Morti sospette a Piombino: respinte le mozioni delle opposizioni regionali

Rossi: "Fatto drammatico senza precedenti, chiediamo scusa alle famiglie". L’assessore Saccardi: “Commissione regionale al lavoro per accertare correttezza procedure ed eventuali correzioni. Fatto orribil. Massima disponibilità e collaborazione”. Anselmi(Pd): “Una ferita al cuore di una comunità. Ora massimo supporto a autorità sanitarie e giudiziarie e sostegno alle tante professionalità della nostra sanità”. Sarti e Fattori (Sì): “Ritardi inaccettabili da parte delle strutture”. Mugnai (FI): «Il Centro di rischio clinico sia autonomo. Se i fatti saranno provati la sfida è restituire credibilità a un sistema salute che ha ucciso». Massai (Ipasvi Firenze): “Potenziare le equipe perché i fattori di rischio siano individuati prima”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 aprile 2016 22:54
Morti sospette a Piombino: respinte le mozioni delle opposizioni regionali

“Siamo qui ad aiutarvi a migliorare questo sistema sanitario”, ha affermato Manuel Vescovi (Lega nord), invitando a non dare l’eventuale colpa di quanto accaduto ad una infermiera, ma lavorando su un controllo a monte. “Ho appreso la notizia dalla televisione e sono davvero rimasto sconcertato – ha confessato il consigliere – la sanità non ha colore politico e siamo tutti chiamati a risolvere ciò che non va”.

“Quanto accaduto è terribile, doloroso e il pensiero va alle vittime e alle loro famiglie: in un momento così delicato diventa difficile fare critiche al sistema, ma occorre migliorarsi sul serio”. Così Andrea Quartini (M5s), che ha ricordato anche l’episodio di Narnali ed espresso preoccupazioni per la mancata celerità seguita all’evento sentinella di Piombino. Da qui il “pensiero politico”: “siamo sicuri che una mega Asl possa fare verifiche di umanizzazione nei riparti?”. “Inviterei ad una riflessione più profonda sul senso che la politica ha in salute, soprattutto nel prevenire fenomeni come questo”, ha concluso.

Stefano Scaramelli (Pd), dopo aver ringraziato l’assessore per la dettagliata comunicazione, ha chiesto ai colleghi di non cadere nella strumentalizzazione politica: “questo non è il momento di dire ve lo avevamo detto”. “Siamo tutti chiamati ad essere vigili, a lavorare per un Centro clinico autonomo – ha continuato – è giusto che il nostro sistema debba mettersi in discussione e diventare sempre più efficiente, ma è necessario un livello di discussione serio e puntuale”. “Noi saremo attenti osservatori – ha concluso – e chiediamo venga fatta giustizia quanto prima”.

L’assessore Stefania Saccardi, dopo aver ringraziato per il dibattito “rispettoso dei fatti e delle persone coinvolte, in attesa della conclusione delle indagini”, ha parlato di “fatto che getta una macchia indelebile sulla sanità toscana”. “Tutto questo ci invita a essere più attenti ai controlli, ai meccanismi delle procedure – ha affermato – ma ricondurre tutto all’accorpamento delle Asl mi sembra una forzatura”. “Con tutta l’umanità e l’attenzione a chi soffre – ha concluso – mi piacerebbe che in questo Consiglio si parlasse anche dell’eccellenza nei trapianti, dell’eccellenza nella pediatria oncologica, della fatica e del lavoro di tanti professionisti della sanità, che caratterizzano il nostro sistema”.

"Non posso non sentire la responsabilità di portare in questa assemblea la voce di una comunità profondamente ferita da quanto accaduto, al netto di quanto emergerà dalle verifiche delle autorità giudiziarie. Esiste tra questa struttura ospedaliera e la comunità un rapporto intimo, profondo. È inevitabile, l’ospedale è la rappresentazione più plastica della presenza pubblica tra le persone; le strutture sanitarie e scolastiche sono elementi di riferimento per una comunità. Vivo sulla mia pelle lo sconcerto e l’amarezza dei cittadini.

Parlo da amministratore ma anche da cittadino, da padre; mia figlia è nata a Villamarina e io stesso. È evidente che la concatenazione degli eventi così come emerge dalle ricostruzioni degli inquirenti genera inquietudine; sappiamo bene anche che le indagini sono in corso e ogni giudizio è sospeso fino alla loro ultimazione. La giustizia farà il suo corso e se c’è qualcuno che deve pagare lo farà. Come istituzioni, dobbiamo assicurare la più totale vicinanza e solidarietà alle famiglie colpite da un lutto duplicemente, se così possiamo dire, dalla perdita del loro caro prima e dal riacutizzarsi di questo dolore ora che i fatti emersi sono al vaglio degli inquirenti.

