Rifiuti Ato Sud Toscana: commissione d’inchiesta regionale

Via libera a maggioranza all'impegno per la Giunta ad attivare un’attività ispettiva tecnica. Respinte una proposta di risoluzione e una mozione del M5S; la proposta di risoluzione della Lega, quella di FdI e una di Sì Toscana

Redazione Nove da Firenze
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22 novembre 2016 19:28
Rifiuti Ato Sud Toscana: commissione d’inchiesta regionale

Firenze – “Senza sottovalutare la gravità dei fatti”, ricordando che le indagini sono ancora in corso e una “valutazione corretta su iniziative a tutela di cittadini e utenti potrà essere fatta solo al termine dell’inchiesta”, quanto emerge dall’iniziativa della procura fiorentina per turbativa d’asta e corruzione, denominata Clean City, impone il “riassetto istituzionale e territoriale delle Ato rifiuti” e la “creazione di un ambito unico”. La Regione si sta comunque attivando per “accertare la congruità tra tariffe applicate e servizio reso” attraverso la “costituzione di una commissione d’inchiesta”, mentre sono in corso analisi sui dati a disposizione e “verifiche per accertare la necessità di acquisire ulteriori informazioni”.

Queste le misure già annunciate dal presidente Enrico Rossi nei giorni scorsi e confermate oggi, martedì 22 novembre, in Consiglio regionale, nel solco delle quali è comunque “assicurata la continuità del servizio”. “La raccolta dei rifiuti – ha detto l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni nel corso della comunicazione all’Aula – deve essere sempre garantita ed è in quest’ottica che deve essere valutata anche la nomina del nuovo direttore pro tempore”. Lo scorso 14 novembre, l’assemblea Ato Sud ha infatti designato l’ingegnere Enzo Tacconi ai sensi dell’articolo 19 del regolamento per l’organizzazione delle aree, dei servizi e degli uffici, che indirizza la scelta, in caso di impedimento del direttore generale in carica, soltanto verso un dipendente Ato.

“La nomina di Tacconi, che risulta non indagato, consentirà la gestione del servizio in attesa della nomina del nuovo direttore” ha chiarito Fratoni rilevando come nell’ultimo anno la Regione abbia messo in atto una “profonda riorganizzazione” delle funzioni amministrative svolte dall’ente, riproponendo la “centralità del ruolo regionale” nella programmazione e attuazione delle politiche in molte materie, non ultima quella della gestione dei rifiuti. In analogia con quanto già fatto per il servizio idrico e la costituzione dell’Autorità regionale (Ait), si sta predisponendo l’unificazione del servizio dei rifiuti per raggiungere “maggior coordinamento e semplificazione amministrativa del sistema di regolazione su scala regionale”; “maggiore razionalizzazione tecnologica, impiantistica, ambientale ed economica dell’organizzazione industriale del settore”. La “profonda revisione” della normativa di settore, ossia della legge regionale 69/2011 che ha istituito le tre autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, porterà all’istituzione di tre conferenze territoriali (coincidenti con gli attuali Ato) che assicureranno rappresentatività territoriale, svolgeranno funzioni di indirizzo e proposta oltre ad individuare i componenti dell’assemblea dell’Ato unico.

Un regime specifico transitorio assicurerà la continuità delle attuali gestioni mantenendo in essere gli affidamenti operati e consentendo la conclusione delle procedure in atto. Questo percorso, definito “impegnativo”, sarà attuato attraverso un’opera di “progettazione istituzionale”, senza prescindere da un “articolato e collaborativo confronto con il territorio”. “Il comune obiettivo – ha concluso Fratoni - deve essere l’apertura di una nuova fase nella gestione dei rifiuti urbani a livello regionale”.

Sono tre le interrogazioni urgenti, dirette all’assessore all’Ambiente Federica Fratoni, legate alla vicenda rifiuti Ato Sud Toscana, scoppiata il 9 novembre scorso dopo due anni di indagini sfociate nel mandato di arresti domiciliari per quello che al momento era il direttore generale Andrea Corti. L’operazione, denominata Clean City e coordinata dalla procura di Firenze insieme alla guardia di finanza, contesta un sistema di corruzione e turbativa d’asta che avrebbe falsato la gara per l’affidamento a Sei Toscana del servizio di smaltimento dei rifiuti per vent’anni. L’assessore Fratoni, illustrando la comunicazione in Aula, ha inteso rispondere anche alle interrogazioni presentate da Forza Italia, Movimento 5 stelle e Lega Nord.

Quella depositata da Stefano Mugnai (capogruppo Fi) chiede alla Giunta di “relazionare in trasparenza” sulla vicenda per “fare chiarezza” anche sulle “possibili conseguenze per i cittadini”.

Il Movimento 5 stelle, con l’interrogazione firmata dal capogruppo Giacomo Giannarelli, punta invece il dito sulla nomina “inopportuna” a direttore pro tempore di Enzo Tacconi, e contesta, tra l’altro, anche l’idea di istituire un Ato unico regionale. Si chiede inoltre se è intenzione della Giunta estendere l’indagine della nuova commissione anche alle Ato Toscana Centro e Costa, e se la presenza di Banca Etruria e Mps nei capitali sociali delle società di gestione degli impianti di smaltimento e di gestione delle fasi di raccolta, spazzamento e selezione abbia “influito sulla definizione della governance del ciclo”.

