Magherini, il caso a Roma: dito puntato sull'intervento dei militari

Morto dopo l'arresto: ennesimo caso in Italia, ma stavolta ci sono testimonianze

Antonio
Antonio Lenoci
24 aprile 2014 14:19

"Le immagini e le voci di un fermo violento in una strada di Firenze. La vittima che grida ripetutamente aiuto. I carabinieri su di lui, le manette ai polsi, l'ambulanza senza un medico" questo è l’inizio della vicenda riassunto dal Senatore Luigi Manconi del Partito Democratico che presso la Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama tiene la conferenza stampa "Chi è Riccardo Magherini? Quando un arresto porta alla morte di un cittadino"

Riccardo Magherini, 40 anni, è morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo a Firenze nel quartiere storico di San Frediano in Oltrarno.

Arriva in arresto cardiaco al pronto soccorso. Il video. L'uomo viene immobilizzato a terra e ammanettato a faccia in giù sull’asfalto da due pattuglie dei carabinieri, accorse nelle strade di Borgo San Frediano, i soccorritori arrivano 20 minuti dopo. Intorno all’una l’uomo era entrato in una pizzeria sfondando una porta a vetri. Si sentiva inseguito ed aveva paura che qualcuno potesse ucciderlo. Tornato in strada ha fermato un’auto. Una pattuglia dei carabinieri è riuscita a fermarlo solo dopo l’arrivo di rinforzi.

Magherini era a terra, a torso nudo. Un abitante del quartiere ha fatto con il cellulare una registrazione audio di quei momenti, che stata è pubblicata su Repubblica.it: “Aiutatemi… Mi sparano… Sto morendo…”. L'ambulanza, senza medico, arriva dopo, quando Magherini è in arresto cardiaco. I familiari  hanno dichiarato: "Evidente che quella sera Ricky stava male. Aveva bisogno di aiuto, e lo chiedeva disperatamente, ben prima che intervenissero le forze dell'ordine e i soccorritori.

E' morto”.

La mattina successiva si è parlato a Firenze di un giovane ubriaco che urlava per le strette strade fiorentine irrompendo nei locali e nelle pizzerie, aggredendo automobilisti e rompendo vetrate. Era stato un giocatore della Fiorentina. Pian piano lo scenario si è arricchito di particolari: una lite con un tassista, l'intervento di una Guardia Giurata, la fuga dalla minaccia di una pistola e la ricerca di un aiuto cercato presso chiunque fosse a portata di mano, clienti dei locali, gestori, e un'automobilista in sosta.

La zona è poco illuminata, ma molto frequentata da turisti e residenti, così nelle ore sono emersi audio e soprattutto video, ancora in parte inediti, dell'accaduto. L'audio in cui Riccardo urla "Aiuto, sto morendo" ha fatto sobbalzare l'opinione pubblica davanti all'ennesimo caso di morte sopraggiunta all'arrivo delle pattuglie. Cosa è accaduto? Come mai tutti questi casi complicati dove è necessario appellarsi alla testimonianza dei passanti? Chi parla? A Firenze non pare esistere l'omertà ed il materiale a disposizione di inquirenti e parti in causa sembra essere sufficiente a poter descrivere la dinamica dell'accaduto.

Nonostante questo è la famiglia stessa che continua a chiedere notizie su quella notte, appellandosi attraverso testimonial di spicco come la stella viola, Giancarlo Antognoni, e trasmissioni di risalto nazionale.

"Qualcuno ha un video e ha paura di mostrarlo" è l'appello della madre di Riccardo Magherini dalle telecamere di Chi l'ha visto, in studio Guido e Andrea Magherini, rispettivamente padre e fratello dell’ex calciatore delle giovanili della Fiorentina.Quella notte le urla si sentivano dalle finestre: Riccardo sarebbe stato steso a terra e immobilizzato dai carabinieri che lo avrebbero "ammanettato e percosso". Questa l'accusa che grava sui militari dell'Arma già identificati dai magistrati inquirenti.

Urlava: "Sto morendo, sto morendo". Perché?"Stiamo lavorando per accertare la verità, ogni contributo è ben accetto" sottolinea il magistrato Luigi Bocciolini che indaga sul caso ed è in attesa degli esiti degli esami tossicologici e istologici. I video e gli atti dell'inchiesta approdano in Senato. A Palazzo Madama con il senatore del Pd Manconi, anche il fratello di Riccardo, Andrea, e l’avvocato Fabio Anselmo di Ferrara che già assiste le famiglie di Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva, tutti morti in circostanze da accertare, dopo un arresto. Il senatore parla di una "morte sociale che arriva dopo quella fisica e che in sole 24 ore punta a screditare l'uomo, etichettandolo come un consumatore abituale di stupefacenti e dunque meno meritevole di altri di essere tutelato".

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