Sanità toscana: proclamato uno sciopero per venerdì 23 febbraio

Infermieri in piazza contro il rinnovo contrattuale. I tagli del personale sono pari all’1,4% della spesa. Cisl-Fp: “Venite nei reparti e poi vediamo se avete il coraggio di parlare”. Sarti e Fattori: "Sistema vicino al collasso: avranno effetti devastanti”. Il Vicepresidente della Commissione sanità Stefano Mugnai (Forza Italia) chiede il dettaglio su organici e pensionamenti con un’interrogazione. Accessi 2017 ai Pronto Soccorso Ausl Tc: a Prato il numero più alto. Una borsista all'Ospedale "Serristori"di Figline Valdarno grazie ai finanziamenti del Calcit Valdarno Fiorentino. Corsi Oss 2018: 330 i posti disponibili all’USL Toscana Nord Ovest

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2018 15:54
Sanità toscana: proclamato uno sciopero per venerdì 23 febbraio

Firenze– È stato proclamato uno sciopero generale nazionale del servizio sanitario per l’intera giornata di venerdì 23 febbraio 2018 indetto per il personale della dirigenza dalle organizzazioni sindacali Anaao-Assomed, Cimo-Aaroi-Emac, Fp-Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM Federazione Veterinari e Medici, Fassid (Aipac - Aupi - Simet - Sinafo - Snr), Cisl Medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Coordinamento Nazionale delle Aree Contrattuali Medica e Veterinaria e Uil-Fpl, mentre per il personale del comparto è stato indetto da Usb Pubblico Impiego Sanità, Cobas Pubblico Impiego, Sindacato Human Caring Shc-Sanità, Nursing Up, Nursind e Cub-SanitàCome previsto dalla normativa vigente, saranno comunque garantiti tutti i servizi minimi essenziali previsti per il settore della Sanità e, per quanto riguarda le attività connesse all’assistenza diretta ai degenti, sarà data priorità alle emergenze e alla cura dei malati più gravi e non dimissibili.

«Aderiamo con convinzione allo sciopero e invitiamo tutti i nostri iscritti a fare altrettanto per tutelare la professionalità, altissima, che gli infermieri esprimono ogni giorno nel loro lavoro e che questo contratto, forse troppo superficialmente discusso fino ad oggi da chi non rappresenta i soli infermieri, non sembra sapere affatto riconoscere». È questa la posizione del Consiglio Direttivo IPASVI Firenze – Pistoia in merito allo sciopero indetto per il prossimo 23 febbraio, quando gli infermieri italiani scenderanno in piazza per protestare contro un rinnovo contrattuale che l’Ordine Interprovinciale definisce come “regressivo”.

E che si scontra con una realtà dolorosa per gli infermieri alla quale, spiega l’ente ordinistico fiorentino-pistoiese «non corrisponde una volontà politica chiara ed univoca di mutare i modelli assistenziali, concedendo una reale autonomia gestionale agli infermieri che ormai hanno tutti i titoli per chiederla e ottenerla». «Questo è il momento per i colleghi di trasferire la protesta dai propri profili Facebook a un’azione tangibile – prosegue la nota di IPASVI Firenze – Pistoia -.

Sarebbe però un errore, a nostro avviso, focalizzare la protesta sul solo lato economico. Gli infermieri italiani, lo vediamo molto bene nella nostra realtà, sono in sofferenza. Da anni sostanzialmente inascoltati, nonostante continuino a prestare la loro opera con abnegazione, sia in aziende pubbliche che spesso li deprofessionalizzano sia nel privato che, fatte salve poche virtuose realtà, non li riconosce come professionisti ma solo come forza lavoro da retribuire con paghe orarie certamente non degne di un esercente una professione sanitaria». A questo si aggiunge il tema della cura sul territorio.

«Si invoca a gran voce lo spostamento delle cure per la cronicità sul territorio – spiega il consiglio direttivo Ipasvi -. Una misura auspicabile per fornire una migliore assistenza e alleggerire gli ospedali, in molte realtà al limite del collasso gestionale. Il progetto di infermiere di comunità e famiglia, nonostante i nostri sforzi per la sua implementazione, viene rimandato di mese in mese e con esso la razionalizzazione verso modelli che oltre a fornire un’assistenza di maggiore qualità, premierebbero la professionalità di infermieri i quali chiedono solo di poter lavorare in condizioni di sicurezza e dignità.