In un passaggio così delicato e complesso, come assemblea regionale dobbiamo assicurare il massimo sostegno all'assessorato per l’impegno sulla vicenda, nonché alle autorità sanitarie e giudiziarie che stanno lavorando. È necessario fare piena luce su ciò che è accaduto. È necessario anche che, con il contributo delle competenze scientifiche messe in campo, si definisca un sistema di prevenzione codificato che impedisca il verificarsi di eventi come quelli che, qualora confermati come ad oggi ricostruiti nella loro drammatica successione, per molti mesi non si è riusciti ad intercettare.

Ma noi che rappresentiamo i cittadini nelle istituzioni dobbiamo ribadire il nostro sostegno anche al personale che opera nell’ospedale di Piombino; una struttura ricca di professionalità valide e qualificate, persone che ogni giorno, con dedizione, svolgono il loro lavoro come una missione. È il momento quindi di supportare con il massimo sforzo e senza distinguo le autorità impegnate a fare chiarezza; ribadire la nostra solidarietà a chi ha subito così gravi lutti e sostenere i tanti lavoratori che con il loro impegno servono e onorano la sanità pubblica a Villamarina e in tutta la Toscana” Così Gianni Anselmi, consigliere regionale Pd, intervenendo in aula nella seduta odierna del Consiglio regionale sui fatti di Piombino, dopo la comunicazione dell’assessore alla sanità Stefania Saccardi.

"Quanto è successo all'ospedale di Piombino è un fatto drammatico senza precedenti, oltre che esprimere vicinanza alle famiglie, dobbiamo avere la forza di chiedere scusa. Le famiglie sono state colpite due volte, perché si erano rivolte a una struttura che avrebbe dovuto prendere in carico e lenire le sofferenze dei loro cari. Non ci sono parole per esprimere questa nostra vicinanza". E' quanto ha detto oggi pomeriggio in Consiglio il presidente Enrico Rossi, intervenendo in aula dopo la comunicazione dell'assessore Stefania Saccardi sui fatti di Piombino. "Non solo un ospedale e una città - ha proseguito - ma accanto ai familiari delle vittime c'è un intero sistema sanitario, oltre 50.000 persone che avvertono che questo fatto è un colpo ferale che viene portato a tutto il sistema.

E' necessario riacquisire credibilità e prestigio per un sistema che, non lo dimentichiamo, è tra i migliori in Italia. I dati rimangono sempre i migliori, nonostante questo dobbiamo riflettere che non siamo un sistema perfetto, perché fatto da uomini. Ogni volta che accadono questi episodi, la procedura deve essere revisionata e migliorata". "Il più forte argine a questi episodi - ha concluso Rossi - è un sistema sanitario animato da grandi valori. I nostri operatori aspettano dalla politica un segnale di incoraggiamento.

Tra qualche mese vorremmo poter dire: è accaduto, non doveva accadere ma abbiamo alzato la soglia di sicurezza".

“Ho chiesto io la comunicazione in Aula”, esordisce il capogruppo di Forza Italia e vicepresidente della commissione Sanità, Stefano Mugnai, richiamando “l’enormità di quanto accaduto. Il primo pensiero va assolutamente alle famiglie, alle persone che, se l’inchiesta verrà provata dai fatti, sono state uccise mentre si erano affidate al nostro sistema sanitario per essere assistite e curate”. “Tutti noi vorremmo svegliarci domani con la notizia che si è trattato di un errore, che i fatti non sono andati così”, prosegue Mugnai, “ma se i fatti verranno provati e le cose stanno così, la durata della vicenda e il numero delle vittime ci impongono di cercare di capire dove il sistema non ha funzionato.

Non si può pensare che in un piccolo ospedale, all’interno di un piccolo reparto, non ci sia una reale interrogazione su una serie sistematica di decessi e che nessuno – e parlo di sistema, non di singolo operatore – senta la necessità e il dovere di segnalare l’anomalia”. “Esiste da anni il centro di rischio clinico – prosegue Mugnai – che a un certo punto è stato sollecitato e dunque poi si è rivolto ai Nas e da lì tutto è partito. Ma questa inchiesta doveva avviarsi molto prima”.

Questa struttura, sostiene Mugnai, “deve essere autonoma rispetto alle gerarchie. Arrivarci ora in virtù di questa vicenda lascia l’amaro in bocca, perché siamo comunque in gravissimo ritardo”. Due gli elementi “per cui il sistema ha fallato: il tempo, il numero delle vittime, ma anche che non vi sia la capacità di correre in soccorso di chi è in difficoltà e, essendo in difficoltà, rischia di scivolare nell’orrore più assoluto. Non è pensabile con un sistema sanitario popolato da persone di estremo valore come sono i nostri medici, infermieri, oss, non abbia la capacità individuare il disagio del singolo operatore e poter intervenire.

