Nove da Firenze: il giornalismo locale on line al tempo di Google

19 anni dopo, l'esperienza del primo quotidiano digitale fiorentino

Nicola
Nicola Novelli
04 gennaio 2016 14:23
Nove da Firenze: il giornalismo locale on line al tempo di Google

On line sin dal 1997, Nove da Firenze è la prima testata digitale fiorentina e una delle prime in Italia. E’ stata registrata in Tribunale nel 1999, appena la normativa lo ha consentito a una testata solo on line. Ha sempre avuto un taglio generalista, di cronaca fiorentina, ma negli ultimi mesi puntiamo soprattutto su inchieste articolate nell'arco della settimana.

Il giornale oggi raccoglie fra le 4 e le 5.000 visite giornaliere, la metà di quante erano alla fine degli anni 2000 quando Nove da Firenze si attestava sui 10.000 visitatori unici al giorno. In parte a causa della vivace concorrenza che si è sviluppata in questi ultimi anni, specie nell’area fiorentina che pullula di testate on line. Ma sopratutto per le recenti modifiche degli algoritmi dei motori di ricerca, Google in particolare, che accorciano gli effetti della così detta ‘coda lunga’, penalizzando i contenuti giornalistici nella navigazione di ricerca. Oggi Google tende a proporre una rappresentazione dell'oggetto di ricerca nella sua 'essenza presente', non proponendo più il racconto del suo divenire nel tempo, che in passato avvantaggiava siti giornalistici con un archivio notizie strutturato.

Sorprende la scarsità del dibattito pubblico, specie in Italia, circa le trasformazioni che Google ha attuato sui propri algoritmi in questi anni. Probabilmente ciò è avvenuto nell’interesse degli utenti. La loro efficacia apparente sembra cresciuta, perché l'utilizzatore del motore di ricerca ha l'impressione di disporre già nella prima schermata di una risposta velocissima ed esauriente, anzi esaustiva, al quesito che aveva posto. Ma basta proseguire la lettura nelle successive schermate per capire, su quasi ogni argomento, che la rappresentazione sintetica proposta da Google nella prima schermata, con la sintesi a destra è una decina di link multimediali è solo la proposta di una immagine sintetica, ma non esaustiva, che stralcia interpretazioni divergenti, minoritarie, o critiche, e che propone una definizione “contemporanea” ed espunta del suo divenire temporale.

L'effetto egemonico è duplice. Da un lato Google propone una rappresentazione che l'utente è indotto a presumere esaustiva. Dall'altro, l’accorciamento della ‘coda lunga’ rende sempre più difficile fare fatturato in Rete. La nuova impostazione delle ricerche di Google è utilissima per chi propone prodotti commerciali, ma per quanto riguarda informazioni e cultura, la sintesi mainstream che Google propone nelle sue liste di risposta non lascia margini economici ai produttori di contenuti. Ormai le informazioni giornalistiche, che in passato la facevano da padrona nelle pagine del motore di ricerca, sono limitate solo ad alcune risposte della videata di Google. Il resto è una rappresentazione multimediali dell'oggetto di ricerca, di cui viene offerta una 'immagine nel presente', e non proponendo più il racconto del suo divenire nel tempo, che in passato avvantaggiava siti giornalistici con un archivio notizie strutturato.

In questo scenario esperienze editoriali sperimentali come Nove da Firenze reggono proprio perché non hanno obbiettivi economici. E fortunatamente in Toscana altre testate riescono a beneficiare dei recenti contributi che vengono dalla Regione. Lo scenario sarebbe più desolante senza il sostegno economico degli enti locali.

Più in generale sono preoccupato per il risucchiamento in atto nel mercato pubblicitario nazionale da parte delle multinazionali globali con base in California. Il mercato italiano on line si sta concentrando nelle mani di pochi, grandi operatori planetari, con sede operativa nella Silicon Valley. Il mercato del digital advertising in Italia vale 2,15 miliardi di euro, ma due terzi di essi vanno direttamente ai grandi Over the top mondiali.

Si tratta di operatori globali, che ormai possono quello che vogliono. Fanno lo slalom fra le legislazioni nazionali, portando i ricavi dove conviene. Non è solo una questione di svuotamento delle risorse economiche (pensiamo alle prospettive dei welfare collettivi), ma è in gioco l’ identità culturale e la sovranità giuridica degli stati nazionali. Si rischia lo svuotamento anche della cultura europea. Ne sappiamo qualcosa noi di Nove da Firenze che un paio di anni fa, nel corso di un contenzioso per la fornitura del servizio pubblicitario abbiamo visto Google Adsense sostituire da un giorno a l'altro il riferimento contrattuale al tribunale di Milano in caso di controversia, con le corti britanniche, mediante la sottoscrizione di una nuova clausola per accettazione.

Prendere, o lasciare. Simili esperienze ti fanno misurare lo sbilanciamento nella relazione che intercorre tra il fornitore di contenuti locali e i 'nuovi padroni della rete'.

Che fare? Secondo noi i piccoli editori online devono puntare sull’aggregazione: network, reti pubblicitarie comuni, buoni rapporti con gli enti locali, prendendo esempio dalle buone pratiche esistenti, in cui i progetti editoriali sono stati sostenuti sin dalla nascita da un pool di soggetti sociali ed economici locali, che li hanno accompagnati in continuità.

Domani la mia riflessione prosegue sul rapporto tra informazione on line e social network.

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