Lucchini, la Toscana si aspetta l'acciaieria nuova ed i lavoratori occupati

Unanimità in Consiglio regionale sull'immediata operatività dell'accordo di programma

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2014 18:19
Lucchini, la Toscana si aspetta l'acciaieria nuova ed i lavoratori occupati

L'atto sottoscritto nei giorni scorsi per la bonifica e la riconversione industriale dell’area delle Acciaierie Lucchini di Piombino e, in questo contesto, realizzazione in tempi rapidi de “i progetti speciali per il reimpiego dei lavoratori coinvolti nel processo di ristrutturazione aziendale”. 

La Toscana non rinuncia all'obiettivo di produrre acciaio a Piombino, dove grazie anche all'Accordo di programma entro tre anni ci sarà un polo siderurgico di avanguardia in Europa, ambientalmente sostenibile e con maggior risparmio energetico. Proprio domani, per questo obiettivo, il presidente della Regione, che è anche coordinatore del comitato esecutivo, incontrerà a Roma il viceministro Claudio De Vincenti, per proseguire il lavoro iniziato e avviare entro tre mesi la costruzione di un preciso cronoprogramma.

Lo ha detto oggi il presidente della Regione nella sua comunicazione al Consiglio regionale sulla vicenda Lucchini. E' avvenuto ciò che tutti i lavoratori avrebbero voluto scongiurare, cioè la chiusura dell'area a caldo, ha detto tra l'altro il presidente, tuttavia l'accordo di programma. Frutto della lotta dei lavoratori e dell'impegno delle istituzioni permette di affrontare il futuro e di non darsi per vinti. L'Europa ha un Piano per la siderurgia e in questo Piano Piombino avrà un ruolo grazie alla riconversione ecologica. Una riconversione a cui, ha proseguito il presidente, i lavoratori chiedono di partecipare attivamente, non chiedendo la cassa integrazione ma un contratto di solidarietà che permetta loro di lavorare alle bonifiche del sito e di presidiare gli impianti perchè l'acciaio riprenda.

Il presidente, che ha ringraziato il governo e il presidente del consiglio per la spinta decisiva all'accordo, ha anche ricordato l'interessamento del Santo Padre, a cui si sono rivolti istintivamente i lavoratori, e che ha saputo intercettare e trasformare in mobilitazione collettiva le passioni travolgenti di chi ha visto tramontare una vita di sacrifici e di lavoro e una storia lunga 150 anni. C'è evidentemente una "connessione sentimentale" tra il popolo e il Santo Padre che le istituzioni e la politica stentano ad esprimere.

Quello che si progetta per Piombino è il più grande intervento mai fatto dalla Regione per una realtà industriale, ha proseguito il presidente, ricordando i termini economico-finanziari dell'accordo: tra il polo siderurgico e l'ammodernamento del porto, arriveranno a Piombino 275 milioni. Di questi ben 142 milioni sono le risorse della Regione Toscana. Per il polo siderurgico 142,2 milioni. Di cui dal Governo: 50 milioni per le bonifiche (messa in sicurezza della falda e del suolo) e 20 milioni per agevolazioni per investimenti. Dalla Regione 62,2 milioni per agevolazioni degli investimenti e 10 per bonifiche delle aree demaniali marittime. Per ammodernamento del porto: 133 milioni. Di cui dal Governo arrivano 56 milioni, dalla Regione 70,8 milioni e 5,6 dall'Autorità portuale.

Per quanto riguarda i lavori al porto il presidente ha detto che stanno proseguendo in tempi rapidi, tali da non far rinunciare all'idea che Costa Concordia possa essere trasportata e smantellata proprio a Piombino. La parte dell'Accordo su cui il presidente si è detto meno convinto ( e di varlo fatto presente anche al presidente del Consiglio) è quella relativa a strade e trasporti, su cui la Regione di aspetta un impegno maggiore. La Tirrenica va fatta, ha detto ancora, tocca al governo intervenire e alla Sat costruire. La Regione chiede che i lavori partano il più presto possibile.

Con questo progetto, ha concluso il presidente, la Toscana è in sintonia con la cultura economica e politica più avanzata, affronta una sfida non facile ma ce la può fare, perchè ci sono le condizioni perchè una storia millenaria possa proseguire.

