Antimafia, Rosy Bindi: "La Toscana non e' ignorata dalle organizzazioni mafiose"

Presenti nella regione 'ndrangheta e altre mafie, soprattutto quelle straniere. Oggi a Firenze audizioni dei prefetti e del procuratore della Dda.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 febbraio 2017 19:22
Antimafia, Rosy Bindi:

DIRE) Firenze, 13 feb. - "La Toscana non e' ignorata dalle organizzazioni mafiose. È all'attenzione di Cosa Nostra, della 'ndrangheta. Lo e' come tutte regioni in cui ci siano una economia fiorente e una qualita' della vita dignitosa e accettabile che ha incrociato una crisi economica e, quindi, una realta' nella quale ci sia possibilita' di fare affari e questo e' l'interesse principale di tutte organizzazioni mafiose, che non ignorano nessuna realta' pubblica o privata dove cio' possa avvenire".

Lo afferma nel corso di una conferenza stampa a Firenze, al termine di giro di consultazioni dei prefetti e della Dda della Toscana, Rosy Bindi presidente della commissione Antimafia. "Siamo ancora una bella realta', lo dico da toscana- aggiunge- fino a qualche tempo fa i mafiosi compravano qui loro beni, venivano in qualche modo a godersi i frutti del loro lavoro, ora siamo diventati una realta' interessante anche per il riciclaggio denaro oltre che per altre attivita'". D'altro canto, "dire che la Toscana e' a rischio dell'infiltrazione della mafia non si fa del male- precisa- ma si fa del bene perche' si creano gli anticorpi, la vigilanza per tenere le mafie fuori da nostra vita, dalla nostra economia perche' dove arrivano le organizzazioni mafiose fanno molto male".

"In Lombardia non ha portato bene per tanti anni dire che la mafia non c'era, in Toscana pensiamo porti bene far presenti i segnali, i sintomi, gli indizi che sono stati ampiamente valutati dalle prefetture, dalla magistratura, dalle forze di polizia". Cosi', la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi parlando al termine.

"Abbiamo anche registrato la preoccupazione della presidente dell'associazione dei Georgofili per la reiterata richieste di abolizione del 41 bis. Noi siamo perche' il 41 bis sia sempre piu' efficace, per raggiungere gli scopi che la legge prevede, non ne condivideremmo l'abolizione. Lavoriamo perche' l'applicazione sia nel rispetto della Costituzione, lo riteniamo ancora valido, va applicato in modo corretto". Lo spiega la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi nel corso di una conferenza stampa dopo una giornata di audizioni in Prefettura a Firenze.

Nel corso della giornata di lavori la commissione ha incontrato l'associazione dei parenti delle vittime della strage del 1993 ai Georgofili. "Abbiamo ascoltato la presidente con grande attenzione e partecipazione- prosegue Bindi- ci ha avanzato alcune richieste. C'e' da fare verita' su quel periodo per capire quali interessi abbiano incrociato la mafia e gli stragisti nella vita del Paese. "Per il tempo di lavoro che avremo- aggiunge- la commissione fara' la sua parte, come faremo la nostra parte per sollecitare il governo a dare risposte sempre piu' giuste".

"Si conferma che la crisi economica che si e' presentata anche come crisi di liquidita' per gli imprenditori e' stata una grande occasione di riciclaggio di denaro per le organizzazioni mafiose. In Toscana, soprattutto la 'ndrangheta attraverso anche patti con altre mafie, soprattutto quelle straniere usano il denaro degli affari con la droga per penetrare nell'economia legale". Lo afferma la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi nel corso di una conferenza stampa al termine di una giornata di audizioni in prefettura a Firenze.

"Abbiamo trovato una grande attenzione da parte delle Istituzioni sia delle Prefetture, della Polizia che della magistratura, c'e' la consapevolezza che questa realta' vada tutt'altro che sottovalutata". Pero', ricorda, "riteniamo che mafie di oggi si combattano non solo con la magistratura, ma che necessitino di una grande attenzione da parte della societa', di tutti i cittadini, degli imprenditori, dei professionisti". In Toscana, peraltro, sono da tenere d'occhio gli appalti. "Non si puo' parlare direttamente di un condizionamento mafioso- specifica- ma la corruzione diventa un varco per le mafie attraverso il prestanome, il sub-appalto qualche impresa con interdittiva, magari data da un'altra prefettura o dalla prefettura Toscana c'e' stata".

(Cap/ Dire)

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