Riforma della sanità, ma il fondo basterà per le assegnazioni alle Asl?

On. Nicchi a Rossi: “Avviare confronto con cittadini ed enti locali”. Marroni: "Nessuna realtà sarà penalizzata rispetto a un'altra". Ma non dimentichiamo il lavoro svolto dalla commissione d’inchiesta sulle operazioni immobiliari delle aziende sanitarie toscane: uno spreco da 700 milioni di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 gennaio 2015 18:30
Riforma della sanità, ma il fondo basterà per le assegnazioni alle Asl?

La legge sulla riforma del servizio sanitario è arrivata in Consiglio regionale. Il tema centrale è l'assegnazione del fondo regionale alle Asl. Lunedì prossimo l’assessore Marroni illustrerà in Commissione sanità la proposta di legge di iniziativa della Giunta per il riordino delle Asl la cosiddetta delibera 77 del 2014. La riforma dovrebbe andare a regime il 1 gennaio 2016 e quindi ci sarà una fase commissariale: dal 1 marzo 2015 decadono gli attuali direttori generali delle Asl, i direttori amministrativi, i direttori sanitari e i direttori dei servizi sociali.

A fronte di un disegno iniziale di 3 maxi Asl, una per ogni Area Vasta, si è passati a 3 Asl di Area Vasta + 5 (4 Aziende Ospedaliero-Universitarie e la Fondazione Monasterio). Il risultato per il 2015 è un taglio di 5.233.382 di euro dalle retribuzioni dei 12 direttori generali, amministrativi e sanitari delle attuali Asl. Sul piano dei costi invece la spesa sarà nel 2015 di 2.739.985 di europer le nuove strutture verticistiche: 1 commissario di ogni futura maxi Asl (3 unità), un vicecommissario che farà riferimento ai territori delle vecchie 12 Asl (12 unità con retribuzione pari all’80% dell’attuale dg Asl), oltre a 3 maxi commissari di Area Vasta (3 unità).

Questi ultimi dovranno infatti coordinare per ciascuna Area Vasta, i commissari Asl, i vicecommissari e i direttori generali delle Aziende Ospedaliere che ricordiamo vedono la collaborazione del sistema sanitario con le università toscane.

Il fondo sanitario regionale, e quindi i trasferimenti alle Asl, sono condizionati dalla riduzione straordinaria dei fondi statali alle Regioni previsti dalla Legge di Stabilità 2015, dalla ancora attesa definizione dei criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale tra le Regioni medesime, che verrà definito nei prossimi mesi, cosi' come stabilito dalla recente legislazione nazionale e dall'esistenza di alcuni fondi previsti ma non distribuibili. La situazione oggettivamente complessa è ben descritta nella delibera di assegnazione. Al fine di dare immediata operatività alle aziende sanitarie ed evitare una periodo di incertezza su un tema così cruciale, abbiamo ritenuto con la DGR 1269 del 22 dicembre 2014 di stabilire da subito il livello finale/obiettivo delle risorse generali a disposizione delle aziende sanitarie toscane in base alle previsioni attualmente disponibili. Il fondo sanitario regionale, cosi' determinato, e' stato quindi distribuito alle Asl in base ai criteri stabiliti dal Piano sanitario regionale e dalla legge 40 che prevedono un fondo ordinario di Gestione ed un fondo di riequilibrio di piccola entità (inferiore al 5%).

“Tanti cittadini toscani rinunciano alle cure mediche per mancanza di soldi e un’ulteriore privatizzazione del sistema sanitario metterebbe questi cittadini in condizioni di ulteriore vulnerabilità. Il presidente Rossi in merito alla riforma sanitaria presentata dalla giunta, vista la sua complessità e la sua delicatezza, ne discuta gli aspetti principali attraverso un serio confronto con cittadini, sindacati, operatori sanitari ed enti locali”. E’ quanto richiede al presidente della Regione la parlamentare di Sel Marisa Nicchi in occasione dell'assemblea pubblica sul diritto alla salute organizzata dal circolo Sel del quartiere 3 di Firenze “Siamo naturalmente d’accordo nella riduzione degli sprechi nella sanità regionale – ha aggiunto l’Onorevole Nicchi – ma è altresì opportuno utilizzare i risparmi per gli investimenti mirati a garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini, oggi duramente colpiti da una crisi che sta creando drammatiche disuguaglianze anche nell’accesso alle cure mediche”.

Approfondimenti

L'assessore regionale al diritto alla salute Luigi Marroni torna sull'argomento, per chiarire meglio e tranquillizzare tutte le aziende e i territori della Toscana: "La situazione e' molto complessa dal punto di vista tecnico – spiega Marroni - tutto sarà definito meglio nei prossimi mesi e faremo aggiornamenti non appena vi saranno chiarimenti a livello nazionale, come d'altronde facciamo ogni anno. Quella stabilita dalla delibera del 22 dicembre 2014 – ribadisce l'assessore - e' una prima assegnazione di fondi, ulteriori delibere seguiranno.