E a nulla pare valere la facile considerazione per cui il potenziamento dell’infermieristica territoriale e di comunità porterebbe, attraverso un maggiore controllo della cronicità, a un minore ricorso ai ricoveri ospedalieri con relativo abbattimento dei costi e dei disagi per gli assistiti». La nota affronta anche la questione delle competenze «che richiederebbe, più che slogan, un’importante valutazione degli ambiti in cui queste debbano essere riconosciute, dei percorsi formativi (universitari e di certificazione di competenza) per raggiungerle e di come queste debbano essere retribuite.

Tutto questo resta al palo, dopo il naufragio del famigerato Comma 566, trovando una declinazione troppo generica nella bozza di contratto che ci è dato di visionare». A questo si somma, proprio in Regione Toscana, la volontà di tagliare sul personale sanitario per 45 milioni di euro: «attendiamo di capire, nel dettaglio, quanto questi tagli impatteranno sul personale infermieristico regionale e, di conseguenza, sulle persone da esso assistite». «È giunto il momento, riteniamo non più rimandabile, di affrontare a livello nazionale la “questione infermieristica” - conclude l’ente ordinistico di Firenze-Pistoia -.

Questo sciopero, il primo di questa portata dopo un periodo di tempo troppo lungo, dovrà essere un punto di partenza, non certo di arrivo, di un percorso condiviso che veda una sinergia vera tra Ordini, parti sindacali, direzioni aziendali e mondo del privato».

“La sanità è fatta tutti i giorni da donne e uomini che lavorano negli ospedali e non da ragionieri.” E’ la presa di posizione del segretario generale della Cisl Funzione Pubblica della Toscana, Marco Bucci, in merito alla polemica di questi giorni su un taglio da 45 milioni di euro alla spesa per il personale nella sanità toscana.“Basta entrare in un ospedale per vedere in che condizioni lavorano i nostri infermieri e operatori socio sanitari – dice Bucci - persone disponibili, efficienti, preparate, ma oramai con grosse difficoltà, con personale costretto ai doppi turni, ferie e riposi che non è possibile fare e tecnici in difficoltà rispetto alla grande domanda degli utenti.”“Questa è la verità – prosegue il segretario Cisl-Fp - e da questa verità bisogna ripartire, non si può solo parlare di tagli come avviene ormai da anni, specialmente qui in Toscana dove la nostra parte l’abbiamo sempre fatta.

Come non si può non riconoscere la giusta retribuzione e il rinnovo del contratto.”“La Cisl – riprende Bucci - vuole garantire una sanità di qualità e universale per tutti i cittadini, e allo stesso tempo tutelare i lavoratori e le lavoratrici negli ospedali toscani. Basta con le speculazioni elettorali di bassa lega e le prese di posizione ragionieristiche di Direttori e politici. Venite nelle corsie a vedere come lavoriamo e come ci impegniamo per mandare avanti questo delicato servizio per tutti i cittadini.

E poi vediamo se avrete ancora il coraggio di parlare di tagli.”“Il modo in cui in questi giorni stanno uscendo messaggi su tagli al personale nella sanità toscana – afferma il segretario Cisl-Fp - è irresponsabile ed evidenzia una ambiguità della giunta su un tema delicatissimo: quello della tenuta dei servizi attraverso la garanzia di fabbisogni di personale adeguati nei reparti ospedalieri e sul territorio.”Bucci punta il dito contro “le dichiarazioni schizofreniche del Governatore Rossi e le conseguenti polemiche dentro la maggioranza.

Nonostante le rassicurazioni di facciata, si gioca sulla pelle dei lavoratori e degli utenti, trincerandosi dietro ai numeri ragionieristici di una misura del Mef che è tutta da dimostrare (il presunto obbligo di portare la spesa al -1,4% rispetto al livello del 2004). Dal 2014 sono stati fatti tagli pesanti con un risparmio sulla spesa strutturale di oltre 80 milioni. Negli ultimi anni si sono mantenuti i livelli esistenti, senza una decisa inversione di tendenza come la situazione negli ospedali richiederebbe.

Perché, al di là di alcune isolate situazioni, la stragrande maggioranza dei reparti è in forte crisi.”“La Cisl è pronta a un confronto serio, convinta che la Toscana possa e debba programmare una politica sui fabbisogni del personale e assicurando i servizi all’ altezza delle necessità del persone. Ma per farlo ci aspettiamo serietà e coraggio, da parte di tutti.”

