​Scuola dell’infanzia a Firenze: dubbi, sfiducia e confusione

 L'ufficio scolastico regionale scrive al Comune e la vicesindaco, tirato un sospiro, si sfoga

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 giugno 2015 17:12
​Scuola dell’infanzia a Firenze: dubbi, sfiducia e confusione

"Esaminate le argomentazioni dell’Ente Comunale, per quanto di nostra competenza, non paiono emergere allo stato attuale elementi tali da consentire a questo ufficio di interferire con una procedura di gara in corso per ipotizzare un giudizio prodromico circa il mantenimento della parità scolastica" questo quanto scrive l’ufficio scolastico regionale alla direzione istruzione del Comune in merito alla procedura aperta per l’affidamento della gestione del servizio per attività educative pomeridiane e di ampliamento dell’offerta formativa per le scuole dell’infanzia comunali.

Sulla vicenda è intervenuta anche la vicesindaca e assessora all’educazione Cristina Giachi: "La questione dell’appalto della scuola dell’infanzia chiede ancora chiarezza. Per fortuna ci soccorre oggi il Ministero dell’Istruzione, che, interessato da una pesante diffida, presa visione di tutte le carte, ci dice che ‘non paiono emergere elementi tali da consentire all’ufficio di interferire con la procedura in corso’. Un sospiro di sollievo. Perché sulla base di forti pregiudizi, comprensibili timori e tal volta di qualche difetto di interpretazione - come quando si sostiene che nel nostro bando non vi sarebbe indicata la necessità di applicare agli insegnanti il contratto collettivo di riferimento del settore - si finisce per alimentare il dubbio, la sfiducia e la confusione.

Quello che stiamo facendo in realtà è rispondere ai bisogni dei cittadini, quelli tra i più importanti e fragili, le bambine e i bambini della scuola dell’infanzia, con una modalità organizzativa prevista dalla legge che ci consentirà, anche per quest’anno, di far andare tutti i bambini di Firenze tra 3 e 6 anni alla scuola dell’infanzia, senza che i loro genitori debbano pagare una tariffa per questo, come avviene in molte città, potendo godere di una serie di belle attività aggiuntive, cui sono abituati, certo, ma che non sono affatto scontate.

Una scuola dell’infanzia pubblica, ricca di contenuti, che impiega personale stabile e qualificato, controllata severamente dall’amministrazione e dai genitori, nella quale i privati sono chiamati a collaborare per dare servizi pubblici ai cittadini, secondo quanto affermato anche nella Costituzione. Una scuola dell’infanzia aperta e disponibile per tutti. Questo è per noi provvedere all’educazione, facendo buona amministrazione". Prosegue poi la titolare della delega all'istruzione "La risposta del Ministero mi consola anche un po’ dell’amarezza che inevitabilmente certe affermazioni mi procurano.

Vorrei ad esempio dire a quella nonna che mi chiede di vergognarmi perché il suo nipotino mi chiama ‘quella signora cattiva che sta a palazzo Vecchio’, o alla mamma che conosco da una vita e che incontro fuori con la bambina e mi dice di non dire alla piccola il mio cognome, che a vergognarmi non dovrei essere io, ma chi ha tradotto questa vicenda per i bambini usandoli per dar voce alla propria rabbia e minando il riferimento nelle istituzioni che, unico, potrà fare di loro interlocutori critici e consapevoli per la comunità adulta di domani.

Non lo dico per me, che comunque sarò la signora cattiva soltanto per un po’, ma per l’istituzione che rappresento. La passione civile dei cittadini che li spinge a costituirsi in comitati per sollecitare la politica e le istituzioni è un bene prezioso per il buon andamento dell’amministrazione e per la crescita civile della collettività. Non lo è più quando è solo ‘contro’ e non ‘per’: potremmo fare le stesse discussioni agguerrite e appassionate se mettessimo di fronte i nostri ‘per’.

In questo caso potremmo anche scoprire che siamo – o dovremmo essere – per la stessa cosa: scuola pubblica, di qualità, garantita a tutti i piccoli cittadini di una comunità ricca di opportunità come quella che noi siamo. Seppure in tempi difficili. Seppure con bilanci provati. Motivati dalla forte determinazione di continuare dare a Firenze una scuola che in tanta parte del Paese ancora non c’è" conclude così Cristina Giachi.

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