Persone Scomparse, Penelope Toscana: “Serve un team di esperti”

Non più risposte standard ma un percorso formativo nuovo che porti alla creazione di figure professionali con alle spalle una formazione specializzata e multidisciplinare.

06 ottobre 2016 19:33

Scomparire. Davvero sottrarsi alla vista di qualcuno vuol dire dissolversi nel nulla?Vogliamo ripartire da qui, da una questione semantica che però, lo vedremo, è soprattutto di metodo. Se qualcuno finisce nella cosiddetta “terra degli scomparsi” non è davvero approdato in un’isola lontana e misteriosa, non è stato inghiottito da un buco nero situato oltre il tempo e lo spazio. In realtà vuol dire che a un certo punto gli altri non sono più riusciti a trovarlo. Le motivazioni dell’allontanamento, volontario o indotto, possono essere le più disparate. Saperle individuare e riconoscere è forse la risposta più efficace a un fenomeno in allarmante crescita: 35 mila nel 2015 in Italia gli scomparsi non ritrovati, la metà sono minori.

E dunque, l’urgenza è Imparare a cercare. Ne sono convinti i volontari di Penelope, l’associazione che dal 2002 sostiene i familiari degli “scomparsi”, e che il 1 ottobre si è data appuntamento a Scandicci per dare il via a un nuovo approccio al problema. Nicodemo Gentile, avvocato e presidente di Penelope Toscana sostiene la necessità di un team di professionisti composto da diverse competenze e professionalità, interlocutori qualificati tra familiari ed Istituzioni, con il compito di agevolarne i rapporti nonché lo scambio di informazioni, contribuendo così all’esatta individuazione delle cause che hanno determinato la scomparsa, a beneficio dell’attività di ricerca dello scomparso e del suo rintraccio.

FAMILIARI E ISTITUZIONI- Il convegno è stato anche un’ occasione di confronto franco e diretto tra i rappresentati delle Istituzioni e i familiari degli scomparsi toscani. In platea Fiorella Benvenuti, dall’altra parte del tavolo la PM Laura Canovai Sostituto Procuratore della Repubblica e titolare dell’inchiesta sul marito Sergio Russo sparito da Prato l’11 aprile 2015.Tra gli argomenti più dibattuti la distinzione tra scomparsa volontaria e ipotesi di reato. Le due tipologie di fascicoli danno il via a indagini differenti, differenti ricerche con differenti mezzi. 

In assenza di specifici elementi ed indizi che possano far ipotizzare un reato il Pm è tenuto ad iscrivere il procedimento nel registro degli atti non costituenti notizia di reato, ilcosiddetto Modello 45che l’Associazione Penelope non esita a definire “un impedimento”. In altre parole se a sparire è un maggiorenne del quale non viene ritrovato il corpo e neppure prove che possano far pensare a un delitto, per legge la volontarietà della fuga diventa la prima ipotesi.

Su questo soprattutto i congiunti degli scomparsi protestano e percepiscono la distanza dalle istituzioni. Una questione nevralgica che secondo Nicodemo Gentile deve essere rivista: “Con il Modello 45 se la Procura e gli investigatori ritengono che non ci sia più nulla da cercare e quindi decidono di archiviare il caso i familiari non possono nemmeno fare ricorso. Riteniamo che tutte le scomparse a prescindere dalle ragioni che l’hanno determinata meritino tutela.

Vero poi che in alcuni, rari, casi la scomparsa può essere volontaria ma si tratta per lo più di soggetti fragili”. Altro motivo di scontro sono le complicazioni burocratiche che seguono una scomparsa e che intrappolano i familiari talvolta per anni. Impedimenti che finiscono per sommare rabbia a dolore, per creare conflitti tra parti che invece dovrebbero collaborare.

LE NOVITA’- Nel 2012 è entrata in vigore una nuova Legge sugli Scomparsi che finalmente chiarisce alcuni punti. A ricordarlo è stata la Dott.ssa Lidia Castellani, funzionario della Prefettura di Firenze che si occupa di scomparsi. Con la nuova normativa chiunque, non solo i diretti congiunti, può denunciare la scomparsa di una persona. Altra novità è che immediatamente dopo la presa in carico della denuncia, dunque non più dopo 24 o 48 ore, viene attivato un piano di ricerca che implica la trasmissione di schede con i dati dettagliati della persona scomparsa agli enti locali e a tutti gli organi competenti coordinati dal Prefetto.Da quest’anno poi la Prefettura insieme a Governo e Ministero degli Interni ha attivato un protocollo per l’identificazione dei cadaveri senza identità, custoditi negli istituti di medicina legale e negli obitori comunali, un archivio unico delle informazioni dei corpi che verrà raffrontato con il database delle persone scomparse per facilitare il lavoro di identificazione.

Un’ operazione di matching che consentirà di evitare i casi Daniela Sanjuan, la ragazza scomparsa nel 2003 i cui resti ritrovati nel 2013 sono stati identificati con test Dna solo poche settimane fa. Dal 2007 al 2016 sono 1840 i cadaveri non identificati in tutta Italia. 

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