San Pietroburgo nella letteratura dell’Ottocento russo

L’Associazione Amici del Museo Ermitage Italia ha presentato, nelle eleganti sale de La via del tè, di via S. Spirito, il libro Pietroburgo. Passeggiate letterarie, di Nikolaj Anciferov, ristampato per i tipi di Felici Editore.

16 aprile 2015 12:51
San Pietroburgo nella letteratura dell’Ottocento russo

FIRENZE - Sorta sul sangue e il sudore di migliaia di servi della gleba, per volere del dispotico Zar Pietro il Grande, su un territorio paludoso e inospitale, San Pietroburgo divenne la finestra sull’Europa dello sterminato Impero Russo, e a darle un carattere europeo contribuirono anche i numerosi architetti e ingegneri, molti dei quali italiani, che furono chiamati a costruire i suoi palazzi.

Alla Venezia del Nord, lo storico Nikolaj Anciferov (1889-1958 ) ha dedicato vari libri, fra cui L’anima di Pietroburgo e La Pietroburgo di Dostoevskij, oggi riscoperti da Felici Editore e riuniti nel volume Pietroburgo. Passeggiate letterarie, sorta di livre de chevet che è in parte una guida per il viaggiatore raffinato, e in parte un’antologia della letteratura russa dell’Ottocento,

Il La nuova edizione è curata da Caterina Garzonio e Giulia Marcucci, e l’elegante veste grafica propone la copertina nera, impreziosita da un disegno di Aleksandre Benois per Il cavaliere di bronzo di Aleksandr Sergeevič Puškin, e all’interno alcuni disegni di Mstislav Dobužinskij, che riproducono scorci appartati della città. Un supporto grafico che suggerisce l’idea stessa della passeggiata, della placida contemplazione di una città ricca di storia, sia artistica che sociale.

Anciferov nacque in Ucraina, non lontano da Kiev, da padre esponente della piccola nobiltà, e da madre di umili origini contadine. Uomo di lettere, fu storico, culturologo ed etnografo, e conseguì la laurea a San Pietroburgo, dove si era trasferito nel 1908. Affascinato dalla magnificenza dei suoi palazzi, dallo splendore del cielo sul Golfo di Finlandia, dalle notti bianche, Anciferov dedicò la sua esistenza allo studio della città, intesa come entità culturale e spirituale a sé stante. E infatti, San Pietroburgo ha caratteri peculiari diversi da quelli del resto della Russia; dalla sfarzosa Prospettiva Nevskij, alle cadenti periferie, è un turbine di emozioni e suggestioni, amplificate dai riflessi della Neva e dei suoi numerosi canali. Inoltre, è al centro di una particolare tradizione dell’occulto, che vanta ancora oggi numerosi misteri e leggende.

Ne L’anima di Pietroburgo, prendendo metaforicamente per mano il lettore contemporaneo, l’autore lo accompagna in una città dal sapore antico, delineandone la storia, ritraendone gli abitanti, narrandone interessanti spaccati di vita, attraverso brani poetici e in prosa dei vari Puškin, Lermontov, Gogol’, Achmatova, Majakovskij. Come spiega lo stesso Anciferov, il cantore di riferimento è Puškin, i cui versi sono stati un esempio per tutti coloro che hanno scritto della città dopo di lui.

Che seppe coglierne l’inizio della decadenza, quando il clima dispotico della corte zarista portò alla frattura fra questa e la società cittadina, e all’allontanamento di molti intellettuali, all’inizio dell’Ottocento. Fu Puškin, ad esempio, a scrivere come la città avesse perso quel suo volto luminoso, e si ritrovasse “tutta annerita” (La foresta, 1837). Anche Gogol’ colse le contraddizioni della città, descrivendola da un lato come “un tedesco ordinato che ama il decoro più di ogni altra cosa”, e dall’altro, come una città irrazionale, perfida e misteriosa insieme (Memorie pietroburghesi, 1836).

Dalla narrativa di Anciferov, che racchiude la passione del letterato e la diligenza dello storico, scaturisce una città viva, drammatica e xx insieme. La nuova traduzione, di Caterina Garzonio, è stata condotta sulla prima edizione del libro, uscita a Pietroburgo nel 1923.

Un altro grande interprete della città fu Dostoevskij, che nei suoi quartieri popolari vi ambientò molti romanzi, fra cui Delitto e castigo. A lui Anciferov dedicò La Pietroburgo di Dostoevskij, ritradotto da Giulia Marcucci sulla base dell’edizione critica del 1991 di Kupman e Konečnyj. Si tratta, fra l’altro, di un’accurata ricostruzione dell’antica topografia cittadina, con i nomi di vie e piazze tali quali erano alla metà dell’Ottocento. In particolare, Dostoevskij si concentrò sui quartieri popolari attorno a Piazza Sennaja, affascinato da quei vicoletti, i palazzi disadorni, i canali e i ponti che li attraversano. Una zona raccolta, silenziosa, intima, dove pulsa l’anima della città, e che proprio in Delitto e castigo lo scrittore riassunse nel suo mélange di follia, passione, nobiltà e povertà.

La presentazione del libro è stata curata dall’Associazione Amici del Museo Ermitage Italia, con sede a Firenze in palazzo Frescobaldi, in via Santo Spirito 11. L’evento è stato organizzato in vista del viaggio che l’associazione compirà a San Pietroburgo nel prossimo giugno. Chi fosse interessato, può scrivere all’indirizzo email info@amiciermitage.it.

Niccolò Lucarelli

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