Salute Mentale a Firenze: a Careggi tutti sani, meno letti e più ambulatori 

L'obiettivo dell'azienda: riorganizzare le attività per gestire l'incremento di casi complessi

Antonio
Antonio Lenoci
05 luglio 2016 14:02
Salute Mentale a Firenze: a Careggi tutti sani, meno letti e più ambulatori 

A Giugno sono spariti 12 posti letto dal reparto di Psichiatria, sembrerebbe che in pochi all'interno della cittadella ospedaliera siano stati messi al corrente della novità. Erano inutili? Il fenomeno sembrerebbe, invece, essere in crescita.Abbiamo chiesto delucidazioni alla Direzione che risponde a Nove da Firenze: "La Psichiatria di Careggi è stata riorganizzata per potenziare la sua vocazione all'alta complessità e alla specializzazione, in linea con gli obiettivi assistenziali di un’Azienda Ospedaliero – Universitaria di terzo livello che si propone, nell'ambito dei disturbi mentali, di assolvere a compiti assistenziali specialistici". "Circa un quarto della popolazione adolescenziale e adulta ha o ha avuto un disturbo psichico" sono conclusioni alle quali è giunta l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

"Tali percentuali verosimilmente saranno in ulteriore crescita nel prossimo decennio" spiega la Direzione di Careggi che dichiara inoltre "Careggi si configura come struttura di riferimento assistenziale per patologie ad elevata complessità, che spesso non ottengono una risposta sufficiente in ambito territoriale".

Qual è la risposta adeguata? "Nei confronti della crescente complessità delle patologie psichiche, con un ottimale utilizzo delle risorse e una migliore integrazione con le strutture assistenziali proprie dell’AOU Careggi e della Psichiatria del territorio, dallo scorso primo giugno le risorse sono state concentrate nelle attività ambulatoriale e di day hospital.

La struttura fornisce ricoveri la mattina e il pomeriggio e 50 ambulatori settimanali, tali per cui nel 2015 vi sono stati 380 ricoveri in regime di day hospital arrivando a 35 pazienti al giorno e sono state effettuate 11 mila visite ambulatoriali". Careggi ha dunque trattato casi relativi a 35 pazienti al giorno in regime di visita ambulatoriale o day hospital: e le degenze di lungo periodo?

La Direzione dell'Azienda fiorentina specifica che: "Per i ricoveri psichiatrici urgenti afferenti al Pronto Soccorso dell’AOU Careggi, i pazienti continuano ad essere accolti dal Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) delle Oblate, nell’ambito dell’Area vasta centro. Eventuali ricoveri programmati di persone con patologie di interesse psichiatrico complicati da gravi patologie organiche, quali ad esempio l’Anoressia Nervosa, possono essere eseguiti in alcune degenze ordinarie dell’AOU Careggi, in accordo tra il Direttore della Psichiatria e il Direttore del reparto di Medicina,in base alla valutazione dei singoli casi".Ma come viene effettuata la gestione della salute mentale nel capoluogo toscano, preso spesso come esempio nazionale?Nove da Firenze ha cercato di approfondire l'argomento ed alcuni addetti ai lavori ci hanno aiutato a fornire ai lettori un quadro del sistema locale.Caso estremo è quello del Trattamento Sanitario Obbligatorio, ovvero il TSO che le forze dell'ordine applicano ai soggetti segnalati in stato di forte agitazione psicofisica.

Nel momento in cui queste persone ritrovano la calma tornano ad essere cittadini a piede libero, con il rischio che il disagio permanga latente e pronto a ripresentarsi.L'ambiente familiare è il primo luogo in cui si avverte la complessità del fenomeno con la necessità di un monitoraggio costante ed in alcuni casi persino la messa in atto di comportamenti volti alla protezione personale: è questo il caso ad esempio di chi si ritrova a chiudersi in camera per evitare aggressioni notturne.