Ma se c'è bisogno di chiarimenti io sono comunque a disposizione, delle conferenze dei sindaci e dei sindaci stessi, per incontrarli e per dare tutte le spiegazioni che ritengono necessarie. Ci tengo – sottolinea comunque l'assessore - a ribadire che il fondo sanitario regionale e' stato distribuito alle Asl in base ai criteri stabiliti dal Piano sanitario regionale e dalla legge 40 e che nessuna realtà è stata e sarà penalizzata rispetto a un'altra."Il dibattito sulle risorse mercoledì in Consiglio Regionale ha incrociato la grande contraddizione delle spese per gli immobili. Stefano Mugnai, FI, presidente della commissione di inchiesta ha portato in aula la lista degli immobili.

Ci sono quelli sotto inchiesta, cominciando da via Garbasso a Firenze (riceve fondi ministeriali a destinazione vincolata): “Il ministero quei fondi potrebbe rivolerli indietro”. Poi via Ponte di Mezzo, con la palazzina al civico 27 di cui oggi “non si sa che farsene”, ma che è stata comprata nel 2009 per trasferirvi il centro I Girasoli poi collocato altrove. E quindi l’immobile a Calenzano in via Salvianti che, nel pacchetto per l’attività intramoenia con via Garbasso, riceve gli stessi finanziamenti ministeriali: è ancora da ultimare e “la libera professione non ci andrà mai” perché la destinazione è commerciale. Mugnai passa agli immobili vincolati: l’ex sanatorio Luzzi a Sesto Fiorentino, l’ex sanatorio Banti a Vaglia, la situazione di Villa Basilewsky, l’ospedale di San Giovanni di Dio.

E poi a quelli occupati (San Salvi ed ex Bice Cammeo a Firenze). Gioielli di valore, continua il consigliere, patrimoni ingentissimi, dei quali il presidente della commissione di inchiesta evidenzia condizioni d’uso e di diritto, lo stato dell’arte delle locazioni (“ce ne sono a prezzi ridicoli”), perfino il comodato d’uso per un ripetitore Telecom a San Giovanni di Dio, per 1500 euro l’anno. Ci sono anche gli immobili “sfumati”, nell’analisi sulla gestione toscana. Strutture dove si investe, ci si crede e si fanno progetti, ma poi “i tempi si allungano” o addirittura i progetti cambiano.

La lista: ex Ospedale di Sant’Antonino (Fiesole); ex Inam (Firenze, Lungarno Santa Rosa), il “non-distretto” mai costruito in Viale Europa dalla Asl 10 nel 1997. Molte situazioni, molte diversità e un punto: “La legge nella pubblica amministrazione si applica”. Dunque “se i finanziamenti vengono dati per una destinazione, non è che poi si può cambiarla”; se gli immobili sono occupati “devono essere liberati”, anche se si capisce che “è complicato”. Così come devono essere valorizzati gli immobili che si sono liberati per effetto della costruzione dei nuovi ospedali in Toscana: Pistoia, Prato, Lucca e Massa Carrara.

Secondo Gabriele Chiurli, gruppo Misto: “la Regione tira fuori soldi pubblici per finanziare acquisto e manutenzione di beni immobili delle aziende sanitarie secondo i piani elaborati dalle aziende stesse, ma non può sindacare su come vengono spesi”. Sulla Asl 10, quella fiorentina, Chiurli ha affermato che “ha un patrimonio immobiliare di immenso valore ma non lo sa gestire”. Ci sono complessi storici lasciati “cadere a pezzi come il Luzzi”, alla mercé di occupazioni abusive “come il caso della Bice Cammeo”, appartamenti in zone di prestigio affittati per poche centinaia di euro l’anno “come in via della Pergola” e “fondi commerciali dai canoni ridicoli o neanche riscossi”.

Inoltre, secondo Chiurli, ci sono gli “ottimi affari” come la vendita di Villa Basilewsky alla Regione. Ma il problema, secondo il consigliere, si estende a tutta la Toscana: “Emblematico è il caso di Prato. Mentre è in corso una riforma sanitaria che mira a ridurre le Asl a tre ed a tagliare ancora le risorse per i servizi, a Prato si regalano 23 milioni di euro a un privato solo perché avevano sbagliato a fare i conti dieci anni fa, quando fu firmato il Project per la costruzione del nuovo ospedale.

Come si fa a dire che tutto ciò viene fatto nell’interesse dei cittadini?”.

Ha affermato Carraresi: “Il patrimonio immobiliare delle aziende rimane in gran parte ancora da alienare”. E ha messo in guardia sul fatto che “si rischia di lasciare un’eredità pesantissima in Sanità a chi verrà dopo di noi”. Le vendite del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie, ha fatto notare Carraresi, sono bloccate, mentre si tratta di un patrimonio immenso, stimato tra i 600 e i 700 milioni, spesso di grande valore storico e architettonico.Quello che è emerso, secondo Giovanni Donzelli, capogruppo FdI, è che “vi è stata e c’è una cialtroneria a tutti i livelli”.

Ed è una “vicenda inquietante”, sempre secondo il capogruppo, il fatto che “tutti gli artefici di questo disastro hanno fatto carriera, dall’ex assessore alla Sanità che è diventato presidente della Regione al direttore generale della Asl fiorentina che è diventato assessore alla Sanità”. Donzelli ha ricordato che “la pessima gestione non riguarda solo Firenze ma tutta la Toscana”.

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