«Inaccettabile e da respingere il taglio dell’1,4 per cento della spesa per il personale sanitario previsto dal una legge del 2006 e fa bene la Giunta Regionale Toscana a ricorrere alla Corte Costituzionale». A sostenerlo è l’Anp Cia Toscana a fronte dell’annunciato taglio da parte del governo della spesa sul personale sanitario che dovrebbe ritornare ai livelli del 2004. «Oltre alle ragioni di merito – prosegue Anp Cia Toscana -, cioè l’equilibrio nei conti che la sanità toscana evidentemente è in grado di dimostrare, c’è una ragione più di fondo che sta nelle difficoltà in cui versa il sistema sociosanitario in rapporto al crescente bisogno di servizi soprattutto nelle aree interne e rurali della regione dove c’è un forte disagio sociale in particolare riguardo agli anziani». «Si tratta di una legge del 2006 – afferma Anp Cia Toscana -, di discutibile qualità, che oggi è del tutto inappropriata a governare processi sociali che sono mutati, soprattutto a causa della crisi economica che ha modificato in peggio la condizione sociale di tante persone, soprattutto anziani, che per ragioni economiche rinunciano perfino a curarsi.

Esprimiamo la nostra condivisione all’ipotesi annunciata dalla Giunta Regionale Toscana di ricorrere alla Consulta per contestare la legge anzitutto per le ragioni di merito – aggiunge l’associazione pensionati -, ma anche per affermare il principio che riguardo alle questioni di tale importanza e delicatezza sociale, serve un approccio diverso da parte della politica; un atteggiamento non meramente burocratico ma che abbia presente la realtà sociale e i fondamentali bisogni della gente».

"Il sistema sanitario toscano non può reggere ulteriori tagli al personale. Questo è il punto su cui richiamiamo l'attenzione, non le responsabilità 'romane' e vorremmo invitare Rossi e Saccardi a riflettere su questo". Lo affermano i consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti e Tommaso Fattori. “Sappiamo bene - continuano i consiglieri - che la legge 95 del 2012 ha imposto in maniera inaccettabile alle Regioni la riduzione della spesa per il personale sanitario.

Troviamo però quantomeno tardivo il rumore che il presidente Rossi sta cercando di sollevare sulla questione dei tagli imposti da Roma. E probabilmente è velleitaria e di pura testimonianza la decisione annunciata dal governatore di ricorrere alla Corte Costituzionale". "E' inaccettabile che Rossi e Saccardi, che dichiarano di non potersi ribellare contro la legge nazionale, cerchino al tempo stesso di tranquillizzare cittadini, lavoratori e stampa, minimizzando gli effetti che i tagli avranno su un sistema sanitario vicino al collasso”.

terminano i consiglieri di Sì Toscana.

«Se 45 milioni di euro di tagli al personale sanitario vi sembran pochi… Ora mettetemi nero su bianco i perché e i per come siete giunti a una simile decisione, con tanto di specifiche su prossimi pensionamenti e piante organiche»: è in buona sostanza ciò che il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale Stefano Mugnai (capogruppo di Forza Italia) chiede in un’interrogazione a risposta scritta appena depositata e la cui iniziativa prende le mosse dall’annuncio del consistente taglio alle spese per il personale sanitario che però, cronache e segnalazioni degli operatori alla mano, è già ridotto al lumicino. Perché dunque infierire, con i sindacati che paventano la chiusura dei reparti e l’implosione del servizio? «Sembrerebbe imminente da parte della Regione – scrive Mugnai nel suo atto – una direttiva alle aziende sanitarie e ospedaliere che dovrebbe portare al taglio di circa 45 milioni di euro» per «la spesa per il personale, spesa che , secondo la legge sulla spending review del 2011, dovrebbe essere eguagliata alla quota del 2004 meno l’1,4%». Non è il primo taglio subito dalla sanità toscana negli ultimi anni, ricorda Mugnai che mette in conto «i costi degli aumenti contrattuali» e richiama «i già carenti numeri del personale medico ed infermieristico presenti in tutti gli ospedali toscani». Donde i quesiti, un ventaglio articolato entro il quale Mugnai domanda «se la Regione abbia aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per condividere le priorità di una riorganizzazione che si auspica preliminare e condivisa», «le motivazioni per le quali sarebbero necessari tagli per circa 45 milioni di euro al personale sanitario toscano», «se, nella formulazione dei tagli per azienda, sia stato tenuto di conto del ripristino degli obblighi sulla normativa relativa all'orario di lavoro (d.lgs 66/03 e legge 161/2014) e del relativo previsto necessario incremento di risorse umane nel settore del lavoro a turnazione», «a quanto ammonti la spesa del personale sanitario (ed amministrativo impiegato nel Sistema Sanitario Regionale) dal 2010 all’ultimo anno disponibile (2017) suddiviso per Asl e per categoria di inquadramento», «se corrisponda al vero che in molte realtà di fatto sia già stato applicato un blocco del turn over», «se siano previsti pensionamenti nel 2018 e di quante unità di personale si parla», oltre a «un aggiornamento dello stato di salute dei conti della sanità (bilanci sanitari delle aziende al 2017), con specifico riferimento alla spesa farmaceutica ospedaliera e al Payback».

