Olio in nero, Toscana sconvolta: attenti a cosa beviamo

L’analisi del DNA dell’olio, utilizzata in sede di indagini agroalimentari solo di recente, è l’unica in grado di caratterizzare in maniera inequivocabile specie e varietà

Antonio
Antonio Lenoci
04 marzo 2016 12:40
Olio in nero, Toscana sconvolta: attenti a cosa beviamo

La Toscana non è solo grande produttrice di olio, ma detiene numerose etichette di pregio certificate che risentono il contraccolpo dopo ogni operazione criminale messa in atto sull'agroalimentare locale. La Toscana promuove in varie forme il consumo di olio a tavola e non solo: un alimento benefico.La preoccupazione economica dei produttori, che possono contare sull'esportazione, ricade sul consumatore finale che sposando la produzione locale e seguendo il principio della filiera corta è costretto a fidarsi.Ma cosa beviamo in Toscana? Beviamo olio buono? Questo si domandano oggi i consumatori.

La risposta è che per scoprirlo serve fare l'analisi del DNA alle olive, mentre le frodi avvengono al centro di un sistema normativo obsoleto dove le forze dell'ordine sono disorganizzate e la magistratura impreparata.Le recenti perquisizioni ed i sequestri operati su circa 50 persone tra commercianti, imbottigliatori di olio nazionale e toscano, titolari di frantoi, nelle province di Grosseto, Firenze, Arezzo e Siena hanno creato forte preoccupazione tra i consumatori."L’olio extravergine d’oliva toscano è un simbolo del territorio e un pilastro dell’economia agricola regionale, va tutelato con forza, mettendo in atto tutti gli strumenti a disposizione e i sistemi di controllo, per smascherare i prodotti ‘taroccati’ che danneggiano consumatori e produttori in egual misura, e creano un danno economico milionario alle aziende agricole oneste e professionali" il commento della Cia Toscana.“Siamo convinti che i controlli siano un'arma fondamentale per tutelare e difendere il lavoro dei tanti agricoltori onesti che calpestano ogni giorno le campagne toscane. Se i controlli vengono effettuati con costanza nella forma migliore a difesa dei produttori e degli agricoltori onesti, non possono che aiutare a sostenere il nostro lavoro.

L'attività criminale danneggia ulteriormente le nostre aziende già costrette a difendersi da politiche europee che mettono a serio rischio la qualità dei nostri prodotti. Se da una parte serve aumentare i controlli, dall'altra è però necessaria una riflessione seria a livello europeo per garantire la qualità ripensando a come diminuire il carico burocratico, ormai insostenibile commenta Confagricoltura Toscana.

Su disposizione della Procura di Grosseto, la Forestale, il NAF e l’ICQRF si sono giovati dell’ausilio del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, per la migliore acquisizione del materiale informatico rinvenuto presso i vari esercizi commerciali. 200 quintali di olio, risultato proveniente dalla Puglia ma destinato alla commercializzazione come IGP Toscano.

L’attività investigativa ha permesso di far emergere "una consolidata attività illecita di commercializzazione, come olio extravergine di oliva IGP Toscano, di olio in realtà proveniente dalla Puglia e dalla Grecia". Come è stato possibile?Gli indagati sono riusciti a lucrare sul maggior prezzo che l’olio toscano di pregio ha rispetto all’olio italiano e comunitario, sia sul mercato nazionale che sui mercati esteri.

Lo stratagemma è stato scoperto grazie all'analisi del DNA. "Alcuni soggetti acquistavano olio greco per poi cederlo come olio italiano o addirittura toscano IGP, e lo stesso tipo di frode veniva perpetrato – in forme e in quantità diverse – da una estesa pluralità di soggetti. L’attività illecita è stata possibile con la connivenza di titolari di frantoi che hanno simulato false moliture e accettato pari quantitativi di olio in nero proveniente dalla regione Puglia, inquinando con queste false partite il prodotto di pregio dell'olio della Toscana".

 Susanna Cenni, capogruppo Pd in commissione di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, durante la relazione su possibili proposte normative in materia penale in tema di contraffazione ha detto: “Questa relazione è scaturita dall’ascolto delle principali procure impegnate sul fenomeno, del mondo produttivo, delle forze dell’ordine, delle Agenzie delle dogane, dei ministri di Giustizia, Attività Produttive e politiche Agricole, del sottosegretario Gozi, con il suo quadro sui dossier aperti in sede europea, e ha evidenziato le positività, ma anche una serie di handicap del sistema di contrasto alla contraffazione nel paese.

Limiti che vanno dalle procure sommerse di lavoro alla sovrapposizione delle norme in vigore, dall’azione delle forze dell’ordine che necessita di più coordinamento all’insufficiente azione europea e internazionale. Il testo esamina le norme in vigore, quelle di prevenzione, quelle previste dal codice civile e in sede penale e le direttive comunitarie. Ne sottolinea l’evoluzione, l’inutile stratificazione, l’obsolescenza.

Affronta terreni nuovi come il commercio online, nonché la dimensione comunitaria e internazionale con i Trattati, a partire dal Ttip, con i problemi legati all’Italian Sounding” .

Negli ultimi giorni il vice presidente del Csm Legnini, ha proposto di avviare un corso di specializzazione sulla materia per i magistrati, l’insediamento di un pool di magistrati ed esperti per mettere a punto proposte di riforma dei reati in materia agroalimentare da parte del ministro Orlando, l’aggiornamento delle norme in materia agroalimentare del ministro Martina, ed interventi contro il caporalato. 

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