Zero polemiche – chiude Mugnai –, ma dobbiamo avere piena consapevolezza che questa vicenda nell’immaginario collettivo, se i fatti verranno comprovati, rappresenterà una macchia indelebile nel sistema sanitario toscano per i cittadini toscani e non solo. La sfida, adesso, è restituire credibilità al sistema”.

“Da quando il medico di laboratorio ha segnalato l’anomalia di una morte, per l’azienda sono passati nove mesi, ma anche per i Nas ne sono passati cinque”, dice il consigliere Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra). “Bisogna vedere anche altre responsabilità: non è soltanto che si è sottovalutato, si doveva segnalare al sistema regionale qualunque evento sentinella e questo non è stato fatto – prosegue Sarti –. Nell’attesa, ci sono altri morti. Qualcosa non ha funzionato, ma anche qualcuno”.

Le responsabilità “ci sono e vanno appurate”, osserva Sarti, “non solo nel rispetto delle vittime e delle loro famiglie, ma anche perché adesso le persone hanno un po’ di timore ad affidarsi al servizio sanitario. Bisogna fare chiarezza estrema. Il rischio clinico va portato fuori da eventuali compromissioni. Con la nostra mozione, auspichiamo che si possa dare un piccolo contributo a mettere in piedi i meccanismi di sicurezza che al momento mancano”.

Il lungo dibattito che ha seguito la comunicazione dell’assessore alla Sanità della Toscana, Stefania Saccardi, in merito ai recenti e drammatici fatti accaduti all’ospedale di Piombino (Li), si è concluso con il voto su due mozioni collegate. Entrambi presentati dalle opposizioni (l’una del gruppo Sì – Toscana a Sinistra, l’altra a firma della Lega), i due atti sono stati respinti con il voto della maggioranza.

In particolare per la mozione presentata da Sì, e illustrata in Aula dal vicepresidente Paolo Sarti, si chiedeva un impegno da parte della Giunta toscana per “ricondurre” il centro regionale per la gestione del rischio clinico e la sicurezza del paziente, ad una condizione “più idonea a garantirne maggiore autonomia e terzietà”.

L’atto presentato dalla Lega, ed illustrato dal vicepresidente Elisa Montemagni, chiedeva all’Esecutivo di introdurre una “cartella clinica digitale con garanzia di inalterabilità dei dati inseriti”, ma anche di individuare “protocolli clinici di tracciabilità e di accesso ai farmaci, mediante strumenti tecnologici inalterabili”.

Lavoro in equipe e un sistema di supervisione che sia in grado di riconoscere situazioni di disagio e fragilità. È questa, secondo Danilo Massai, presidente del Collegio Ipasvi di Firenze, ente di diritto pubblico che tutela i cittadini e i professionisti (infermieri, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia), la riflessione necessaria alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto un’infermiera di Piombino.

«Non vogliamo entrare nel merito della vicenda e dell’innocenza o meno dell’infermiera di Piombino, elementi sui quali indaga la magistratura – commentaMassai – né dilungarci sul fatto che in ogni professione ci possano esserci casi isolati di persone con problematiche psichiche. Quello che ci preme mettere in primo piano è l’urgenza di attivare un sistema che sia in grado di individuare, nel nostro caso tra i professionisti del settore sanitario, eventuali situazioni di disagio, inadeguatezza al ruolo e fragilità, in modo da poter intervenire per la tutela in primo luogo dei cittadini ma anche degli stessi operatori sanitari.

Per quanto si tratti di casi isolati, nel caso di professioni usuranti come quella dell’infermiere, ogni giorno messo alla prova da turni di lavoro che hanno ripercussioni rilevanti sulla qualità della vita e da un continuo contatto con la morte e il dolore, può succedere che soggetti con fragilità o problematiche latenti possano non essere in grado di reggere lo stress sia fisico che psicologico a cui sono sottoposti quotidianamente. Per questo riteniamo che vada potenziato il ruolo dell’equipe: gli infermieri devono lavorare in team e poter contare su un’organizzazione di lavoro che consenta un maggiore controllo e una più attenta ripartizione dei ruoli e delle responsabilità.

Vanno attivati meccanismi chiari di vigilanza, supervisione e sorveglianza: dev’essere studiato un sistema capace di intercettare l’eventuale problema su più livelli e di dare una risposta immediata e preventiva, così da permettere ai professionisti di portare avanti il proprio lavoro nelle migliori condizioni possibili. Solo in questo modo possiamo prevenire i problemi a monte, prima che avvengano drammi e che debba intervenire la magistratura».

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