La proposta di risoluzione, sottoscritta da tutti i gruppi, è arrivata dal Consiglio regionale che l'ha approvata all’unanimità al termine del dibattito sulle vicende del Polo siderurgico di Piombino. Fra gli altri punti dell’impegnativa, anche l’attivazione di risorse per processi formativi dei lavoratori, l’attivazione di contatti con il Governo per accelerare la realizzazione della bretella di collegamento con il porto di Piombino, l’apertura, una volta definita la procedura di vendita del polo siderurgico, un confronto serrato con il soggetto privato “per discutere le prospettive di investimenti industriali”, con l’obiettivo “di realizzare un forno elettrico e un corex” per il rilancio industriale dell’area.

Dopo la comunicazione del presidente della Regione, si è aperto il dibattito in aula con l’intervento del consigliere Matteo Tortolini. Secondo il consigliere la vicenda della Lucchini ci pone di fronte ad un ripensamento generale del modello produttivo del nostro Paese. Per Tortolini, non è da molto che il polo siderurgico di Piombino ha iniziato ad essere antieconomico, visto che prima della crisi l’acciaio ha consentito a molti di arricchirsi. L’accordo di programma presentato da Rossi è per il consigliere un grande risultato che però deve essere attentamente monitorato.

Il consigliere ha sottolineato la necessità di coordinamento tra i Ministeri interessati, gli enti locali e la Regione. L’accordo, ha continuato Tortolini, potrebbe poi intervenire sui lavoratori in maniera innovativa, consentendo alla maestranze di contribuire direttamente, lavorando al risanamento dell’azienda. Tortolini ha concluso con l’auspicio di realizzare al più presto l’autostrada Tirrenica, anche per consentire al porto di Piombino un collegamento più diretto e funzionale.

Per Giuliano Fedeli la questione delle acciaierie andava affrontata almeno trent’anni fa. Secondo il vicepresidente la vicenda Lucchini non è esplosa come un fulmine a ciel sereno, è mancata una programmazione seria sul ruolo della siderurgia in Italia. Per Fedeli il colpo di grazia alla Lucchini è arrivato con la svendita dello stabilimento e con il mancato ammodernamento, che ha portato lo stabilimento a non essere più competitivo. Nel suo intervento Fedeli ha ringraziato il Rossi per l’impegno profuso per la stipula dell’accordo e ha ricordato la difficoltà del percorso, sottolinaneando come per le imprese multinazionali, con le quali il polo siderurgico toscano si dovrà confrontare, anche lo stabilimento di Piombino può essere considerato un ostacolo da rimuovere.

 «L’area di Piombino e, più in generale, dell’alta Maremma è un’area povera -come ha voluto definirla il Presidente Rossi- grazie alle politiche economiche che si sono perpetrate negli anni: dalla chiusura delle miniere, allo crisi dell’industria follonichese, alla stessa gestione della crisi amiatina quando si investirono centinaia di miliardi di lire in attività varie poi irrimediabilmente fallite. E Piombino è solo l’ultimo atto di questa nefasta storia di mancata riconversione industriale nella quale la politica ha precise responsabilità. Troppo spesso la politica si è occupata delle questioni solo per rispondere a situazioni di emergenza, senza un chiaro piano di riconversione e ammodernamento industriale, facendo ricorso alla cassa integrazione che nel dare risposte immediate non offre certezze di occupazione per il futuro.

E questa volta, sull’onda di un accordo che appare finalmente credibile, c’è la necessità di non scherzare, di prendere impegni veri e seri per non disattendere le aspettative di quelle migliaia di persone che vivono il dramma della perdita del posto di lavoro. Oggi la riconversione passa dalla “siderurgia di qualità”. Piombino e l’Italia non possono pensare di competere con la Cina sul basso prodotto, sarebbe l’ennesimo fallimento. Piombino e l’Italia possono e devono occupare il mercato dell’acciaio di qualità sfruttando l’esperienza e il know-how che la nostra terra può e sa esprimere. Quindi spazio per un vero futuro c’è! Servono scelte politiche lungimiranti e concrete anche nel settore delle infrastrutture (autostrada, porto, bretella e bonifica).

Senza infrastrutture lo sviluppo è un miraggio ed ogni realtà economica, anche la più innovativa e fiorente, è destinata a naufragare.» Andrea Agresti, consigliere regionale NCD e Vicepresidente della Commissione “Territorio e Ambiente”

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