Maggio Musicale Fiorentino: Giuseppe Verdi all’Opera, dal 20 dicembre e poi il 22, il 24 e il 27

Dopo il grande successo di Semiramide e Bohéme, dopo aver dovuto aggiungere una recita di Le notti delle streghe al teatro Goldoni, “boom” al botteghino anche per il titolo verdiano oramai già quasi “tutto esaurito”. La prima sarà trasmessa in diretta su Rai-Radio3

Redazione Nove da Firenze
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17 dicembre 2016 22:27
Maggio Musicale Fiorentino: Giuseppe Verdi all’Opera, dal 20 dicembre e poi il 22, il 24 e il 27

Firenze, 17 dicembre 2016- Torna al Maggio Musicale Fiorentino l’allestimento di Nabucco firmato dalla direzione di Renato Palumbo, la regia di Leo Muscato e le scene di Tiziano Santi che fu rappresentato l’ultima volta nel gennaio del 2014. Per questa riproposta a ridosso del Natale si è registrato un grandissimo successo al botteghino tanto che sia la prima del 20 dicembre e la quarta e ultima del 27 sono esaurite. Restano poche disponibilità di poltrone in platea per il 22 e per recita della vigilia, il 24 alle ore 1530. Gallerie tutte esaurite.

Il maestro Pierangelo Conte, coordinatore artistico dell’Opera di Firenze-Maggio Musicale Fiorentino, dice: “La programmazione operistica del Maggio dall’apertura di stagione fino ad ora, ha proposto al pubblico tre titoli molto importanti, tre capolavori del nostro melodramma, la Semiramide di Rossini, la Bohéme di Puccini e adesso ilNabucco di Verdi. Sia per il titolo rossiniano che per l’amatissima Bohéme il pubblico ha premiato le nostre proposte affollando il teatro in ogni ordine di posti e questo si sta confermando anche per Nabucco per il quale siamo vicini al tutto esaurito per le quattro recite. E a questo proposito devo anche ricordare che anche Le notti delle streghe in scena al Goldoni ha fatto registrare sempre gli esauriti e per rispondere al pubblico abbiamo aggiunto anche una recita a quelle previste.

Sono contento che dopo uno spettacolo metafisico e essenziale come la Semiramide del grande Luca Ronconi, i costumi colorati e di fine ottocento inseriti una scena con una struttura aperta che lasciava spazio all’immaginazione della Bohéme con la regia di Mariani, ora col Nabucco si torni a un allestimento più classico e improntato al criterio dell’essenzialità pulita ed elegante. Il maestro Renato Palumbo è un punto di riferimento per l’interpretazione del primo Verdi e d è uno dei direttori più accreditati in questo repertorio.

Palumbo ha plasmato l’orchestra sull’estetica del primo Verdi con accompagnamenti “croccanti” e ricchi di energia: l’ascolto ci regalerà una cura del dettaglio superlativa sia per l’Orchestra che per il Coro. La celeberrima pagina che il coro è chiamato a interpretare è interpretata come indicava Verdi, senza enfasi, senza trionfalismi; è una sommessa preghiera, intima e come tale è eseguita. Palumbo ottiene dal Coro che è come sempre istruito da Lorenzo Fratini, e dall’Orchestra dei pianissimi sfidantissimi”.

Il Nabucco è soprattutto una specie di monumento nazionale – dice il regista Leo Muscato - grazie al suo legame con il Risorgimento e al desiderio di ribellione verso ogni forma di oppressione. È l’opera del “Va’ pensiero”, il coro che lamenta la perdita della propria patria, che dà voce a un popolo oppresso, deportato

e ridotto in schiavitù”. “Per la regia – continua Muscato – abbiamo pensato di bandire ogni monumentalità decorativa: lo spazio è una grande scatola che ci permette di raccontare, a seconda delle esigenze, due mondi molto diversi l’uno dall’altro. Quello degli ebrei è decisamente scuro, rischiarato dal fuoco, segno del divino. Quello Babilonese, invece, ostenta ricchezza, ma lo fa in maniera spartana, con dei muri che trasudano oro, e che si caratterizzano per certe durezze esaltate dagli angoli retti che li compongono; ogni avvenimento è condensato nell’arco di pochi attimi, abbiamo fatto di tutto per dare allo spettacolo un sapore più cinematografico; sono fiducioso che anche per questa edizione tutto ciò si trasformi in emozione per il pubblico”.

Quando Giuseppe Verdi incontra Bartolomeo Merelli, impresario del Teatro alla Scala, non vuole saperne di comporre una nuova opera: è distrutto dal dolore della morte del figlio e della moglie e si è convinto di essere un pessimo musicista per il fiasco della sua prima opera, Oberto conte di San Bonifacio. Merelli, un arruffone che truffa regolarmente i compositori sui compensi, riesce a infilare nella tasca del pastrano di Verdi il libretto per una nuova opera, il Nabuccodonosor, la cui commissione è stata rifiutata da Carl Otto Nicolai. Giunto a casa, Verdi, arrabbiato, getta via il libretto con l'intenzione di distruggerlo, ma questo si apre sui versi del Va’ pensiero scritto da Solera: è l'ispirazione che cercava. E il Va’ pensiero è diventato come l’emblema di questa opera, una delle pagine corali più celebri e più amate di tutto il repertorio operistico e il Coro del Maggio ne fa uno dei suoi biglietti da visita più smaglianti e ammirati.

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