La fusione della Centrale del Latte di Firenze con quella di Torino in consiglio comunale

La delibera martedì 26 aprile a Palazzo Medici Riccardi. La proposta di Confagricoltura Toscana "Subito un marchio toscano del Latte che identifichi produzione e trasformazione"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 aprile 2016 22:27
La fusione della Centrale del Latte di Firenze con quella di Torino in consiglio comunale

Nell’ordine dei lavori dell’assemblea cittadina convocata per le 14,15 nella Sala IV Stagioni di Palazzo Medici Riccardi, una sola delibera, quella sulla fusione della Centrale del Latte di Firenze con la Centrale del Latte di Torino, Approvazione dello Statuto e Patto Parasociale.

“Subito un marchio regionale che indichi la produzione e la trasformazione del latte bovino.” E’ quanto Attilio Tocchi, presidente della sezione Zootecnia di Confagricoltura regionale provinciale, ha chiesto a gran voce in occasione della assemblea regionale degli allevatori dell’associazione che si è tenuta nel contesto della prima giornata della Fiera del Madonnino a Braccagni a Grosseto.

Una richiesta ben precisa quella lanciata da Tocchi che ha come destinatario l’assessore regionale, Marco Remaschi, venerdì assente per impegni pregressi. “Chiediamo all’assessore – ha esordito Tocchi - di assumersi l’onere di realizzare e promuovere un contrassegno identificativo toscano, come accadde con la farfalla di Agriqualità, in cui siano chiari e comprensibili al consumatore la provenienza del prodotto, ossia dove viene munto il latte, e della sua trasformazione, totalmente toscane”. Ma il responsabile del settore Zootecnico di Confagricoltura si è spinto anche oltre, chiedendo all’assessore un impegno preciso rispetto alla grande distribuzione organizzata.

“Se non vogliamo desertificare i territori agricoli e far scomparire le aziende zootecniche toscane, la Regione deve avere il coraggio di interloquire con la GDO per far sì che il prezzo del latte alla vendita, il più basso d’Italia e assolutamente fuori mercato, si allinei con quello proposto dalle centrali cooperative”. Più tecnico l’intervento di Vincenzo Lenucci, direttore dell’Area Economica di Confagricoltura nazionale, che ha spiegato quali sono gli interventi che l’associazione sta facendo per arginare una crisi che potrebbe spazzare via un settore così strategico, soprattutto in Maremma e nel Mugello.

“Con l’eliminazione delle quote latte – ha spiegato il dirigente - si è creata una perturbazione di mercato e il prezzo del prodotto nazionale “spot” (quello venduto in cisterne) è crollato del 40%, percentuale che è scesa al 22 nel caso vendita dal produttore. Come associazione abbiamo ottenuto un fondo latte di 58 milioni di euro. Misure insufficienti, alle quali dobbiamo adesso affiancare azioni sul credito per aumentare la liquidità aziendale. Così siamo riusciti a strappare, per le attività zootecniche, una moratoria di 30 mesi sui mutui; denari che rimangono in azienda da utilizzare per investimenti, promozione e ricerca.

Perché per combattere una crisi strutturale occorre migliorare la competitività, l’innovazione, riducendo gli squilibri tra chi trasforma e chi produce e al contempo prediligere le aggregazioni di produttori per rilanciare i consumi sul mercato interno e su quello esterno. Insomma, - conclude - dobbiamo arrivare a congegnare un piano strategico di settore.” Piano strategico che deve tenere conto anche del trattamento di favore che ha avuto la Francia dalla Unione Europea in merito alla deroga concessa sulla dichiarazione in etichetta dei prodotti lattiero caseari dell’origine della materia prima.

“Noi arriviamo sempre per secondi – ha tuonato il presidente del Latte Maremma, Fabrizio Tistarelli - e poi non si capisce perché si fanno figli e figliastri. Apparteniamo tutti all’Europa o la Francia è situata in un altro continente? Questa deroga l’abbiamo sempre richiesta e mai ottenuta, pertanto sarà bene che il nostro ministro batta i pugni sul tavolo perché si possa fare quello che ai colleghi transalpini è stato concesso”. Interessante il suggerimento lanciato da Giulio Borgia, che ha proposto la creazione di un tavolo tra gli allevatori di latte toscano al fine di immaginarsi nuovi prodotti della filiera lattiero casearia e filiere distributive, anche internazionali, dove portare il nome della Toscana al fianco di prodotti che apportino una maggiore marginalità ai produttori di latte.

