Quattro cani "eroi" ricevono il Premio Fedeltà per la Pet Therapy

Sono Polpetta, Galileo, Ginny e Muffin dell'Associazione Antropozoa. Lavorano con bambini e nonni in ospedali, scuole, centri anziani e disabili

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 agosto 2014 16:46
Quattro cani

FIRENZE - Galileo, flat di 7 mesi; Ginny labrador di 8 anni; Muffin e Polpetta, entrambi meticci di barboncino di 3 anni. Sono i “cani dottore” dell’Associazione Antropozoa (con sede in Toscana) ai quali è stato assegnato il 53mo premio internazionale “Fedeltà del cane” che sarà consegnato sabato 16 agosto a San Rocco di Camogli, nel giorno della festa patronale.

Organizzato dall’associazione per la valorizzazione turistica locale con il patrocinio della Regione Liguria, della Provincia di Genova, dell’Ente Parco di Portofino e del Comune, il premio è stato attribuito ai quattro cani, ma si estende – nelle intenzioni dell’organizzazione - a tutti i cuccioli che l’associazione Antropozoa Onlus impiega ormai da oltre 15 anni nella pet therapy sia per i bambini che per gli anziani, in particolare malati di Alzheimer.

Con Antropozoa lavorano in maniera continuativa e costante in ospedali, case di riposo, centri di salute mentale, scuole. Sono loro insieme ad altri cuccioli sempre di Antropozoa i “cani dottore” così preziosi e costantemente presenti all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

La carta d’identità dei cani premiati nel racconto di Francesca Mugnai, una delle massime esperte di pet therapy in Italia, con formazione psicologica, educativa e cinofila e presidente di Antropozoa Onlus:

Muffin è un meticcio di barboncino di 3 anni è un cane molto morbido e gentile. Si avvicina con gioia a tutti i più piccoli. Ama stare in braccio ed essere coccolato

Ginny è un labrador di 8 anni. Generosa, entusiasta nella collaborazione, sa essere relazionale in maniera molto semplice e pulito. Ha una profonda intesa con chi ha sofferenza e percepisce sempre perfettamente lo stato d’animo dell’altro.

Polpetta è un meticcio di barboncino di 3 anni. È sicuro di sé, ama il contatto con gli altri, in particolare i bambini e strappa sorrisi a tutti. Ama le coccole. Il suo difetto maggiore è che appena vede avvicinarsi una mano amica, si sdraia in terra a pancia in su per farsi fare i grattini. Ed è difficile farlo rialzare.

Galileo è un Flat di 7 mesi. È un cucciolotto buffo: giovane d’età, da subito ha manifestato una predisposizione al contatto con gli esseri umani, in particolare i bambini. E’ molto curioso, infila il musetto dappertutto e quando vede una pozza d’acqua (spesso di fango) non riesce a trattenersi e si lancia dentro, schizzando chiunque gli stia intorno.

I 4 cani sono “esperti” di pet therapy, sia per i bambini che per gli anziani, in particolare quelli con Alzheimer.

Ginny per la sua grandezza fisica lavora molto in reparti di neurochirurgia e o neurosensoriali, adatta per la riattivazione motoria dopo interventi importanti oppure con bambini che hanno caratteristiche depressive, malattie psichiatriche, problemi di iperattività.

I cani piccoli come Polpetta e Muffin sono capaci all’occorrenza di stare in collo ai bambini o di salire sui letti.

Fanno sorridere, procurano emozioni positive e di tranquillità, fungono da ‘rompighiaccio’, attirando l’attenzione del bambino anche solo con lo sguardo, laddove non può esserci un’interazione fisica.

Nella stessa seduta, spesso i cani di taglie diverse vengono condotti insieme. Con i grandi è possibile lavorare sulla riabilitazione motoria, mentre quelli piccini suscitano simpatia, coccole, sono utili nell’accrescere l’autostima e diminuire le paure.

