PD: la candidatura di Enrico Rossi divide il partito

Contro i "Renziani" nascono i "Rossiani"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 febbraio 2016 22:33
PD: la candidatura di Enrico Rossi divide il partito

(DIRE) Firenze, 24 feb. - In questi giorni è stata presentata la candidatura del Presidente della Regione Toscana alla segreteria del partito. Una candidatura che si propone come alternativa all'attuale segretario. Il filosofo e storico Michele Ciliberto, docente alla scuola Normale di Pisa; la consigliera regionale dell''Emilia Romagna, Silvia Prodi, l''assessore al Comune di Reggio Emilia, Mirko Tutino. Ma anche Lorenzo Accardi e Morena Bigini, della segreteria provinciale del Pd di Perugia, il vice-segretario perugino Mario Bocerani e il responsabile organizzativo Antonello Chianella. Sono questi i nomi che oggi hanno fatto sapere di appoggiare la candidatura a segretario del Partito Democratico di Enrico Rossi.

"La decisione di Rossi e'' particolarmente significativa per quello che egli rappresenta proprio sul piano della proposta politica- spiega Ciliberto-: un''attenzione speciale per le diseguaglianze che si stanno giorno dopo giorno accentuando nel nostro paese; per le nuove forme di poverta''; per il mondo sempre piu'' vasto degli esclusi, anche in conseguenza della vastita'' dei flussi immigratori che coinvolgono in maniera sempre piu'' intensa il nostro paese. Su tutte queste questioni Rossi si e'' particolarmente impegnato e continua ad impegnarsi muovendosi ed e'' questo l''essenziale in una logica di governo come risulta dal lavoro che egli svolge come presidente della Regione Toscana".

Dalla candidatura del governatore, pertanto, secondo il docente universitario il Pd puo'' giovarne profondamente. Prodi e Tutino, invece, sottolineano la condivisione della medesima idea di partito, "di sinistra, che fa dell''uguaglianza, della legalita'' e del contrasto alla poverta'' i suoi punti cardine". Gli esponenti del Pd di Perugia, invece, parlano riferendosi a Rossi di "una personalita'' di prestigio, intenzionata a lavorare per superare le contrapposizioni fra renziani e anti-renziani.

Come Rossi- aggiungono Accardi, Bigini, Boccerai e Chianella-, anche noi ci riconosciamo in un partito largo e diffuso. Un partito che guardi con profonda attenzione alle problematiche sociali".

Un partito che riscopre il "porta a porta", ma nella sua versione 2.0, quella digitale e che mira a dare rappresentanza a quel messaggio "radicale" e di sinistra, che ha trovato un suo indiscutibile rappresentante in Papa Francesco. È un po'' questo il tracciato che seguira'' il manifesto programmatico della candidatura a segretario Pd di Enrico Rossi, il presidente della Regione Toscana che due giorni fa ha ufficializzato la decisione presa da mesi. Ne parla con la ''Dire'' Tommaso Giuntella, gia'' coordinatore del comitato elettorale di Bersani nel 2012 e da qualche ora arruolato nella campagna di Rossi per la stesura del manifesto, partendo anche dal suo ruolo pubblico di presidente del centro studi Democrazie digitali.

E proprio come esperto Giuntella insiste sulla necessita'' da portare nell''agone del congresso dem una parola quasi proibita finora nel dibattito politico sulla rete e sui social in Italia: intermediazione. -Come e'' stato convinto a entrare in squadra? "Rossi mi ha fatto questa richiesta, mi ha voluto coinvolgere e la cosa mi ha fatto molto piacere, perche'' veniamo da origini forse diverse, ma ci sono state insegnate le stesse cose. È da un po'' che riflettiamo su varie cose, mi occupero'' sicuramente di costruire l''idea di una nuova rete.

Abbiamo vissuto finora una fase della rete come uno strumento, non come un ambiente, in cui ci sono stati confronti fra propagande accese, frasi violente, troll, soldati, metodi come quelli dei 5 Stelle ma non solo, che hanno svilito le potenzialita'' e hanno reso questo spazio invivibile. Un luogo di disintermediazione che disinforma, in cui si alimentano passioni viscerali, odi e in cui dominava il rapporto diretto".

Cosi'' prosegue l''intervista a Tommaso Giuntella sulla candidatura alla segreteria Pd di Enrico Rossi. -Lo stile del presidente della Toscana appare molto differente, lontano persino dal culto per gli hashtag e molto piu'' propenso a condividere riflessioni lunghe, elaborazioni sulla sinistra. Deve somigliare piu'' al premier per risultare convincente? "Sono convinto che quando uno si sforza, non e'' naturale e non e'' se stesso per presentare un''immagine diversa. Anche e soprattutto nella conversazione dei social, questo viene subito notato, e'' peggio quando si finge.

Renzi ha il suo stile, che e'' stato importante, ha rappresentato una grande novita'' nel panorama italiano e anche in quello europeo ha fatto scuola, ma e'' anzitutto lo stile di Matteo Renzi. Chi lo conosce sa che e'' cosi'' lui. Allo stesso modo lo stile di Rossi e'' riconoscibile, c''e'' tutto lui nelle sue riflessioni, nei suoi post su Fb, nella sua voglia di offrire spazi di intermediazione". -Questo come potrebbe tradursi nella guida del Partito Democratico? "Parliamo di partecipazione, di spazi di intermediazione oggi nella societa'' delle reti e questa e'' riflessione fatta con il Partito Socialista Europeo.

