilizzare le risorse messe a diisposizione dalla Regione Toscana per i suoi cittadini, ce le restituisca e noi le utilizzeremo per i cittadini di altre zone. Le risorse aggiuntive - chiarisce - sono state stanziate dalla Regione non per un programma politico, come sostiene Ghinelli, ma per aiutare e sostenere le zone che decidono di unirsi a migliorare e unificare i servizi, e per evitare che l'unificazione delle zone potesse andare a penalizzare i bilanci sul sociale di alcuni Comuni che avevano quote sociali diverse rispetto ad altri.

Ma ciò che conta davvero - conclude -, e che il sindaco di Arezzo non ha compreso, è che queste risorse sono messe a disposizione dei Comuni per rendere servizi ai cittadini, compresi quelli, ripeto, che hanno votato per il sindaco di Arezzo". "Per quanto invece attiene all'unificazione delle zone - informa infine l'assessore - è ancora in corso una riflessione all'interno della Giunta e del Consiglio sull'assetto definitivo".

È stata approvata dal Consiglio regionale la proposta di legge che introduce modifiche alla legge regionale 40 del 2005, in merito alla procedura di nomina delle figure apicali delle aziende sanitarie e in materia di organismi sanitari regionali. Il provvedimento ha ottenuto 24 voti a favore dai gruppi di maggioranza e 13 voti di astensione da parte dei gruppi di opposizione. Come ha spiegato il presidente della commissione Sanità, Stefano Scaramelli (Pd), illustrandolo in aula, il provvedimento adegua le procedure di nomina alle modifiche introdotte a livello nazionale con l’approvazione del decreto legislativo 171 del 4 agosto 2016.

L’intervento più significativo, in questo quadro, riguarda l’eliminazione della figura del direttore per la programmazione di area vasta. La programmazione tornerà direttamente alla direzione generale dell’assessorato regionale. Si modifica inoltre la composizione delle commissioni di gara dell’Ente di supporto tecnico amministrativo regionale e viene reintrodotto il parere dei sindaci per la nomina dei direttori generali. La procedura di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie (da parte del presidente della Regione) e dei direttori sanitari, amministrativi e dei servizi sociali (da parte dei direttori generali) sarà ispirata a criteri di trasparenza per far accedere le migliori professionalità, attraverso una selezione.

In commissione sono stati approvati 19 emendamenti del Partito democratico, primo firmatario il presidente della terza commissione Stefano Scaramelli. Approvato con voto unanime anche un ulteriore emendamento a firma di Enrico Sostegni (Pd), con il quale viene ripristinato il confronto con la conferenza zonale dei sindaci al momento della nomina di un direttore.

La direzione generale sarà coadiuvata da un comitato tecnico e un nucleo tecnico di supporto che si occuperà della gestione della programmazione. I comitati tecnici saranno tre, uno per ciascuna area vasta e saranno composti dai direttori generali delle aziende sanitarie e dal direttore generale dell’Estar. Il nucleo tecnico di supporto sarà composto da personale anche di qualifica dirigenziale, interno alla direzione regionale competente o alle aziende. Il personale del nucleo è assunto senza aggravio di costi, con personale già interno alla direzione o a enti e aziende del servizio sanitario regionale.

L’intenzione è quella di procedere a un’effettiva integrazione delle funzioni: la formazione del coordinamento del dipartimento di area vasta dovrà nascere attraverso una maggiore collaborazione rispetto al passato. I professionisti del territorio saranno coinvolti secondo criteri di proporzionalità tra Asl, aziende ospedaliere e componente universitaria. I capi dipartimento territoriali e ospedalieri si coordineranno con gli universitari. “In questo modo – ha commentato Scaramelli – si punta a far ritornare il territorio protagonista della programmazione e viene semplificato il sistema nell’ottica di garantire a ogni cittadino toscani pari opportunità di cura, di assistenza e di accesso ai servizi.

Inoltre, si potrà realizzare un risparmio di 5 milioni di euro in 5 anni, risorse che possono essere destinate ad abbattere le liste di attesa: con questi soldi possono essere erogate 30 mila visite specialistiche in più oppure 40 mila esami diagnostici, o 10 mila Tac”. Scaramelli si è, inoltre, detto favorevole a far partire, dopo la pausa estiva una valutazione complessiva della riforma, ormai entrata a regime.

È stata approvata anche una proposta di risoluzione collegata alla proposta di legge, presentata dal gruppo Sì-Toscana a sinistra, secondo cui a quasi tre anni dal varo della riforma della sanità toscana è necessaria una verifica complessiva. La proposta di risoluzione chiede di impegnare la Giunta regionale a riferire in Consiglio entro l’autunno, sull’andamento della riforma, in modo da “aprire e sviluppare una discussione riguardo a una valutazione” degli obiettivi, delle criticità e delle prospettive future.

