Riccardo Magherini, l'ultima ora prima della morte

Riccardo è tranquillo all'interno del Ristorante, pochi minuti dopo sarà l'energumeno scamiciato che getta nel panico San Frediano

Antonio
Antonio Lenoci
09 marzo 2016 11:32

Il cronista fiorentino Matteo Calì ha approfondito lo studio dei verbali e degli atti processuali, ha cercato di colmare le lacune presenti nella notte in cui Riccardo Magherini ha perso la vita in Borgo San Frediano, ha collaborato con Le Iene per ricostruire cosa abbia fatto Magherini nei 25 minuti che l'avrebbero visto vagare nell'area di Borgo Ognissanti, prima dello stato di alterazione psicofisica e prima di attraversare l'Arno.

Nel giugno 2015 raccoglie in un volume le sue inchieste sul caso "Riccardo Magherini: Raccontate la mia storia".Perché Magherini risulterà agitato, tanto da cercare aiuto e temere per la propria vita? Cosa accade dal momento in cui l'uomo abbandona i suoi amici e cerca un taxi per tornare a casa fino al fermo? Cosa accade all'ombra delle finestre aperte su Borgo San Frediano?Che storia è quella di Riccardo Magherini? "Una storia drammatica con parecchie lacune; era necessario realizzare una inchiesta da consegnare ai lettori sotto forma di libro, perché era utile che un simile precedente lasciasse una traccia cronologicamente valida sui fatti avvenuti quella notte, le reazioni investigative e le testimonianze che ho raccolto tornando a parlare con le persone presenti in strada e con i protagonisti".Sull'ultima ora di vita di Magherini, Calì scrive: "Un uomo allegro, di ottimo umore che scambia battute e saluti con i proprietari e i clienti del ristorante Neromo dove è andato a mangiare.

Non dà certamente l'immagine del matto. Anzi. Appare un uomo tranquillo e sereno. Impensabile che possa morire poche ore dopo. E' molto conosciuto nella zona e si intrattiene a scambiare qualche parola con i presenti. Si affaccia a vedere la Fiorentina che gioca in posticipo nella stanza accanto. E' a cena con due suoi amici e con il console dell'Arabia Saudita in Italia. Parla sorridendo con i vicini di tavolo. Abbraccia salutando alcune persone".

Le testimonianze. "Numerose per un caso simile - spiega Calì - consideriamo che per la prima volta non si è parlato di avvenimenti avvenuti tra le mura di una caserma o di una prigione, ma di una strada frequentata e piena di telecamere. Parliamo di un centinaio di persone ascoltate e ben 29 testimoni che sono stati chiamati a raccontare quanto accaduto solo in Borgo San Frediano, per la precisione 21 alle finestre e 7 in strada.

Un capitolo a parte meritano le verbalizzazioni avvenute all'alba quando vi era l'ipotesi di un processo che si sarebbe tenuto per direttissima".Le indagini. "Colpisce che le indagini siano state effettuate su Riccardo e non sulle cause del decesso. L'indomani mattina viene effettuata una perquisizione a casa, vengono perquisite anche l'auto e la camera d'albergo, si scava nella vita del 40enne". In cerca di cosa? "In quei momenti la morte era attribuita all'assunzione di sostanze stupefacenti, si cerca la droga.

Si cercano contatti con il pusher con chi poteva aver rifornito di droga la vittima e intanto si ipotizza l'arresto cardiaco".Calì raccoglie il materiale audio con le telefonate intercorse tra i carabinieri ed il 118 e tra il medico e la centrale operativa, successivamente le telefonate del 112 sull'organizzazione delle indagini, parole che provocheranno una dura reazione da parte di Guido Magherini.

Nel materiale pubblicato c'è anche la telefonata del medico di Santa Maria Nuova che ai Carabinieri chiede l'intervento del Magistrato per poter trasportare la salma a Careggi, presso Medicina Legale.La reazione della famiglia. "Prima della pressione mediatica c'è stato il grande lavoro della famiglia che ha reagito immediatamente.

Il fratello Andrea ed i suoi amici sono andati a bussare porta per porta, hanno messo cartelli nel Quartiere, hanno svolto una ricerca a tappeto in cerca di segnalazioni. I media ci sono arrivati successivamente e molto meno di quanto possa essere accaduto o accada in altre circostanze. Ricordiamoci che l'Aula è preclusa anche alle telecamere di Un Giorno in Pretura".Gli esami. "Quando si è avuta la conferma della cosiddetta 'concausa' tutto è cambiato.