I loro amici a due zampe, grazie anche alla fisicità simpatica di natura, li accarezzano, danno loro da mangiare, li accudiscono e fanno obbedire a semplici ordini, entrano in contatto con il linguaggio non verbale dell’animale. Questa esperienza ha vari riscontri positivi: migliora la qualità della vita, la socializzazione, l’autostima e accelera la guarigione. Per questi pazienti, significa anche trascorrere qualche ora in un ambiente diverso, nella natura, senza barriere e incamerare ricordi che avranno effetti benefici su di loro per molto tempo.

COME VENGONO SCELTI I CANI PER LA PET THERAPY

Non è tanto la razza (anche se alcune sono predisposte per natura) a far propendere verso un cane della pet therapy, quanto il carattere dell’animale nonché le caratteristiche del soggetto con cui deve relazionarsi.

Per esempio in un reparto oncologico, dove il clima è di paura e il bimbo vive un blocco delle emozioni, è importante attivare una relazione che lavori sugli aspetti depressivi. Il cane ‘ideale’ dunque deve avere caratteristiche di calma, leggerezza, contenimento, deve far sorridere e procurare emozioni positive e di tranquillità.

In una rianimazione-terapia intensiva dove il bimbo è allettato in mezzo a macchinari e a medici vestiti tutti in un certo modo, è necessario rompere uno schema di quotidianità sempre uguale. L’animale rappresenta una diversità, deve colpire l’attenzione facendo esercizi sorprendenti.

Il cane della pet therapy deve avere in sé caratteristiche diverse, deve saper fare molte cose ma allo stesso tempo essere calmo e contenuto.

Il cane dunque viene scelto in base alle caratteristiche e in base al percorso che deve fare in ospedale.

A livello di razza, sicuramente i labrador sono tra i più adatti perché sono cani da riporto e per istinto hanno la generosità e l’entusiasmo nella collaborazione, sanno essere relazionali in maniera molto semplice e pulita, elemento fondamentale quando si opera in un contesto di grande sofferenza, paura e perdita delle coordinate della quotidianità come in un ospedale pediatrico.Anche i cani più piccoli come i meticci sono molto adatti perché mostrano una duttilità mentale e una resistenza psicofisica maggiore. In ospedale, per esempio, per il tipo di interazione con i piccoli pazienti è importante presentare tipologie e tipicità fisiche e caratteriali diverse in base alle esigenze dei reparti e dei pazienti. I cani piccoli sono capaci all’occorrenza di stare in collo ai bambini o di salire sui letti, mentre quelli di stazza più grande possono portare i piccoli a fare una passeggiata nei corridoi.

Alcune storie dei cani premiati (nel racconto della dottoressa Francesca Mugnai)

In alcuni reparti come l’oncoematologia i nostri cani e gli operatori che li seguono hanno il difficile compito di accompagnare i bambini nelle ultime ore della loro vita. Per alleviare la loro paura parliamo dei cani, raccontiamo le loro storie e ci facciamo raccontare le storie vissute dai bambini.

R., una bambina di 4 anni affetta da leucemia, aveva uno splendido rapporto con un labrador, Cannella, conosciuto durante le fasi di ricovero e di chemioterapia in ospedale. Quando R. tornava a casa dopo lunghi ricoveri ripeteva con i suoi gerbilli gli esercizi e l’attività di accudimento provati con il quattro zampe in ospedale.

Un altro esempio: A., 16 anni, affetto da osteosarcoma, durante la degenza nel reparto di oncoematologia, trascorreva insieme alla sua mamma e allo specialista in pet therapy interi pomeriggi con Muffin e a parlare della scelta del cucciolo che avrebbero preso dopo la fine del percorso di cura.

O ancora L.: 12 anni, ricoverato in rianimazione, durante il ricovero in ospedale ascoltava, insieme al suo papà che con premura lo assisteva, lezioni di “canologia” per poi al suo rientro a casa riapplicarle con l’amatissimo pastore tedesco.

S., una bambina di 6 anni ricoverata in neurochirurgia dopo un delicatissimo intervento, si rifiutava di tornare a camminare. Lo ha fatto solo quando Polpetta ha perso il suo biscottino e lei, per aiutarlo, istintivamente si è alzata dal letto ed è andato a cercarlo.

