Margherita Sarfatti: la regina dell’arte nell’Italia Fascista

Di Rachele Ferrario, storica e critica d’arte, che insegna Fenomenologia delle arti all’Accademia di Brera e Storia delle tecniche artistiche allo Iulm

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 dicembre 2015 21:47
Margherita Sarfatti: la regina dell’arte nell’Italia Fascista

Domani 9 dicembre 2015 alle ore 17,30 al Museo Novecento In Piazza Santa Maria Novella, per Pagine d’arte “la storica dell’arte Presenta il suo libro “Margherita Sarfatti -La regina dell’arte nell’Italia Fascista (Mondadori)” alla presenza del Sindaco Dario Nardella giornalista del Corriere della Sera Aldo Cazzullo e lo storico dell’arte e critico Marco Fagioli. Introduce Valentina Gensini, curatore scientifico del Museo Novecento.

Il libro di Rachele Ferrario “Margherita Sarfatti –La regina dell’arte nell’Italia Fascista” di 420 pagine edito dalla Mondadori ed acquistabile al prezzo di 25 euro, racconta la poliedricità di Margherita Sarfatti in quanto giornalista, scrittrice e primo critico d’arte donna in Europa.

Essa . Ha fondato il gruppo del Novecento, progettato e allestito mostre in patria e all’estero, frequentato gli intellettuali all’avanguardia del suo tempo, per oltre vent’anni ha influenzato in modo profondo la cultura e l’arte italiane. Eppure, per una sorta di damnatio memoriae, la maggior parte del pubblico la conosce solo come «l’amante del duce». La sua figura è rimasta a lungo «appiattita» su quella di Mussolini. In realtà rivestì un ruolo da protagonista, soprattutto in campo artistico, ma anche in politica e nel forgiare l’ideologia del fascismo.

Colta, elegante, raffinata, Margherita nasce a Venezia nel 1880 da una ricca famiglia ebrea, i Grassini. Fin da giovane frequenta Antonio Fogazzaro e Guglielmo Marconi, conosce la regina Elena e il patriarca Sarto, futuro papa Pio X. Il suo salotto di Milano, un vero laboratorio del pensiero artistico del tempo, è frequentato da futuristi come Marinetti e Carrà, Russolo e Boccioni – con cui intreccia una storia d’amore –, i pittori di Novecento (Sironi, Funi, Bucci), letterati e poeti come d’Annunzio e Ada Negri, e da un giovanotto trasandato ma ambizioso di nome Benito Mussolini.

Tra i due scoppia presto la passione, ma nasce anche un proficuo sodalizio in cui ognuno si serve dell’altro. Il duce usa la lucida intelligenza, la spregiudicatezza, le entrature internazionali e nel mondo dell’arte di Margherita; lei, anche grazie al suo rapporto con l’uomo più potente d’Italia, riesce a imporsi sulla scena culturale e a compiere il suo progetto: un’avanguardia artistica in linea con la tradizione classica italiana. Costretta a espatriare nell’imminenza delle leggi razziali, rientra in patria solo dopo la caduta del fascismo, ma resta relegata ai margini della storia.

Oggi il libro di Rachele Ferrario, grazie a una capillare ricerca documentaria e a carteggi inediti, ci restituisce il temperamento di una donna libera, capace di affrontare con coraggio anche il dolore estremo della morte del figlio diciassettenne Roberto, arruolatosi volontario nella Prima guerra mondiale contro la volontà dei genitori. Una donna che vive in anticipo sul proprio tempo e non ama sentirsi dire di no. Nemmeno dal duce, a cui scrive, rivendicando la propria indipendenza: «Mi hai presa, mi hai conquistata, ti sei fatto amare oggi? Sì? Tanto meglio, domani bisogna ricominciare da capo ... Io sono nuova; io nasco ogni mattina. Ciò che feci ieri non è la ragione determinante di quanto farò domani...».

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