Rogo di Vaiano: due morti in una mansarda allestita a laboratorio

Enrico Rossi: "Denunciare illegalità e sfruttamento anche se nelle case private". Anche nei giorni scorsi controlli al Macrolotto Zero. Il vicesindaco Faggi: "Tragedia intollerabile. Serve continuare i controlli e la collaborazione di tutti"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 agosto 2017 14:18
Rogo di Vaiano: due morti in una mansarda allestita a laboratorio

FIRENZE– A Vaiano, in provincia di Prato, stanotte nel rogo sviluppatosi in una palazzina trasformata in laboratorio tessile hanno perso la vita due giovani cittadini cinesi, un uomo e una donna.

Cordoglio per le due persone morte nell'incendio, ma anche consapevolezza di trovarsi di fronte a una situazione del tutto diversa rispetto a quella delle tante aziende che, in questi anni, a Prato e nell'area circostante, sono state sottoposte a rigorosi controlli con indubbi e positivi risultati. Questo è quanto sottolinea il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il quale, appresa la notizia della tragedia, si è subito recato personalmente sul luogo: "Siamo di fronte non a un'azienda ma a una civile abitazione abusivamente trasformata in laboratorio e proprio perché era una civile abitazione, per entrarci e controllare, sarebbe occorso un mandato di perquisizione dell'autorità giudiziaria", sottolinea Rossi.

"Fatti del genere non possono che sollecitare una forte mobilitazione di istituzioni e cittadini affinché segnalino e denuncino situazioni in cui si sospettano realtà di questo tipo, perché episodi come quello di Vaiano non abbiano più ripetersi". Il presidente Rossi rivolge quindi un appello: "Un particolare appello lo rivolo agli affittuari che, pur non avendo un obbligo di denuncia, possono comunque incorrere in responsabilità penali nel momento in cui si trovano, seppure indirettamente, in situazioni del genere.

Qualora si sospetti di trovarsi di fronte a una situazione illegale, si faccia denuncia alle procure e alle autorità competenti in modo che si avviino le necessarie verifiche ed i controlli". "Tutti dovranno fare la loro parte", conclude Rossi. "L'auspicio è che le forze dell'ordine da una parte, la magistratura dall'altra, accertino tutte le responsabilità in questa e in altre situazioni, tanto più che temo che proprio il rigore e l'efficacia dei nostri controlli abbiano spinto alcuni a spostare all'interno delle proprie abitazioni private, dove è più difficile accedere per i controlli, attività illegali e grave sfruttamento".

“La tragedia che si è consumata questa mattina alla Tignamica, anche se maturata in un contesto molto diverso, ci fa ripiombare nel clima drammatico dei fatti della Teresa Moda del 2013”. Lo ha dichiarato il vicesindaco Simone Faggi che stamani, insieme con l’assessore Benedetta Squittieri e il presidente della Regione Enrico Rossi, si è recato alla Tignamica per un sopralluogo nell’area in cui sorge il terra-tetto nel quale, a causa dei fumi di un incendio le cui origini sono ancora da stabilire, sono morti un uomo e una donna di nazionalità cinese.

“L’incidente di stamani all’alba ci convince che è necessario continuare sulla strada dei controlli e delle verifiche su cui ci siamo impegnati in questi ultimi anni”, ha aggiunto Faggi. “Anche perché adesso abbiamo di fronte una nuova sfida, quella di individuare i nuovi luoghi di produzione, che, in nome dell’abbattimento dei costi della produzione, non sono più i classici capannoni ma sono garage, soffitte o mansarde, come nel caso della Tignamica”. Per contrastare questo fenomeno, secondo il vicesindaco Faggi “è necessaria una ancora maggiore collaborazione da parte di tutti, in primo luogo degli imprenditori e dei proprietari degli immobili, ai quali chiediamo che dopo aver affittato vadano oltre i controlli formali, attuando invece controlli attenti e assidui che possano evitare rischi per le persone e le proprietà. Questo soggiacere tutto all’idea della produzione è insopportabile e, purtroppo, ha prodotto questa nuova e intollerabile tragedia”.

Dopo la tragedia del dicembre 2013, quando sette operai cinesi, cinque uomini e due donne, morirono nel rogo di una fabbrica a Prato, dove lavoravano ma anche vivevano, la Regione Toscana ha varato il progetto "Lavoro sicuro", un piano triennale straordinario con cui ha preso a contrastare in maniera decisa l'illegalità nei luoghi di lavoro dove non sono garantiti ai lavoratori i diritti più elementari e far emergere quell'economia sommersa fuori da ogni controllo e tutela. In due anni e mezzo, secondo i dati a disposizione, le imprese ed i laboratori verificati sono stati 7946, di cui 4307 soltanto nella città di Prato.

Alla prima ispezione solo quattro su dieci erano a posto. Oggi la situazione può dirsi assai migliorata e un'azienda su due risulta in regola sotto ogni profilo. I sequestri e le chiusure sono stati 396 ed oltre quattromila le prescrizioni (igiene, macchinari e impianti elettrici sopra ogni altra, con 940 dormitori scoperti, quasi tutti a Prato) ma l'84 per cento delle aziende dopo i controlli si è comunque messa in regola, pagando regolarmente le sanzioni ed adeguandosi alle normative. Questa operazione, tra l'altro, ha già portato nelle casse pubbliche circa 10 milioni di euro.

E dire che i controlli non si sono fermati nemmeno ad agosto. Nella zona Macrolotto Zero, dove rari sono i cartelli di chiusura per ferie, la Polizia Municipale nella giornata di giovedì ha sequestrato 151 di abbigliamento non in regola con le norme del Codice del Consumo. L'esercente di nazionalità cinese P.W. di anni 41, confusa tra la molta merce esposta per la vendita, aveva un nutrito numero di capi di abbigliamento con etichettatura non conforme, come accertato dalla Polizia Municipale. Gli agenti di Piazza Macelli hanno constatato infatti che risultava mancante l'indicazione della denominazione legale del produttore o dell'importatore, come previsto dal Codice del Consumo, ed anche l'etichetta, scritta solo in lingua cinese, non riportava la chiara indicazione della composizione delle fibre tessili conformemente a quanto disposto dalla regolamentazione comunitaria. Gli agenti hanno sequestrato tutta la merce con etichettatura irregolare posta in vendita, per un valore pari a circa 2.250 euro, elevando contestualmente le sanzioni previste dal Codice del Consumo, per una cifra pari 1.032 euro. La Polizia Municipale ha inoltre proceduto a segnalare l'ulteriore violazione alla Camera di Commercio, che procederà autonomamente a elevare sanzioni calcolate sul numero del capi moltiplicato per il loro valore medio come stabilito dalla regole comunitarie.

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