Si riconferma il Pronto Soccorso dell’ospedale di Prato anche per il 2017 la struttura di emergenza con il più alto numero di accessi tra i nove Pronto Soccorso della Asl Toscana Centro. Con 99.406 accessi, rimane sostanzialmente invariata rispetto al 2016 (con un piccolo decremento dello 0,77%), l’affluenza alla struttura di emergenza del Santo Stefano di Prato. Il dato interessante, sempre su Prato, è che da tre anni, dal 2015, gli accessi sembrerebbero essersi stabilizzati tra i 98 mila e i 100 mila l’anno, con un’affluenza media al giorno che è passata dai 202 pazienti nel 2010 ai 272 nel 2017. La situazione di sostanziale consolidamento riguarda, con una sola eccezione, anche le strutture di emergenza degli altri presidi aziendali.

I Pronto Soccorso San Giuseppe di Empoli (diretto da Paola Bartalucci), S.S. Cosma e Damiano di Pescia (diretto da Fabio Daviddi), San Giovanni di Dio (diretto da Gianfranco Giannasi), ospedale del Mugello (diretto da Roberto Vannini), Santa Maria Annunziata (diretto da Germana Ruggiano), Serristori (diretto da Andrea Bribani) e Santa Maria Nuova (diretto da Mauro Pratesi), non presentano, nel 2017 rispetto all’anno precedente, sostanziali variazioni percentuali degli accessi.

Si va da + 1,30% del San Giovanni di Dio a +0,50% nel Mugello, a +0,76% al Santa Maria Annunziata, con percentuali addirittura col segno meno anche se con una variazione molto lieve, al San Giuseppe (-3,19%), al S.S. Cosma e Damiano (-3,09%), al Serristori (-2,78%), al Santa Maria Nuova (0,70%). L’eccezione è rappresentata da Pistoia dove tra Pronto Soccorso di San Jacopo e di San Marcello Pistoiese, si è passati dai 62.822 accessi del 2016 ai 64.970 accessi del 2017 con una crescita, seppur contenuta, del 3,42%.

Complessivamente su Pistoia nel 2017 rispetto al 2016, circa 1600 persone in più si sono rivolte alla struttura di emergenza del San Jacopo. Gli accessi con codice rosso nel 2017 sono cresciuti del 17,72%, seguiti da un 14,69% dei codici gialli. Per i codici rosso l’aumento percentuale si è registrato solo al San Giuseppe di Empoli (1,99%) e al Santa Maria Annunziata (8,84%) mentre in tutti gli altri presidi si registra un lieve decremento.

Passando al dato giornaliero del San Jacopo, invece, i codici rossi nel 2017 sono aumentati dello 0,7%, il che significa quasi un paziente in più al giorno. Anche nei mesi più recenti l’attività del Pronto Soccorso è stata elevata: da ottobre 2017, l’aumento degli accessi è stato del 7%.

Alcune patologie come quella traumatica, cardiaca e dell’età pediatrica, per la zona del pistoiese vengono centralizzate al Pronto Soccorso del San Jacopo (come confermato anche dal -3,09 di S.S. Cosma e Damiano di Pescia e dal +3,42 del San Jacopo a Pistoia). In questo e con l’introduzione dal 2016 delle reti dedicate alle patologie tempo dipendenti di cui fa parte anche l’ospedale di Pistoia, si può leggere il perché di un trend tutto in crescita e che fa supporre, fra l’altro, che nel 2018 l’attività del Pronto Soccorso sarà destinata a crescere ancora.

Il DH Oncoematologico dell'Ospedale "Serristori" di Figline Valdarno si arricchisce di una nuova figura professionale, cioè del medico oncologo, Agnese Vannini, già in servizio presso la struttura cittadina grazie a una borsa di studio interamente finanziata dal Calcit Valdarno Fiorentino, la Onlus territoriale da anni impegnata nel potenziamento della struttura oncologica della città, dove hanno operato e operano figure altamente professionali, grazie al finanziamento di questa importante Associazione.