L’atto presentato dalla Lega Nord, primo firmatario Jacopo Alberti, chiede invece trasparenza sulle risorse, circa 600mila euro, che la Regione ha erogato a Pin Scarl, la società consortile dell’Università di Prato di cui Corti è responsabile scientifico. Su questo punto in particolare, l’assessore ha precisato che la società consortile Pin “rappresenta uno strumento di dialogo tra il sistema universitario e il territorio”. Le delibere di Giunta richiamate nell’interrogazione “si riferiscono ad accordi di collaborazione e progetti tra Regione e società consortile Pin”. L’assessore ha inoltre chiarito che Corti “era responsabile di un laboratorio tra i 33 presenti presso il Pin”.

A conclusione dei lavori, l’Aula consiliare ha approvato, a maggioranza, la proposta di risoluzione presentata dal Pd in via collegata alla comunicazione della Giunta sulle politiche regionali in materia di ciclo integrato dei rifiuti, alla luce dell’attività giudiziaria sugli affidamenti operati dall’Ato Sud Toscana. Il testo è stato illustrato da Stefano Baccelli, Pd, che evidenziato la necessità di “rispettare il lavoro della magistratura”, ma anche “la necessità di dare risposte nell’interesse dei cittadini”.

Baccelli ha sottolineato l’importanza di attivare “la parte ispettiva e tecnica della Giunta”. La risoluzione approvata condivide i contenuti della comunicazione dell’esecutivo regionale “per quanto riguarda la necessità di garantire la continuità del servizio”, anche “attraverso una tempestiva riorganizzazione degli organismi dell’Autorità per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani”. Impegna la Giunta regionale ad “attivare quanto prima un’attività ispettiva tecnica volta all’acquisizione di tutti i dati necessari per un’azione di monitoraggio e verifica”, a continuare “a garantire adeguati processi di decentramento nei confronti dei Comuni”, per “consentire a tutte le zone in cui si articola il territorio di poter vedere rappresentate le proprie necessità rispetto ala programmazione e alla gestione del servizio”.

La risoluzione, inoltre, chiede alla Giunta anche di “aprire un confronto proficuo con i Comuni” e di “attivarsi nei confronti del Parlamento per avviare una riflessione sul tema della gestione dei servizi pubblici locali per quanto concerne una definizione più chiara delle modalità di svolgimento delle funzioni di programmazione”.

Giovanni Donzelli, Fratelli d’Italia, ha annunciato il voto negativo: “Nella proposta della maggioranza non c’è una parola di autocritica sulle politiche dei rifiuti”.

“Modificare significativamente” le linee programmatiche contenute nella Comunicazione della Giunta in merito al riordino della governance nel settore “ciclo integrato rifiuti urbani”. Quindi, attuare quanto previsto nel decreto legislativo 152 del 2006, ovvero “l’adozione da parte delle Regioni di misure economiche per favorire la riduzione dello smaltimento finale, l’incentivazione a ridurre la produzione di rifiuti e al recupero”, adeguando in questo senso la normativa regionale per rafforzare buone pratiche “individuate nella strategia dell’economia circolare”. Sono alcuni dei passaggi contenuti nella proposta di risoluzione presentata dal M5S e respinta dall’aula, al termine del dibattito seguito alla comunicazione della Giunta in materia di ciclo integrato dei rifiuti.

Respinta anche la mozione che il M5S aveva presentato sulla necessità che la commissione nazionale illeciti sui rifiuti venga in Consiglio a riferire “al fine di approfondire le numerose criticità che stanno caratterizzando la gestione integrata dei rifiuti nell’Ato Sud della Toscana”.

Respinta dall’aula anche la proposta di risoluzione presentata dalla Lega nord che impegnava il presidente della Giunta rivedere gli orientamenti assunti procedendo assieme alle amministrazioni comunali verso un “più adeguato dimensionamento degli Ato”. A rafforzare le verifiche preventive, contestuali e successive alle gare d’appalto; predisporre un sistema sanzionatorio interno; costituire la Regione come parte civile nel caso di procedimento giudiziario; avviare un’indagine interna per verificare il corretto funzionamento delle autorità preposte al controllo della gestione integrata dei rifiuti. Infine, l’atto impegnava la giunta, in caso dovessero essere accertati reati, a promuovere una class action insieme ai cittadini toscani che si ritenessero danneggiati “per il fatto di aver dovuto sostenere costi in bolletta sopra la media”, a causa del sistema ipotizzato dagli inquirenti.

Respinta anche la proposta di risoluzione di Sì Toscana a Sinistra. Il testo, respinto dall’aula senza dibattito, avrebbe impegnato la Giunta toscana, tra le altre cose, a “prevedere la costituzione di osservatori rifiuti indipendenti in ciascun Ato”, a prevedere “in qualità di membri della commissione d’inchiesta su Ato Sud anche componenti della commissione Ambiente del Consiglio regionale ed a prevedere “un diverso dimensionamento degli Ato, ridimensionandoli e riportandoli a territori omogenei”.

Respinta anche la proposta di risoluzione di Fratelli d’Italia che chiedeva impegni alla Giunta per “garantire una gestione decentrata dei servizi ambientali, affinché l’accentramento decisionale non provochi un ulteriore allontanamento dai territori e altre problematiche di controllo del servizio”.

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