Università degli Studi di Firenze
Comune di Firenze

 
GLI INSERIMENTI LAVORATIVI DEI MALATI PSICHIATRICI
NEL QUARTIERE 5 DI FIRENZE

 
Rete di Comunicazione
Nove da Firenze

 
INTRODUZIONE

La ricerca empirica in ambito psichiatrico non ha avuto larga diffusione anche dopo gli anni successivi alla Legge 180 del 1978, quando avrebbe consentito importanti verifiche sul percorso di attuazione della riforma stessa. A parte alcuni importanti lavori, tra i quali l'indagine condotta dalla Fondazione LABOS in collaborazione con il CENSIS, circa i servizi psichiatrici presenti sul territorio nazionale al Dicembre 1984 e pubblicata con ritardo nel 1989, la ricerca empirica in questo ambito è rimasta confinata a particolari realtà locali e soprattutto poco divulgata.
Per questo motivo, quando si è presentata l'occasione di utilizzare l'esperienza del tirocinio universitario, per svolgere una ricerca basata sull'analisi del contenuto di cartelle cliniche e sociali, e concernente le caratteristiche socio-demografiche e biografiche dell'utenza afferente al Distretto socio-sanitario 5, (Gruppo Interdisciplinare Salute Mentale) di Firenze, è sembrata una interessante occasione di conoscenza di una realtà molto teorizzata ma poco indagata a livello empirico.
Fin dall'inizio si è palesato un grosso e meticoloso lavoro di archivio per la raccolta dei dati, ma è emersa anche la necessità di approfondire l'analisi da un punto di vista non solo quantitativo, ma qualitativo, per meglio delineare il problema "vivendo con e come le persone che lo condividono".
I dati numerici sono stati raccolti attraverso uno schema, una serie di variabili ed alcune modalità di comportamento riguardanti l'utenza del Centro di Salute mentale e del Servizio sociale.
La raccolta dei dati si basa su dati registrati nelle cartelle, resoconti clinici e sui diari degli incontri con i pazienti e con gli assistenti sociali. Sono inoltre stati raccolti racconti di vita dei pazienti psichiatrici ed interviste ad operatori responsabili di cooperative sociali di tipo "A" e "B, completano la ricerca interviste a familiari di pazienti. La prima fase della ricerca prevedeva l'esame delle cartelle cliniche e sociali di utenti che, sia per età che per capacità, fossero in grado di partecipare a progetti di inserimento o reinserimento al lavoro: le persone dai 21 ai 45 anni di età, in carico sia al Servizio sociale che al Centro di salute mentale.
Le cartelle cliniche sono state facilmente consultabili, anche se non sono informatizzate, non esiste un data base che raccolga l'archivio di tutti i dati concernenti l'utenza, ma sono catalogate, ogni paziente fa capo ad uno psichiatra, sono sistemate in ordine alfabetico e riposte nella sede del Centro di Salute Mentale di Via Fanfani.
Le cartelle sociali sono distribuite nei distretti e fanno capo agli assistenti sociali, non sono sistematizzate, né ordinate secondo un criterio unico. Molto spesso le cartelle sociali non sono aggiornate, risultano incomplete, talvolta quasi del tutto prive di informazioni e resoconti circa i colloqui periodici o la situazione di difficoltà in cui si trova l'utente. Molte delle variabili utilizzate si sono evidenziate nel corso dell'indagine attraverso l'elaborazione delle note poste a margine di ogni scheda di rilevamento compilata, rendendo possibile l'osservazione di quelle specificità che potessero offrire spunti interpretativi o di riflessione per l'interpretazione del fenomeno.
La scelta di raccogliere le storie di vita dei pazienti è nata dall'esigenza di conoscere, attraverso i racconti, il loro mondo sociale.
L'ipotesi di partenza ha preso forma dalla percezione di stigma nei confronti del malato di mente, al quale non viene socialmente concessa la piena cittadinanza sociale, poiché considerato incapace di essere autonomo e gestire la propria vita attraverso una scelta lavorativa. Gli inserimenti lavorativi, obiettivo principe di tanti progetti di reinserimento sociale, sono ipotesi teoriche, che poco si adattano al tessuto istituzionale ed imprenditoriale attuale.