La dottoressa Vannini, originaria di Terranuova Bracciolini, ma residente nel capoluogo fiorentino, sta già affiancando gli altri medici che compongono lo staff oncoematologico del "Serristori". Dopo la maturità classica e il conseguimento della laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Ateneo fiorentino, Agnese Vannini da sempre " innamorata" dell'oncologia, si è specializzata appunto nella cura del cancro, grazie a una tesi inerente lo studio dei tumori neuroendocrini nel 2015.Successivamente per 18 mesi si è occupata di cure pagliative domiciliari, maturando una straordinaria esperienza umana, oltre che professionale, per poi occuparsi per circa un anno di radioterapia oncologica fino al dicembre 2017 quando la dottoressa Vannini ha iniziato il suo rapporto professionale presso il DH Oncoematologico dell'Ospedale "Serristori" di Figline, grazie a una borsa di studio interamente finanziata dal Calcit Valdarno Fiorentino.

"Sono molto felice di prestare la mia professionalità all'interno di un ambiente giovane e dinamico come questo incontrato al "Serristori" -ha sottolineato la dottoressa Vannini- con ottimi professionisti e persone ricche di umanità, con cui condividere la "battaglia"quotidiana contro la patologia oncologica. Da parte mia non mancherà mai l'impegno e lo studio continuo per affrontare al meglio le difficoltà che il cancro presenta, sempre a fianco dei pazienti. Grazie anche al Calcit che, sostenendomi con questa borsa di studio, potenzia il DH Oncoematologico della città, permettendo all'intero Valdarno la possibilità di ricevere cure all'interno di un ambiente vicino geograficamente e "a misura di uomo", dove il paziente riceve cure e comprensione".

Entusiasmo anche da parte della Onlus che, attraverso le parole del suo presidente, Bruno Bonatti, ringrazia di cuore tutti i propri sostenitori che stanno permettendo al Calcit di centrare importanti obiettivi per l'intera collettività. "Ringrazio a nome del Consiglio-ha sottolineato il dirigente- tutti coloro che, credendo nel nostro operato, ci aiutano a conseguire traguardi importanti come quello dello scorso ottobre, quando grazie a un finanziamento di 60.000 euro, da noi stanziato, è stato possibile inaugurare l'ampliamento del DH Oncoematologico del nostro ospedale, o come quello di cui stiamo parlando, cioè l'inserimento della dottoressa Agnese Vannini all'interno dello staff oncologico del "Serristori" attraverso una borsa di studio finanziata appunto dal Calcit, quindi da tanti amici che ci sostengono.

Grazie a tutti" -ha concluso Bonatti, la cui Associazione adesso sta sostenendo economicamente, oltre la nuova oncologa, anche Alessandra Schiavon, la psicologa impegnata nell'aiuto dei malati oncologici e dei loro famigliari, come pure Luciana Pasqui, una collaboratrice amministrativa, utile nel disbrigo delle diverse pratiche all'interno del DH della città.

Sono stati pubblicati sul sito dell’Azienda USL Toscana nord ovest i nuovi bandi per la selezione dei partecipanti ai corsi per il conseguimento della qualifica di Operatore Socio Sanitario con percorso abbreviato e con percorso intero di 1000 ore per l’anno formativo 2017-2018. In particolare il bando per l’ammissione al percorso abbreviato prevede 210 posti disponibili con corsi ciascuno di 30 allievi che si svolgeranno a Massa (1 corso), Lucca (2 corsi), Castelnuovo Garfagnana (1 corso), Pontedera (1 corso), Livorno (1 corso) e Viareggio (1 corso)Il bando per l’ammissione al corso Oss (1000 ore) prevede 120 posti disponibili con corsi ciascuno di 30 allievi che si svolgeranno avranno a Massa, Livorno, Pontedera e Viareggio. Viene inoltre pubblicato un Avviso Pubblico per l’ammissione in sovrannumero ad un percorso complementare riservato ai candidati in possesso dei seguenti requisiti:

- titolo di Operatore Tecnico Addetto all’Assistenza (OTA)

- titoli professionali dell’area sanitaria conseguiti in paesi della Unione Europea ed extra Unione Europea e non riconosciuti in Italia dal Ministero della Salute

Bando e facsimile delle domande, rispettivamente Modello A e Modello B, sono pubblicati sul sito internet dell’Azienda per ulteriori informazioni rivolgersi ai recapiti indicati nei bandi. La scadenza, per tutte le selezioni, è venerdì 9 marzo 2018.

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