Confrontandomi nella campagna elettorale del 2014 con gli esponenti degli altri partiti e'' riemersa persino l''idea del porta a porta, che puo'' anche non essere digitale, in uno spazio che va costruito di partecipazione. Perche'' quando incontro qualcuno a casa sua, il confronto e'' piu'' facile, si cerca un terreno di mediazione, la rete invece presenta una curva di deformazione di massa, ha lo stesso effetto degli stadi gremiti nei quali uno pensa di potersi dare un po'' all''eccesso. Bisogna guardare oltre: non possiamo permetterci il gusto della nostalgia e magari dobbiamo avere un po'' piu'' di lungimiranza.

L''altro errore e'' assecondare questa grande piazza digitale, il sistema con cui si accumulano click, si cerca solo il like che e'' un modo che asseconda le pance di tutti noi che viviamo nell''ambiente digitale e non ci aiuta in nessun modo a costruire un pensiero".

Cosi'' prosegue l''intervista a Tommaso Giuntella sulla candidatura alla segreteria Pd di Enrico Rossi. -Tuttavia, se in Italia questo ha traghettato spesso verso uno spostamento a destra del dibattito, nel mondo anglosassone stanno affiorando nelle forze progressiste simpatie sempre piu'' marcate per candidati dal profilo meno riformista. "Indubbiamente, non tanto per fascino di candidati del calibro di Corbyn e Sanders sulla rete. Bensi'', perche'' oltre a questo mondo c''e'' una realta'' che tocca la pelle delle persone, che a loro volta sono piu'' disposte oggi a sentirsi rappresentate da una risposta radicale, non per forza estremista.

Ad esempio, il successo di Papa Francesco ne e'' la dimostrazione, visto che ripropone temi quali la poverta'', crudamente il termine lavoro, riapre una lotta a un modello di sviluppo ingiusto. Va in Chiapas, fa arrabbiare i lobbisti messicani. In molti avvertono che viviamo un modello sociale squilibrato, che crea diseguaglianze e del quale bisogna avere il coraggio di parlare".

"In un libro che scrissi 3-4 anni fa, quando Renzi ancora non c''era, affermai che una delle ragioni per le quali i governi di centrosinistra fallirono fu la separazione fra premiership e leadership, nel momento in cui uno era leader, ma non premier cominciava a lavorare per cacciare il premier. Si puo'' avere legittimamente un''idea diversa, ma per cambiare lo statuto bisogna vincere il congresso. L''idea che uno si candidi a segretario e non a premier non ha senso in questa fase". Lo ha detto il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini intervenendo ieri sera a un dibattito a Prato, rispondendo sulla candidatura a segretario di Enrico Rossi e sulla sua proposta di scindere la figura del premier da quella del leader dei dem.

"Se c''e'' il congresso Renzi-Rossi e Rossi vince, non e'' che poi Renzi fa il candidato premier perche'' ne esce abbastanza male- ha aggiunto-. Dico solo che in questo momento il nostro partito e'' impegnato in una battaglia complicatissima per cambiare l''Europa e cambiare l''Italia, iniziare una campagna congressuale con un anno di anticipo mi sembra strano. Dopodiche'', per carita'', quando arriveremo al congresso ognuno di noi decidera''. Io non so se votero'' Renzi al congresso, valutero'' quando arrivera'' il momento".

Da Orfini e'' arrivato un deciso altola'' all''avvio della campagna in queste settimane: "Cominciare il congresso con un anno di anticipo non mi sembra che sia un modo per far funzionare il partito- ha evidenziato-, l''idea che dobbiamo vivere in un congresso permanente nel momento in cui c''e'' un Paese che ci chiede di risolvere i problemi mi sembra curioso. Guardo all''Italia che incontro girando, che chiede soluzioni ai problemi: cosa pensa- ha sottolineato Orfini- se vede il Pd fare il congresso nel momento in cui sta governando tutto. Secondo me ci pigliano per matti. Accogliamo la candidatura di Rossi, ma credo che anche Renzi voglia candidarsi. Ci sono due aspiranti candidati segretario, fra un anno ci vediamo e valutiamo".

Da Orfini e'' arrivato un deciso altola'' all''avvio della campagna in queste settimane: "Cominciare il congresso con un anno di anticipo non mi sembra che sia un modo per far funzionare il partito- ha evidenziato-, l''idea che dobbiamo vivere in un congresso permanente nel momento in cui c''e'' un Paese che ci chiede di risolvere i problemi mi sembra curioso. Guardo all''Italia che incontro girando, che chiede soluzioni ai problemi: cosa pensa- ha sottolineato Orfini- se vede il Pd fare il congresso nel momento in cui sta governando tutto. Secondo me ci pigliano per matti. Accogliamo la candidatura di Rossi, ma credo che anche Renzi voglia candidarsi. Ci sono due aspiranti candidati segretario, fra un anno ci vediamo e valutiamo".

In evidenza