L'asfissia ha fatto la differenza, assieme alle basse quantità di droga riscontrate nel corpo della vittima. Non è una morte per droga, come tante ne avvengono, la respirazione è stata compromessa e l'organismo non ha retto".Ha colpito l'opinione pubblica la restituzione della salma a 6 mesi dall'accaduto. "Purtroppo in questo caso entrano di prepotenza i tempi tecnici: pensiamo solo al fatto che Riccardo Magherini aveva più volte espresso il desiderio di essere cremato e non è stato possibile dare seguito a questa sua volontà.

Dopo il funerale avvenuto a poche ore dalla morte, il cadavere è tornato a disposizione delle autorità per l'autopsia, successivamente la famiglia ha sporto denuncia e questo ha comportato ulteriori esami. Ad un certo punto la situazione è rimasta in stallo e la famiglia ha dovuto interrogare il Ministero affinché intercedesse in loro favore. Così si è arrivati alla tumulazione avvenuta a settembre 2014".Il lavoro del cronista. "Con i fascicoli davanti si apre al giornalista una realtà nella quale dover colmare delle lacune, come in questo caso.

Ricordo il giorno in cui parlando con Andrea Magherini ipotizzai uno spostamento nell'ora del decesso.. Era una ipotesi azzardata, ma con il senno di poi ti accorgi che se la morte fosse avvenuta in strada sarebbe dovuto intervenire il magistrato di turno e le cose probabilmente sarebbero andate diversamente".Matteo Calì raccoglie in esclusiva le parole dei volontari del 118 accusati di omicidio colposo, si tratta di un dipendente comunale, una operatrice turistica ed una collaboratrice domestica.I capi di imputazione. "Gli indagati inizialmente erano 11, sono poi scesi a 7.

Si parla adesso di omicidio colposo e non più di preterintenzionale come inizialmente prospettato. Ma l'attenzione la vorrei porre sulle percosse. Su un carabiniere grava il capo di imputazione delle percosse, ben diverso dalle lesioni. Si presumeva che tale accusa sarebbe potuta cadere all'inizio del processo perché le percosse fanno seguito alla querela ed una vittima non può querelare nessuno, a mantenere in piedi l'accusa sono oggi le parole di Magherini che sono state registrate e che oggi, a detta della Procura, varrebbero come querela.

Un azzardo tecnico?".

Nonostante le registrazioni e le testimonianze però, non è ancora possibile stabilire se i calci ci sono stati? "Quella dei calci è una realtà difficile da cristallizzare. In pratica accade che i testimoni, tanti e da varie angolazioni, divergono sensibilmente nel raccontare cosa è accaduto: c'è chi parla di calci ripetuti, chi al volto e chi alla schiena, chi dice uno, chi due, chi non li ha visti e questa varietà di racconti incide sulla certezza richiesta dal processo".Aver raccontato questa storia ti ha portato anche a vivere uno spiacevole episodio "Avrei dovuto presentare il mio libro a Roma, un centro sociale ha ospitato un incontro dibattito al quale risultavano invitati anche i famigliari di Magherini, gli avvocati, politici ed i famigliari di altre vittime. All'ultimo minuto mi è stato detto di non presentarmi perché erano arrivati 80 messaggi intimidatori in cui mi si definiva "fascista".

Da buona testa dura ci sono andato ugualmente ed una volta raggiunta la capitale mi è stato detto per telefono di non presentarmi. Il mio libro è stato presentato senza l'autore, Andrea Magherini ha letto un mio messaggio. Quando promuovi un dibattito per affrontare temi spinosi offrendo libertà di parola, è assurdo toglierla proprio a chi quella voce ha voluto amplificarla".L'esito del processo? "Visto il capo di imputazione si tratta di stabilire delle responsabilità legate ad imprudenza o negligenza da parte di chi è intervenuto.

Credo che i soggetti in causa siano ben diversi e diversamente vedranno valutate le proprie colpe: i sanitari non possono essere equiparati ai militari, intervenendo successivamente si trovano ad operare su una scena difficile operando un massaggio cardiaco su un uomo ammanettato e disteso a terra, penso che di questo aspetto si terrà conto".

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