Attraverso gli emendamenti approvati in commissione dalla maggioranza –si legge nella risoluzione a firma di Tommaso Fattori e Paolo Sarti – il provvedimento ha assunto contenuti che vanno a incidere sulla riforma del sistema sanitario toscano da poco approvata: in particolare, si fa riferimento all’eliminazione delle figure dei direttori di programmazione d’area vasta e all’attribuzione di un forte ruolo al direttore del dipartimento diritti di cittadinanza e coesione sociale.

“Stiamo facendo la scelta giusta e la rivendichiamo”, dichiara il consigliere Paolo Bambagioni (Pd), che è anche vicepresidente della commissione Sanità. “Nel rispetto massimo dei professionisti che hanno svolto un incarico importante con il massimo impegno, abbiamo valutato che fosse più appropriato riportare all’interno dell’assessorato le funzioni di programmazione attribuite a queste figure”, spiega Bambagioni. “Rimettiamo inoltre al centro i sindaci nei propri territori: non avevamo valutato bene questo aspetto, oggi ci correggiamo.

Sono queste le novità più rilevanti del provvedimento, che rivendichiamo con forza”. Il consigliere accetta una verifica sulla riforma sanitaria a quasi tre anni dal varo: “Qualcuno sostiene che sta franando ed è completamente sbagliata. Accettiamo il confronto. Il prossimo autunno dedicheremo tutto il tempo necessario a un esame serio e approfondito della sanità toscana”. Con una convinzione: “C’è una visione distorta, la riforma non è stata spiegata bene e non è stata compresa fino in fondo, ma non si può dire che in Toscana l’utente non abbia le risposte che cerca.

Nella maggioranza dei casi le risposte ci sono, sono a costo zero o a costi minimi attraverso i ticket. Siamo disponibili ad approfondire tutti i temi e sono convinto che alla fine di questo percorso, non solo usciremo con una sanità migliore, ma questo sarà il punto che ci permetterà di vincere, di nuovo, anche la prossima competizione elettorale in Toscana”.

“Non è un semplice adeguamento di legge, ma si va a incidere sulla riforma sanitaria”. Così Paolo Sarti (Sì-Toscana a Sinistra) ha commentato il provvedimento. “Noi siamo stati sempre contrari a queste figure di direttore di area vasta, figure anomale, che non hanno mai funzionato perché è mancato un monitoraggio dei processi produttivi e la capacità di intervenire sui fattori di debolezza - ha proseguito Sarti -. Abbiamo sprecato risorse e si deve ammettere l’errore”. Il consigliere ha inoltre illustrato la proposta di risoluzione da lui presentata insieme al compagno di gruppo Tommaso Fattori, in cui chiede una valutazione della riforma sanitaria e una seduta del Consiglio regionale dedicata all’argomento.

Per Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt) si tratta di “una legge matrioska, in cui si parla di un argomento, ma in cui il succo vero va ricercato all’interno”. “La figura del direttore per la programmazione di area vasta era inutile fin dall’inizio, e lo abbiamo visto sul campo - ha detto la consigliera -. Mi incuriosisce il fatto che la scoperta dell’inutilità di questa figura abbia coinciso con la nomina di un nuovo direttore della direzione generale”.

Il portavoce dell’opposizione Jacopo Alberti ha detto di “condividere lo spirito di adeguarsi a una direttiva nazionale”, ma di “non condividere il blitz avvenuto in commissione Sanità, in cui di fatto con un maxiemendamento di 19 articoli si è proceduto a varare una mini riforma sanitaria”. “Dobbiamo riaprire il confronto sulla riforma – ha aggiunto –, dobbiamo tornare negli ospedali, parlare con tutti gli operatori, che sono molto preoccupati, e non solo con i dirigenti che hanno in tasca la tessera del Pd”. Alberti ha annunciato voto di astensione alla proposta di legge.

Andrea Quartini (M5S) ha espresso perplessità su modalità di scelta delle figure apicali “che non sottrae la scelta alla politica, visto che si parla di selezione e non di concorso pubblico”. “Oggi la miniriforma operata nel 2015 mostra tutte quelle lacune che noi avevamo a suo tempo segnalato – ha detto il consigliere – e si prende atto del suo fallimento, quando il M5S aveva presentato un esposto su figure assolutamente anomale. Ma non è che ci si rende conto oggi che sono figure inutili solo perché si vuole semplificare la catena di comando in mano al superdirettore?”. Quartini si è detto favorevole all’abrogazione delle figure di direttore della programmazione di area vasta, ma non all’adeguamento proposto.

“Si tratta di un adeguamento a una legge nazionale che siamo costretti a seguire” ha commentato Serena Spinelli (Art. 1-Mdp). “La programmazione declinata sul territorio in termini di area vasta non ha funzionato e di questo siamo dispiaciuti – ha aggiunto -. Ma se dobbiamo rivedere la legge dobbiamo avere ben chiaro quello che è il metodo che vogliamo applicare, che punta a un territorio che si connetta con la rete ospedaliera, senza sovrapposizioni”.