Il campionamento è stato effettuato seguendo le indicazioni del Centro di salute mentale dei Servizi sociali e dell'Università di Firenze : erano a disposizione 300 ore distribuite nello spazio di 6 mesi, 3 volte la settimana, dalle 09.00 alle 13.00 per la consultazione delle cartelle.
Va tenuto conto che il lavoro andava svolto in orario lavorativo, alla presenza del personale addetto, senza avere a disposizione un luogo ed uno spazio adatto alla lettura e alla raccolta dei dati, non potendo trasportare all'esterno dell'archivio le cartelle cliniche, Molte volte le cartelle sono state compilate in piedi tra un appuntamento e l'altro, i dati delle cartelle sociali, necessariamente da confrontare con quelle cliniche, andavano reperite sul territorio in Dipartimenti diversi. Tutto questo avveniva in un momento di cambiamento organizzativo delicatissimo per i Servizi sociali e per l'ASL 10 di Firenze. Queste circostanze hanno comportato un allungamento dei tempi della ricerca, rendendo necessaria una ridefinizione degli obiettivi iniziali ed una richiesta di proroga per continuare il lavoro. Poiché la parte qualitativa della ricerca prevedeva il contatto diretto con l'utenza è stato necessario, insieme all'assistente sociale di riferimento ed al primario del Centro di Salute Mentale, rintracciare i pazienti possibili interlocutori per la fase della raccolta delle storie di vita. Il contatto con le persone sarebbe stato preventivamente preceduto da una telefonata dell'assistente sociale, dove ritenuto necessario. Gli appuntamenti sarebbero sempre stati preceduti da un colloquio breve per l'illustrazione della ricerca, della deontologia professionale che prevede il segreto circa l'identità delle persone e delle modalità con cui i racconti sarebbero stati raccolti ed utilizzati.
Spesso gli utenti contattati non si sono presentati agli appuntamenti, è stato necessario fissare più volte, a distanza di giorni, prima di riuscire a vederli. Dopo ogni incontro si è proceduto alla fase della sbobinatura, sistemazione ed integrazione delle note e degli appunti presi durante il colloquio. Si è potuto procedere ad una prima lettura delle storie di vita e degli spunti di riflessione.
Molte volte i colloqui si sono svolti fuori dai luoghi istituzionali, nei domicili degli intervistati, poiché è risultato il tipo di approccio più facilitante per la relazione interpersonale, ma certamente più complicato da gestire in termini organizzativi.
Tutto questo ha comportato una dilatazione dei tempi di lavoro, si è resa necessaria una richiesta ulteriore all'Università di Firenze, al Primario del Centro di salute mentale ed al Responsabile dei Servizi sociali del territorio, per completare la ricerca.
Per contattare i familiari degli utenti, è stato fatto ricorso alla rete informale, in considerazione dei delicati equilibri che si creano tra medico, assistente sociale, genitori e parenti dei malati. Alcuni infatti, fanno parte della Consulta Permanente per la tutela della salute mentale del Comune di Firenze, altri di associazioni e gruppi di auto aiuto psichiatrico, nati spontaneamente sul territorio del quartiere 5, altri ancora sono stati incontrati attraverso il "passaparola".
Le interviste agli operatori responsabili di cooperative sociali, sono state preparate dopo aver raccolto ed analizzato i dati quantitativi, per permettere un arricchimento di punti di vista circa i temi della tesi.
Data la situazione di grande cambiamento organizzativo in cui il Servizio sociale si è trovato durante il periodo occorso per effettuare la ricerca, non è stato facile per gli assistenti sociali del Distretto trovare il tempo per affrontare una intervista completa. Durante l'anno le circostanze si sono complicate al punto che, al il Distretto del quartiere 5 di Via Fanfani, al quale ero stata affidata, è rimasta un'unica assistente sociale titolare cui far riferimento. La riorganizzazione dei Servizi ha provocato gravi ripercussioni sul lavoro, creando un clima di emergenza al quale mal si adattavano le richieste di collaborazione necessarie alla ricerca.

 
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