L’incontro, moderato dal direttore di Confagricoltura regionale, Marco Mentessi, ha visto prendere la parola, durante il dibattito, anche Giacomo Matteucci di Coperlatte. “Questo sarà il primo di molti altri appuntamenti che organizzeremo prossimamente – ha annunciato Attilio Tocchi- Vogliamo che la zootecnia toscana torni ad assurgere al ruolo che storicamente le compete e comunque gli allevatori hanno bisogno di azioni a lungo termine, con interventi strutturali che riportino il prezzo del latte ad un valore sostenibile e tale da ricoprire almeno i costi di produzione”.

 "Comprendo e condivido le preoccupazioni dei produttori toscani di latte, ma la strada da percorrere resta quella da anni già intrapresa dalla Regione a tutela delle produzioni locali. Il confronto con la situazione nazionale ci dà ragione e qui da noi la crisi si è fatta sentire meno che nel resto dell'Italia. Siamo ben disponibili a sederci intorno ad un tavolo per aggiornare e migliorare un Piano di sostegno al latte toscano che è già operativo da tempo".

L'assessore regionale all'agricoltura, Marco Remaschi, ha risposto mercoledì ai produttori di latte e alle associazioni di categoria che hanno lanciato un vero e proprio allarme sul crollo dei consumi del latte italiano, schiacciato dalla concorrenza di altri Paesi.ù Dal confronto tra i livelli 2014 e quelli 2015 emerge infatti che i consumi di latte UHT a lunga conservazione hanno subito in Italia una flessione del 7%, mentre in Toscana sono scesi del 5,7%. Simile l'andamento rispetto al latte fresco (che in Toscana insieme a quello di qualità rappresenta circa il 65% dei 60 milioni di litri prodotti ogni anno) che segna un -5,2% a livello nazionale mentre in Toscana il consumo scende del 3%. "Da tempo – aggiunge Remaschi – abbiamo scelto di puntare sulla qualità, e agli allevatori toscani il latte di alta qualità e il biologico vengono pagati mediamente in misura assai superiore rispetto al prezzo riconosciuto nel resto dell'Italia.

La nostra politica di valorizzazione del latte toscano fa leva sulla territorialità, sulla tracciabilità del prodotto e sulle azioni di filiera. Credo sia questa la strada che dobbiamo insistere a percorrere". L'assessore sottolinea poi come con il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 la Regione finanzia i progetti di riorganizzazione delle aziende e quelli di innovazione di prodotto e di processo. "Da questo punto di vista – conclude Marco Remaschi – possiamo fare ancora molto quanto a integrazione e reti di filiera, per la tracciabilità dei nostri prodotti e per insistere su quelli innovativi.

Penso ai prodotti per l'infanzia, a quelli per chi è intollerante al lattosio, a basso contenuto di colesterolo, a quelli arricchiti con integratori e altro ancora. Giudico strategico e fondamentale il rapporto con le università e una più decisa azione comunicativa nei confronti dei consumatori finali. Il latte toscano è sinonimo di qualità e di salute e noi dobbiamo essere in grado di farlo sapere a chi acquista con una continua azione di formazione ed informazione del consumatore, così da far comprendere come scegliere i prodotti migliori, non solo quindi guardando al prezzo, ma anche alla percezione della qualità.

Insomma sono convinto che facendo dialogare i vari soggetti che operano nel settore, ossia incentivando le reti di imprese, come avvenuto anche di recente con il finanziamento ai PIF (piani integrati di filiera),sia possibile migliorare le performance di filiera e garantire un futuro al latte toscano. Alla crisi si deve reagire e la Regione è disponibile a fare la sua parte". L'assessore ha aggiunto di apprezzare iniziative come quella della Coop che ha lanciato una campagna nazionale di promozione del latte fresco italiano al 100%.

E non ha mancato di sottolineare che la Regione Toscana ha deciso di aumentare di 25 milioni di euro nei prossimi 5 anni le misure economiche a sostegno dell'agricoltura biologica, cioè delle produzioni di qualità.

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