Mostro di Firenze: la pista e la pistola, l'estate calda dei morti

Ancora una volta accade d'estate

Antonio
Antonio Lenoci
23 agosto 2016 09:09
Mostro di Firenze: la pista e la pistola, l'estate calda dei morti

Il 15 agosto il ritrovamento di una Beretta calibro 22 da parte di una turista nelle campagne del Mugello in località Madonna dei Tre Fiumi, ha riaperto nuovamente il caso irrisolto. Il Mugello in particolare, oltre ad indirizzare la memoria ai delitti di Vicchio, ha portato a spolverare i fascicoli sulla "pista sarda" ovvero su una famiglia e due fratelli in particolare emigrati dalla Sardegna in Toscana per fare i manovali.L'arma, adesso nella disposizione dei ROS, sarebbe 'compatibile' per modello con l'ipotesi formulata in sede processuale partendo dai bossoli repertati, ma soprattutto sarebbe in uno stato di conservazione pessimo e quindi risalente indietro nel tempo.Il luogo del rinvenimento è quell'area mugellana tra Ronta e Borgo San Lorenzo, interessata negli anni recenti dai lavori per l'Alta Velocità e finita nei fascicoli della magistratura a seguito delle segnalazioni sulla perdita di portata dei corsi d'acqua che affluiscono nell'Ensa.A cadenza quasi regolare si ripropone sulla scena della nera italiana un elemento che riaccende l'attenzione sui delitti del Mostro di Firenze, così fu definito dal giornalista Mario Spezi l'autore dei duplici omicidi che hanno insanguinato la Toscana entrato nella lista dei serial killer più noti della storia del crimine.Non è la prima volta che la caccia alla Beretta apre nuove ipotesi, è accaduto poco tempo fa con il ritrovamento di un'arma similare in un deposito giudiziario.

Resta comunque, ed il web è pieno di congetture in tal senso a partire dai vecchi Forum sino agli attuali Gruppi Facebook, la possibilità che l'arma utilizzata non fosse neppure una Beretta della serie indicata negli atti. A suffragare questa tesi l'intercambiabilità delle canne e la quantità di colpi a disposizione, ma non solo.La pista sarda. Nell'estate 2015 TV Prato in esclusiva rende nota la riapertura dell'inchiesta in relazione ad alcuni interrogatori di amici ed ex dipendenti dell'imprenditore Rolf Reinecke, titolare di un’azienda alla Briglia (Vaiano), morto nel ’96 abitava a Villa la Sfacciata di Giogoli quando furono uccisi il 10 settembre 1983 Jens Uwe Ruesch e Horst Meyer, i turisti tedeschi.

Alla Briglia aveva abitato uno dei fratelli sardi sospettato di essere il Mostro e dichiarato "scomparso" dal 1988. Franca Selvatici nell'estate scorsa su La Repubblica riassume ciò che torniamo a leggere in queste ore e, forse non a caso, torna a quel 21 agosto 1968 quando a Castelletti di Signa, muoiono gli amanti Barbara Locci e Antonio Lo Bianco. A questi faranno seguito i duplici omicidi compiuti tra il 1974 ed il 1985. Scrive Franca Selvatici: "Alcuni testimoni indicarono nella casa colonica di un mago, a San Casciano, un luogo di incontri fra Vanni, Pacciani, il sardo Francesco Vinci e la giovanissima Milva Malatesta.

Milva fu uccisa e bruciata con il figlio Mirko nella sua Panda fra il 19 e il 20 agosto 1993. Vinci trovò la morte in modo quasi identico, con il servo pastore Angelo Vargiu, il 7 agosto successivo: torturato e dato alle fiamme nella sua Volvo a Chianni (Pisa)". Se uno dei fratelli sardi risulta scomparso, per il riconoscimento del corpo carbonizzato del secondo si è resa necessaria una deduzione partendo dalla targa del veicolo.

Sul Mostro sono state scritte molte pagine, tra queste c'è il libro di Mario Spezi e quella pista che conduce a "Carlo".

Riaccendere i riflettori sul Mostro significa spesso tirare in ballo Pietro Pacciani, il contadino dei Compagni di Merende, morto in attesa di processo e quindi da innocente. Così è stato nei mesi scorsi quando sono stati riesumati i suoi resti per la traslazione nell'ossario che, vista l'assenza di una diversa richiesta da parte dei familiari, è diventato quello comune. Nell'occasione l'opinione pubblica si è interrogata se non fosse il caso di conservare il DNA del presunto assassino seriale, un accorgimento già messo in atto come hanno fatto sapere poi gli inquirenti.Non c'è solo la colorita e complessa personalità del Pacciani in questa lunga storia, per alcuni solo un agnello sacrificale così come vi sarebbero altre vittime di ingiuste considerazioni inquisitorie.

Ci sono numerose piste e protagonisti che hanno segnato dagli anni '60 agli anni '90 l'intricata vicenda: molti di questi sono morti, compresi illustri inquirenti come il procuratore Piero Luigi Vigna e, più recentemente, lo storico difensore di Pacciani l'avvocato Rosario Bevacqua, convinto sino all'ultimo che la verità fosse da ricercare altrove.

Dall'archivio Rai "La pista sarda ritorna nelle ipotesi di una ricercatrice su una lettera spedita dal Mostro di Firenze, affrancata con un particolare francobollo. Ripercorrono le indagini la dr.ssa Silvia Della Monica, il magistrato al quale la lettera era indirizzata e il giornalista e scrittore Mario Spezi"

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