Tutte storie in cui l’elemento animale unisce nella dimensione del tempo della cura tutta la famiglia, anche in momenti della vita molto complicati. I cani hanno effetti benefici anche per i genitori, soprattutto in situazioni disperate per i loro figli: permettono di vivere un momento di distrazione.

Molte persone anziane e malate che raggiungiamo negli istituti di cura e che si rifiutano di camminare per paura del dolore, si alzano per accompagnare Ginny a fare una piccola passeggiata nel corridoio.

I ragazzi con disturbo dello spettro autistico sorridono meno, hanno difficoltà di socializzazione o a interpretare l’espressione e il tono della voce altrui, vivono in un mondo tutto interiore. Necessitano di tanto affetto e di una educazione specifica. Trovano grande beneficio nello stare in particolare con Galileo: con lui e con gli altri animali della fattoria fanno ottimi esercizi che hanno risultati positivi anche nella vita familiare.

Il piccolo T., 8 anni, con DSA, ha avuto un rapporto speciale con il cane che ha inaugurato la pet therapy all’ospedale Meyer di Firenze: Quelo, un meticcio. Quando il cagnolino è morto, T. ha chiesto di dedicargli una strada, “Via Quelo”: da un rapporto di amore e amicizia unico tra un bambino speciale che vive di affetti e di relazioni speciali e un cane speciale che ha lasciato un ricordo che mai nessuno potrà cancellare.

ANTROPOZOA ONLUS

Antropozoa da oltre 15 anni collabora in maniera continuativa e costante sia nel panorama regionale che extraregionale con strutture pubbliche e private, ospedali, case di riposo, centri di salute mentale, scuole e Università, con progetti e interventi che prevedono l’ausilio degli animali. Il gruppo Antropozoa è costituito e collabora attivamente con professionisti specializzati con conoscenza ed esperienza nel campo delle scienze psicologiche educative e riabilitative e specialisti del mondo animale.

È l’unica associazione in Italia a lavorare in modo costante e continuativo in una struttura sanitaria pubblica, ossia l’AOU pediatrica Meyer di Firenze. Qui gli animali entrano in ogni reparto, inclusi i più delicati come l’oncoematologia e la rianimazione.

Antropozoa opera con circa una ventina di cani, di diverse razze e molte altre specie animali, quali asini, caprette altri animali da fattoria e sta ultimando la realizzazione di una ‘therapy farm” a Castelfranco di Sopra (Ar).

Il principio caratterizzante il “Modello Antropozoa” è che l’operatore è l’attivatore e facilitatore insieme e con all’animale di dinamiche relazionali complesse e strategiche, in cui si realizza il cuore dell’intervento di pet therapy.

L’associazione Antropozoa si occupa di - Interventi di alta specializzazione negli ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria;- Progetti per psicopatologie pediatriche (in particolare autismo)- Progetti per anziani (in particolare Alzheimer)- Interventi nelle scuole di ogni ordine- Formazione professionale nei programmi assistiti con l’ausilio degli animali, con particolare attenzione al lavoro negli ospedali;- Giornate ed incontri con i bambini ospedalizzati nelle aree rurali;- Organizzazione di gruppi di studio, di ricerca , seminari e convegni;- Incentivazione di studi e ricerche sulle attività e terapie assistite con l’ausilio degli animali.

L’associazione ha ricevuto in questi anni importanti riconoscimenti scientifici. Nel 2002 ha vinto a Stoccolma, al Congresso Internazionale IAHAIO, il premio “The Best Poster” sull’attività con gli animali condotta nel reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Meyer.Ha partecipato come relatore al convegno internazionale quadriennale sulla pet therapy a Chicago

A giorni è prevista l’uscita dell’edizione italiana del libro “Attachment to pets” di Turner et al., il primo libro scientifico sulla pet therapy edito da Hogrefe per il quale la presidente di Antropozoa Francesca Mugnai si è occupata della cura della traduzione e dell’integrazione sulla pet therapy in Italia. La presentazione del libro sarà il 30 ottobre a Palazzo Medici Riccardi a Firenze preceduta da una lectio del prof. Dennis Turner e della professoressa Andrea Beetz, massimi esperti internazionali di pet therapy.

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