Livorno, ammortizzatori: incontro Regione-sindacati per illustrare le novità

Gruppo Greco: garanzie per i lavoratori. Bernardini (Confidi): "per consolidare il nostro ruolo di hub manifatturiero, fondamentale il ruolo del credito"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 novembre 2016 20:30
Livorno, ammortizzatori: incontro Regione-sindacati per illustrare le novità

FIRENZE- Le norme speciali per gli ammortizzzatori sociali nelle aree di crisi dove sono in corso progetti di riconversione industriale, fra cui quella di Livorno, sono state illustrate venerdì alle organizzazioni sindacali provinciali dall'assessore al lavoro Cristina Grieco e dal consigliere del presidente per il lavoro Gianfranco Simoncini nel corso di un incontro a Livorno. Sulla base dell'accordo siglato nei giorni scorsi con le parti sociali, nelle quattro aree di crisi regionale potranno essere concessi tre mesi di mobilità aggiuntiva a chi, dopo essere stato licenziato, ha terminato le misure di protezione sociale e di sostegno al reddito negli ultimi 12 mesi (entro il 31dicembre 2016) e anche per chi esaurirà l'indennità di mobilità ordinaria entro aprile 2017. Nell'intero territorio regionale, invece, potranno essere garantiti tre mesi aggiuntivi a chi esaurisce la mobilità entro la fine dell'anno a partire dall'8 ottobre 2016, data in cui è entrato in vigore il decreto del Ministero.

Per la cassa integrazione in deroga, visto l'intervento nazionale che offre la possibilità, nelle aree di crisi complessa, di poter avere un anno di cassa integrazione in più, si propone per le aree di crisi regionale la possibilità, nelle aziende escluse dalla norma nazionale, di tre mesi di cassa in deroga in più. Tutto ciò a condizione che i trattamenti inizino prima del 31 dicembre, poiché dal 1 gennaio 2017 la Cig in deroga non sarà più attiva. Ulteriore novità è rappresentata dalla possibilità di accedere alla mobilità in deroga ai lavoratori che andrebbero in mobilità dal 31 dicembre prossimo fino al 30 aprile 2017, purché presentino domanda di usufruirne entro il prossimo 16 dicembre.

Garanzie per i lavoratori dei servizi di ristorazione della stazione marittima del Porto di Livorno sono state date nel corso di un incontro convocato venerdì, a Livorno, dal consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini. All'incontro, che ha fatto seguito ad una prima riunione fra Regione e presdente di PortoLivorno2000 Massimo Provinciali e ad una seconda alla quale, oltre alla Regione e alla PortLivorno 2000, hanno partecipato anche le organizzazioni sindacali e il Comune di Livorno (assessore Francesca Martini). Simoncini ha chiesto alla PortoLivorno2000 di mettere in atto strumenti per garantire la riapertura del bar e la continuità occupazionale dei lavoratori, mentre le organizzazioni sindacali avevano denunciato la fase di stallo con la chiusura attuale del servizio e i danni, anche di immagine, da questa causati per tutto il Porto di Livorno. Provinciali per Porto Livorno 2000 ha informato della decisione del Consorzio gruppo Greco di procedere alla risoluzione del contratto per la gestione del servizio di ristorazione.

Portovorno2000 ha spiegato che intende prendere atto della decisione, sottolineando che ciò avverrà a fronte delle inadempienze del gruppo Greco. PortoLivorno2000 si attiverà immediatamente per riaprire la struttura, attualmente chiusa al pubblico, con altri soggetti, nelle more della procedura di gara. Rispondendo alle sollecitazioni di Simoncini e ad una precisa richiesta dei sindacati, la società ha fatto presente che inserirà nelle procedure di gara (e nella gestione transitoria) una clausola sociale a favore dei lavoratori attualmente impegnati nei servizi di ristorazione. I sindacati si attiveranno subito nei confronti del Gruppo Greco per assicurare il pagamento degli stipendi e l'adempimento di tutti gli obblighi contrattuali verso i lavoratori che non sono ancora stati rispettati. Simoncini ha ribadito la disponibilità della Regione a monitorare l'andamento della vicenda e, se necessario a riaprire il tavolo regionale.

