Mobike esce da Firenze: da Bagno a Ripoli a Scandicci

Consumatori critici sul servizio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2017 18:00
Mobike esce da Firenze: da Bagno a Ripoli a Scandicci

I sindaci Francesco Casini e Sandro Fallani sono pronti ad accogliere il colosso cinese del bike sharing. A Lady Radio l’assessore Barbara Lombardini ha spiegato che la giunta di Scandicci ha concesso l’autorizzazione per Mobike, poche ore ed arriva la conferma anche dalla giunta di Bagno a Ripoli.

Sei mesi di sperimentazione per il Chianti dove le biciclette dalle ruote arancioni faranno il loro ingresso sul territorio comunale ripolese dove però il Comune avverte che aprirà "un apposito avviso pubblico per affidare la gestione del servizio". Nel frattempo l'amministrazione comunale si dichiara "al lavoro insieme a Mobike per dotare il territorio di una flotta di biciclette anche a pedalata assistita, da impiegare su percorsi collinari, con una fruizione turistica ma non solo".

Con il nostro sistema di piste ciclabili, che stiamo ampliando e ottimizzando sempre più grazie a numerosi investimenti, non ultimo quello ottenuto grazie al 'bando periferie', nel nostro territorio la bicicletta ha le carte in regola per diventare davvero un mezzo di mobilità alternativa all'auto privata" sottolinea Casini.  Una invasione già iniziata a dispetto della limitazione al territorio comunale fiorentino come dichiara il primo cittadino ripolese "Le biciclette di bike sharing di Mobike già da settimane circolano a Bagno a Ripoli, in arrivo da Firenze.

Ma con l'atto della giunta il nostro Comune avrà una flotta propria, che sarà composta indicativamente da alcune centinaia di mezzi a due ruote”.I consumatori cosa dicono? "Firenze ha fatto bene a buttarsi nell’impresa - esclama il Presidente Aduc Vincenzo Donvito - ma, siccome la demagogia è una brutta bestia che alberga ovunque, ecco che sta accadendo il patatrack. Queste bici, letteralmente, gli utenti le lasciano ovunque, anche se gli amministratori con quel “ovunque” avevano giustamente sottinteso “dove la legge lo consente”.

Ma questi amministratori non avevano considerato che l’abitudine fa l’uomo ladro. Cioè l’abitudine a doversi arrangiare il più possibile nell’uso di una bicicletta in una città che è molto carente rispetto ad infrastrutture alla bisogna, essenzialmente parcheggi e piste. Ed ecco quindi che la demagogia della buona azione ecologica si dimostra essere deleteria. Infatti siamo invasi da queste bici arancioni, invasione che è tale perché sono spesso dove non dovrebbero essere, creando non pochi problemi a mobilità pedonale, automobilistica, decoro, e quindi all’ordine pubblico. Uno dei motivi conduttori dello “sdegno” per quanto sta accadendo con le Mobike, è che gli utenti sono maleducati e menefreghisti.

E’ vero! E quindi? Crediamo che non serva, come abbiamo letto da qualche parte, che la presunta task-force della polizia urbana prometta ferro e fuoco contro i trasgressori, tanto non li prenderanno, oppure troveranno due-tre sfigati che si faranno cuccare e che diventeranno il simbolo della efficienza del Comune… proprio come e’ accaduto per la vicenda dell’ordinanza anti prostituzione. Che fare? Occorre guardarsi allo specchio e agire.. non ci sono infrastrutture sufficienti per accogliere questa mobilità a pedali, quindi è dannoso aumentare il numero di bici a disposizione.

E da subito occorre moltiplicare i parcheggi (costi bassi per questa operazione) e metter mano ad altrettanta moltiplicazione delle piste ciclabili (costi più alti, ma con ampia disponibilità da fonti comunitarie, che dovrebbero essere impegnate non per dirsi quanto è bella la nostra città, ma per dare risposte pratiche".

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