Enrico Sostegni (Pd) ha sottolineato la coerenza del provvedimento e il fatto che ci si è limitati a un ritocco, rimandando un confronto a tutto campo sulla riforma sanitaria dopo la pausa estiva. Per Sostegni il luogo naturale dove fare programmazione è l’assessorato, che ha le competenze per indirizzare le attività di programmazione del sistema toscano. Il consigliere ha inoltre illustrato l’emendamento da lui presentato “che coinvolge nuovamente i sindaci nella scelta dei direttori Asl, tramite una consultazione”.

“E’ un provvedimento inopportuno e fuori luogo, che inserisce di fatto una riforma sanitaria in un semplice adeguamento normativo” è il giudizio di Paolo Marcheschi (FdI). “Oggi sostenete di risparmiare, ma vi siete dimenticati di dire quanto i toscani hanno pagato in questi anni per queste figure di direttore che non hanno mai funzionato: un milione l’anno, cioè cinque milioni di euro, equivalenti a 96 mila Tac”. Marcheschi ha sottolineato come con quest’atto “si sia fatto fuori l’unico dirigente esterno, mentre gli altri due sono già stati risistemati, nel giro di poltrone dei soliti personaggi che hanno prodotto risultati disastrosi”. “Così - ha concluso - siete riusciti ad espellere l’unico corpo estraneo che ha dato fastidio con le sue prese di posizione. E’ un colpo di spugna che vi permette di piazzare personaggi a voi maggiormente graditi”.

“Il lavoro in commissione è stato fatto in piena trasparenza”, sostiene Nicola Ciolini (Pd). “La riforma non poteva rimanere cristallizzata, era necessario correggere alcuni aspetti e fare delle valutazioni. Né è accettabile sentir dire che abbiamo perso un milione di euro: chi ha ricoperto quei ruoli dirigenziali ha lavorato e si è impegnato per dare delle risposte. Ora cerchiamo di vedere se questo percorso legato alla programmazione possa essere ulteriormente migliorato”. Quello che secondo Ciolini “non si comprende” è il tentativo di “denigrare continuamente il sistema sanitario toscano, come se fosse fallimentare. Poi, però, ogni anno arrivano le valutazioni di agenzie e università e la Toscana risulta al primo o al secondo posto a livello nazionale. Discutiamo delle reali difficoltà e lavoriamo per risolverle – chiude Ciolini –, ripartendo da questa consapevolezza”.

L’assessore regionale alla Salute Stefania Saccardi ringrazia “il presidente Scaramelli e tutta la commissione per il lavoro importante su questo provvedimento, che ci consente di recepire la normativa nazionale rispetto alla nomina dei direttori generali e di compiere un passo in più”. È stata la commissione, spiega, a intervenire sulla proposta della Giunta “che non conteneva queste novità” e a inserire l’eliminazione delle figure dei direttori della programmazione.

Un ripensamento, “condiviso dalla Giunta”, che non è “in ordine alla funzione della programmazione”, la quale “è e resta una delle funzioni essenziali dell’assessorato”, ma riguarda la ricollocazione delle figure dei direttori “all’interno dell’assessorato, dove svolgeranno la medesima funzione. Non si toglie il lavoro a nessuno e nessun viene mandato per strada, questo è chiaro. I rapporti contrattuali non saranno interrotti”. L’assessore rivendica “la responsabilità della politica nelle nomine dei direttori generali: non dei medici, non dei primari, ma dei ruoli apicali” e, in questo specifico provvedimento, “l’umiltà di saper cambiare rotta su alcune cose, di riconoscere che il ruolo dei direttori della programmazione disegnato in quel modo non ha avuto gli effetti e le ricadute che ci aspettavamo”.

«Dalla maggioranza tante scuse e palpabile imbarazzo per giustificare il taglio dei direttori di programmazione, tutto pur di non ammettere il fallimento di una figura introdotta e difesa con la forza da Rossi e dal Pd appena due anni fa e che oggi, ad un anno e mezzo e dopo oltre 900 mila euro spesi, viene cancellata con una forzatura palese» dichiara Paolo Marcheschi, presidente del gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia. «Se, come afferma Saccardi, quello sul ‘valzer’ delle poltrone è un ragionamento “riduttivo”, ci spieghi come mai a pagare pegno è l'unico manager pubblico 'esterno' che incarna l'attuazione del principio di separazione tra politica e pubblica amministrazione – prosegue il consigliere – Se il dottor Pestelli ha lavorato male lo si dica chiaramente, e conseguentemente si affermi che quegli obbiettivi di riduzione di costi lanciati dalla Giunta sono farlocchi». «Saccardi e la Giunta non spiegano infatti perché su tre direttori cancellati solo due sono stati prontamente ricollocati, e a rimanere tagliato fuori è proprio quello che ha dato il via alle indagini sul buco ASL a Siena e sconfessato la Regione sulle assunzioni a bando – conclude Marcheschi – forse un manager esterno capace e autonomo può risultare scomodo in certi ruoli? Attendiamo risposte».

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