La realtà ci offre una lacuna preoccupante ovvero l'assenza di progetti rivolti a tutelare le famiglie, sulle quali ricade invece la maggiore responsabilità nella gestione del paziente affetto da patologie ritenute non abbastanza gravi dal Servizio Sanitario Locale.Nei casi di patologie gravi la ASL si fa carico del paziente con l'obiettivo di effettuare una diagnosi e di provvedere ad una cura. Può bastare? E l'assistenza, il reinserimento lavorativo e sociale, la convivenza con i familiari?Le strutture territoriali possono ospitare i pazienti per brevi periodi, anche coadiuvati dagli assistenti sociali, si parla di rinnovi ogni 3 mesi e solitamente in un arco temporale non superiore ai 3 anni.Si tratta di strutture che accusano il sovraffollamento e dove varie tipologie di disagio rischiano di confondersi all'interno degli stessi spazi vitali.Ma gli operatori sociali che poteri hanno? Sembrerebbero essere molto poche le opportunità.

Fiducia, rapporti umani e creatività oltre all'esperienza del singolo assistente possono fare la differenza facendo poi ricorso a protocolli o soluzioni che riguardano la sfera economica, giuridica, burocratica ancor prima che quella medica. In Toscana diventa parte del sistema di assistenza il valore dell'ISEE, ovvero il riconoscimento della disabilità ed in quale percentuale.Un paradosso? Garantire un contributo economico utile a saldare un debito d'utenza domestica può essere il modo per aprire un percorso umano che però non ha nessun risvolto sanitario. Il malato resta tale, ma ha pagato l'acqua, la luce o il gas.Altro paradosso? Esistono situazioni in cui, a causa del rimpallarsi il paziente tra i vari operatori, viene riconosciuta al soggetto la patologia legata alla salute mentale, ma il soggetto non risulta in cura presso uno psichiatra bensì aiutato dai servizi sociali al pari di un indigente sotto sfratto esecutivo. Il sistema. Compare la patologia, se è grave viene presa in carico dalla ASL e sottoposta ad un percorso psichiatrico ambulatoriale o in regime di day hospital, in assenza di degenze o ricoveri.

Se la patologia non è abbastanza grave il paziente (il pacchetto però comprende anche marito-moglie, figli e parenti) passa ai servizi sociali che possono seguire l'interessato ed i rispettivi familiari attingendo a soluzioni alternative. Il problema persiste.C'è un'altra opzione che ancora non abbiamo considerato: il Carcere.Siamo in un periodo di transizione tra gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e le Residenze per l'esecuzione della misura di sicurezza sanitaria.

Non è possibile al momento attingere a dati che possano offrirci la buona riuscita della riforma, ma possiamo sbirciare all'interno del sistema penitenziario toscano.Cosa troviamo? Psichiatri e Psicologi non agirebbero in simbiosi all'interno di un contesto di restrizione che certo non facilita la gestione del paziente. Vi sarebbero, infatti, canali paralleli in cui il paziente con difficoltà si trova ad essere seguito da più enti, non solo il penitenziario, ma anche il comune e l'azienda sanitaria di riferimento.

Contesto delicato per gli specialisti poiché spetta loro prevedere l'attribuzione o meno della 'pericolosità sociale' cosa che risulta difficile non potendo attingere ad un percorso comune con uno scambio continuo di dati. Ci sono paletti che ostacolano la buona riuscita del lavoro. L'assegnazione ad una Comunità è un problema; non solo sotto l'aspetto sanitario ma anche di carico economico per la struttura. Altro aspetto da non sottovalutare è l'assenza di personale penitenziario nelle Rems, dove troviamo invece medici ed infermieri con l'onere di controllare pazienti sottoposti a varie misure restrittive

Esiste dunque un coordinamento tra strutture sociali e sanitarie? Sembrerebbe di no. Il problema sembra essere legato ad una organizzazione che fa riferimento al sistema strutturale ed ai fondi a disposizione, non creato sull'individuo e sui suoi bisogni primari né della sua famiglia. Il risultato è ritrovarsi con molti casi irrisolti.

In evidenza