No green pass ad Arezzo: dissidenza in piscina

Al Centro Sport Chimera invocato il rispetto del diritto internazionale ed europeo. Ma Giani rilancia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 agosto 2021 23:31
No green pass ad Arezzo: dissidenza in piscina

Riportiamo da ArezzoNotizie (servizio e videointervista di Enrica Cherici)

La segnalazione: "Non chiedono il Green Pass alla piscina comunale". Il gestore conferma: "Solo il certificato medico"

Diventa un caso quello della piscina comunale di Arezzo gestita dal Centro Sport Chimera: all'ingresso non viene chiesto il possesso del Green Pass previsto dall'ultimo decreto. Prima sono arrivate le segnalazioni, poi la conferma da parte della società attraverso le dichiarazioni del presidente Valter Magara

"Sono andato alla piscina comunale, ma non mi hanno chiesto il Green Pass, quando gliel'ho fatto notare mi hanno risposto che loro non lo controllano". Questa è una delle decine di segnalazioni che nelle ultime ore sono arrivate. Adulti che, appena riaperto, si sono recati al Palazzetto del Nuoto di viale Gramsci per riprendere l'attività sportiva del nuoto e nessuno all'entrata ha verificato loro il possesso del Green Pass.

La modalità è confermata dalla stessa società che gestisce l'impianto attraverso il presidente Valter Magara che all'ingresso della piscina ha esposto due cartelli, il primo con fonti di diritto a partire da quello internazionale e l'altro con l'elenco dei documenti richiesti e in particolare del certificato medico e che per addotti motivi di privacy non prevede la richiesta della certificazione verde imposta dal decreto del 22 luglio scorso della quale sono in possesso coloro che hanno effettuato la vaccinazione, sono guariti dal Covid (entro i 6 mesi) oppure hanno effettuato un tampone (validità 48 ore).

"Noi agiamo sempre in base a tre principi, quello della sicurezza, della salute e del diritto. Così è anche in questo caso" spiega Magara mentre si trova nel suo ufficio all'interno della piscina comunale. "Dal punto di vista della sicurezza, da sempre messa in campo, è stata ovviamente aumentata con l'attuazione di tutti i protocolli, inoltre ritengo che per la sua particolarità, quello della piscina sia il luogo più sicuro, per il cloro, per il distanziamento, per l'igienizzazione messa in atto. In secondo luogo dal punto di vista della salute noi siamo tenuti a chiedere solo ed esclusivamente il certificato medico che abbiamo deciso di estendere anche alle attività ludico motorie che non lo richiederebbero. Dal punto di vista del diritto deve essere rispettata la gerarchia delle fonti a partire da quello internazionale ed europeo e un decreto leggo o un Dpcm non può certo andare contro leggi di livello superiore."

In sostanza, ferme restando le doverose procedure di sicurezza e il certificato medico per le attività sportive allargato ad altre attività, Magara si appella alla legge di tutela della privacy e al divieto di discriminazione delle persone in base a una condizione. Una presa di posizione forte, la prima di questo tipo in città. "Chi arriva qui deve avere il certificato medico per entrare, è il solo documento che attesta lo stato di salute ed è quello che chiedono i nostri operatori."

Il governo ha istituito il possesso del Green Pass come strumento per limitare il contagio da Covid in tempo di pandemia e permettere una serie di attività a chi ne è in possesso, non è di questo avviso lo stesso Magara: "Il governo può pensare quello che ritiene opportuno, la garanzia non c'è perché non è una certificazione medica di salute, in piscina e nei luoghi come questi è prevalente lo stato di salute."

Intanto, il presidente Eugenio Giani aggiunge una pennellata al quadro dell’annunciata reclusione punitiva in casa a chi rifiuta l’inoculazione dei sieri proposti dal Governo.

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