Servizi pubblici: ne vedremo delle belle

In un settore turbolento, con normative in evoluzione, si scatena la partita dei Sindaci toscani. Trombi e Verdi (Firenze Riparte a Sinistra): “Sulla gestione idrica Rossi e Nardella stanno facendo molto rumore per nulla: finché non si cambiano i fondamenti, nulla cambierà”. Amato (PaP): "Se dalle parole si passerà ai fatti lo vedremo con l'atto che presenterò per chiedere che al 2021 ritorni pubblica"

Nicola
Nicola Novelli
26 giugno 2018 08:55
Servizi pubblici: ne vedremo delle belle

Dai rifiuti all’acqua, al settore dell'energia, la questione dei servizi pubblici è un tema strategico per tutti gli amministratori, che nel nuovo scenario multipolare della politica nazionale rischiano di vedersi scippare il controllo toscano. Al di là della polemica sulle tariffe e sull'interesse degli utenti, ciò che preoccupa davvero i municipi è il rischio concreto di essere fatti fuori dai giochi a breve e di arricchire con le bollette dei toscani i dividendi di società di altre Regioni come Acea (Lazio), Hera (Emilia) e Italgas (Piemonte), ma sopratutto con diverse colorazioni partitiche.

Da mesi in incontri riservati, membri dei CdA e rappresentanti comunali concordano che è tempo di mettere da parte gli egoismi politici, che hanno dominato da sempre questo settore, per trovare nuovi equilibri nelle ‘Utility’ della regione. Con la deliberata mission di recuperare il controllo reale nelle mani dei Sindaci, se del caso con ri-acquisizioni toscane del pacchetto azionario. La Toscana politica ormai ha cambiato pelle. Non essendoci che pochi Comuni a monocolore rosso, quello che garantiva una tenuta omogenea, assistiamo ora ad una frammentazione e a una ricomposizione a geometria variabile della mappa dei servizi di area fatta a seconda degli orientamenti partitici dei singoli Comuni. 

E' dei giorni scorsi l’escalation di dichiarazioni sulla gestione idrica da parte di Nardella e Rossi, che cercano di riavvicinarsi all'idea di ri-pubblicizzazione di Publiacqua, tanto cara alla sinistra.

"Nonostante i grandi proclami, che peraltro smentiscono tutte le risposte che ci sono state date nel corso degli anni rispetto alle proposte che abbiamo avanzato -intervengono il consigliere Giacomo Trombi e la consigliera Donella Verdi del gruppo Firenze riparte a sinistra- il dibattito resta purtroppo sempre nell’ambito dell’esistente, e dunque non vi è la volontà di rivedere seriamente l’impianto stesso del perimetro che norma la gestione della risorsa idrica a tutti i livelli, e dunque restare nel campo delle società per azioni, che si troveranno a gestire un bene comune, un bene pubblico, avendo come scopo sociale l’utile.

E secondo noi è da qui, e dal referendum del 2011, che invece dobbiamo ripartire, specie se vogliamo offrire proposte seriamente innovative e di sinistra: si smetta di gestire l’acqua chiedendo al mercato di rendere efficiente la nostra gestione, la politica si faccia carico delle responsabilità che le competono, e dunque di avere enti che gestiscano la nostra risorsa più preziosa in maniera efficace, più che efficiente, giusta, piuttosto che profittevole. Per cui: ben venga una gestione interamente pubblica, ben venga che torni un forte radicamento territoriale, ma non si prescinda dal porre, a tutti i livelli, il tema delle forme di tale gestione, ovvero si perseguano forme che abbandonino l’utile come scopo statutario a favore del bene pubblico. Infine, non possiamo comunque dimenticare che tali appelli provengono da esponenti di spicco della classe dirigente che ha, con costanza e pertinacia, smantellato la sanità pubblica Toscana e privatizzato i servizi educativi, senza parlare delle politiche a livello nazionale".

"Per quanto detto dal Sindaco Nardella sulla gestione dell’acqua -afferma invece il Consigliere regionale FdI Paolo Marcheschi- sono d’accordo sul fatto che la mancanza di investimenti sugli impianti non possa, e non debba ricadere in bolletta, ma non sono d’accordo sul fatto che la proroga della concessione (già ventennale) a Publiacqua sia la scelta più idonea. La normativa è chiara: gli investimenti e gli impegni che l’attuale gestore deve fare sono sufficientemente garantiti anche nel caso di un nuovo gestore.