"Come è possibile che una multinazionale che registra utili per 800 milioni di euro, che acquista società in mezza Europa, intenda licenziare 260 persone nel nostro paese? Eppure è così" afferma la Senatrice Alessia Petraglia di Sinistra Italiana"La multinazionale del cemento, la Cementir Holding del gruppo Caltagirone, che attraverso la controllata Cementir Italia spa possiede anche la Cementir Sacci srl, in poche settimane ha deciso di lasciare a casa centinaia di persone. In Cementir Sacci - prosegue Petraglia - è stato avviato il licenziamento di 83 dipendenti ritenuti strutturalmente eccedenti ed attualmente in forza presso la sede di Testi-Greve in Chianti (FI), dove ben 32 persone rischiano di perdere il posto di lavoro, Roma, Cagnano Amiterno (AQ), Tavernola Bergamasca (BG), San Giovanni Teatino (CH), Scerne di Pineto (TE) e Roma Casilino; Cementir Italia spa ha invece deciso invece di licenziare ben 106 lavoratori, di cui 96 operai e 10 quadri e impiegati, distribuiti nei vari centri e stabilimenti a partire da Taranto, dove gli esuberi previsti sono 47, ad Arquata Scrivia (Al), dove saranno in 25.

E poi 21 a Spoleto (PG), 10 a Maddaloni (Ce), 2 a Civitavecchia e uno a Roma. A questi numeri bisogna aggiungere i 71 lavoratori dello stabilimento di Castelraimondo (Mc) verso i quali è stata attivata la procedura di licenziamento dalla vecchia Sacci Spa, oggi in possesso di Cementir. Se da un lato il settore del cemento nel nostro paese è in grande crisi dall'altro il numero dei licenziamenti è totalmente ingiustificato, così come ingiustificato è non predisporre da parte di Cementir un adeguato piano industriale e sociale che riguardi tutta l'attività del gruppo in Italia.

Di fronte a tutto ciò ed all'atteggiamento della multinazionale che, di fatto, ha rotto le relazioni sindacali, abbiamo presentato un'interrogazione parlamentare prosegue Petraglia - chiedendo ai Ministri Calenda e Poletti di intervenire immediatamente nei confronti del Gruppo Cementir per sventare la perdita dei posti di lavoro e al contempo abbiamo chiesto di affrontare seriamente la crisi di un settore che perdura ormai da anni.

"Nel primo semestre del 2016 il credito all’economia è cresciuto moderatamente: +0,7% alle imprese" sottolinea Franco Bernardini, presidente di Confidi Imprese Toscane, nel suo intervento al seminario nazionale della Consulta annuale dei Confidi aderenti a Federconfidi -Confindustria, che si è concluso venerdì mattina a Firenze. "La nostra economia continua a crescere in maniera insufficiente, nonostante il calo del costo del credito tornano a flettere gli investimenti a seguito della debolezza della domanda" continua Bernardini e "se l’obiettivo è quello di consolidare il nostro ruolo di hub manifatturiero di valenza europea il ruolo del credito è fondamentale, a partire dai Confidi che occorre valorizzare ancora di più nelle politiche di sviluppo regionali".

Le imprese, per agganciare in maniera duratura la ripresa, hanno sempre più bisogno di trovare nuovi canali di accesso al credito e che i canali tradizionali si evolvano per stare al passo con le loro esigenze in continua trasformazione. In questa partita i consorzi di garanzia dei fidi giocano un ruolo centrale, per aiutare le imprese ad uscire dalla zona grigia, in cui molte di esse sono relegate, i Confidi devono indossare, al contempo, il vestito del garante e quello del consulente, aprendosi a nuova finanza, nuovi soggetti e nuovi servizi. I numeri ci dicono che sono quasi 90.000 le piccole e medie imprese che aderiscono al sistema e a loro vengono garantiti oltre 7 miliardi i finanziamenti.

Dallo studio emerge che, al 31 dicembre 2015, la Federazione associa 36 soggetti. C’è stato un decremento del 7,7% rispetto all’anno passato, una contrazione dovuta soprattutto ai processi di fusione che hanno riguardato alcuni Confidi del Sud Italia. La logica della fusione rientra nella forte propensione alla modernità, alla sinergia e alla condivisione che ha ispirato le spinte aggregative che hanno contraddistinto il sistema negli ultimi anni e che ha portato a favorire la nascita di reti fra Confidi.

Nel 2015 è nata, infatti, ReteFidiItalia, che aggrega 10 confidi vigilati che coprono l’intero territorio nazionale. Quest’anno è stata creata, invece, Rete Fidi dei Territori che coinvolge 12 Confidi “minori”. Un altro dei temi approfonditi è stato l’impegno di Federconfidi sui diversi cantieri normativi. In primo luogo la Legge Delega sulla riforma dei Confidi, approvata dalla Camera in via definitiva lo scorso luglio, che prevede importanti interventi per definire meglio il ruolo dei confidi nel mercato del credito, per il loro riposizionamento strategico nella relazione con le Istituzioni pubbliche e per una nuova relazione con il sistema bancario.

C’è poi la Legge di Stabilità 2014, il cui decreto di attuazione è in fase di emanazione, che destina 225 mln al rafforzamento del sistema dei Confidi. Infine, la Federazione sta lavorando sulla Riforma del Fondo Centrale di Garanzia.

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