La normativa regionale inoltre è chiara, anche su un’altra questione: la gara per il gestore unico regionale può essere fatta solo dalla scadenza della prima concessione in essere, che guarda caso è proprio quella di PubliacquaSe Nardella ed il Comune di Firenze prorogasse la concessione a Publiacqua, quindi, commetterebbero un favoritismo verso Acea (che come sappiamo anche dalle cronache di questi giorni e’ ben lontana da Firenze e la Toscana) e bloccherebbero tutto il sistema regionale della gara unica per il gestore unico.

Con il risultato che i Sindaci invece di fare squadra e far quadrato su un settore delicato e strategico per i cittadini come quello dei servizi pubblici si ritroveranno a farsi guerra. Chiedo insomma ai Sindaci di non guardare il dito, ma la luna". 

"Paradossali le dichiarazioni del Sindaco e del Presidente della Regione, che ora parlano di acqua pubblica -chiosa la consigliera Miriam Amato, aderente a Potere al Popolo- viene da chiedersi dove siano stati in tutti questi anni. Da sempre chiediamo che sia legittimato il voto degli italiani al referendum del 2011. Il Partito Democratico e LEU ne parlano solo ora che si avvicinano le prossime scadenze elettorali e le ultime elezioni hanno detto chiaramente che PD e affini sono nel baratro. Dopo aver mostrato un'incredibile capacità di affossare una sbiadita sinistra, proseguono saltellando fra alcune dichiarazioni affini alla destra e altre invece alla sinistra.

Sono stati anche al Governo, dimostrando la loro vera natura e soprattutto non facendo nulla per ripubblicizzare l'acqua e non gravare sulle utenze. Visto che Attualmente il 40% dell’ammontare delle nostre bollette serve ad arricchire l’azienda e a generare utili per i soci mentre le infrastrutture non ricevono le manutenzioni necessarie. Un sistema che prevede che l’utente paghi tutto, anche le sanzioni che sono imputate all’azienda per il mancato rispetto delle normative nazionali, europee o contrattuali.

Ma le SpA non hanno fatto un colpo di stato per metter le mani sull’oro blu, questo è stato reso possibile dai Sindaci dei 47 Comuni serviti e le loro maggioranze nei rispettivi consigli comunali. Delle SpA, in cui sono azionisti, se ne ricordano solo al 31/12 di ogni anno per incassare gli utili. Anche quest’anno il nostro Comune incasserà ben 3.899.701,42 euro dei 18 milioni stabiliti all'assemblea dei soci del 16 maggio scorso e anche quest'anno i dividendi sono stati aumentati, di 2 milioni di euro.

Ora dovremmo sentirci rassicurati che l’assessore Perra vigilerà affinché i costi di lungarno Torrigiani non finiscano in bolletta? Questo evidenzia il ruolo della parte pubblica, prendere i soldi e non avere voce in capitolo, perché Publiacqua potrebbe richiederlo a norma di legge. Nelle società miste toscane l’Amministratore Delegato, colui che ha pieni poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione, è espressione dei soci privati.

Da tempo denunciamo che Publiacqua ci verrà restituita come un carrozzone vuoto, svilito di competenze professionali e non solo. Arriveremo nel 2021 con più perdite di quando 15 anni fa i comuni ci affidarono, in regime di concessione ventennale, la gestione del ciclo integrale delle acque. In Publiacqua SpA a Firenze, con 200 posti di lavoro in meno (dai 770 del 2003 agli attuali 575), perdita di professionalità con appalti e sub appalti al massimo ribasso, vera e propria colonizzazione informatica a mezzo applicativi informatici made in Roma marcati ACEA 2.0 (costo complessivo dichiarato 170 milioni euro). Fiumi di acqua andati irrimediabilmente perduti e costi sempre più alti che finiscono in bolletta a danno dei cittadini.

Dati impietosi, siamo passati nell’ultimo anno da una perdita del 39%, al 41 nella rete idrica. Una gestione approssimativa e deficitaria che non ha saputo o voluto ammodernare una rete obsoleta, e proprio gli investimenti sono la nota dolente. I livelli occupazionali in questi anni sono diminuiti e le professionalità non valorizzate. Una situazione insostenibile per i dipendenti e soprattutto per i cittadini. Il management, la società e la politica sono chiamati a rispondere di questi numeri drammatici che testimoniano il fallimento di un modello gestionale.

L’acqua deve tornare ad essere pubblica e non gestita da chi lucra su quello che può essere definito l’oro blu”.

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