Cedimento a Lungarno Torrigiani: lunedì il dibattito sull'emergenza e la manutenzione in Consiglio comunale

Quale sicurezza idraulica​ a Firenze? Il PD difende la Giunta. La consigliera comunale Amato: “Se Publiacqua pagherà i danni, lo farà con gli introiti delle bollette dei cittadini e con risorse destinate alla manutenzione della rete idrica”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 maggio 2016 13:19
Cedimento a Lungarno Torrigiani: lunedì il dibattito sull'emergenza e la manutenzione in Consiglio comunale

Al fine di eliminare i problemi di approvvigionamento idrico (abbassamenti di pressione e mancanze d’acqua che si registrano in special modo nelle abitazioni poste ai piani alti), che si stanno ancora verificando nelle abitazioni più vicine alla zona di Lungarno Torrigiani i tecnici di Publiacqua hanno iniziato questa mattina un lavoro di potenziamento sulla tubazione DN 400 (40 centimetri di diametro) che serve tali abitazioni. Questo potenziamento sarà realizzato attraverso un bypass che convoglierà su tale tubazione una parte dell’acqua prima trasportata dalla tubazione DN 700 (70 centimetri di diametro) attualmente fuori servizio.

Tale intervento, salvo problemi tecnici, sarà ultimato nella giornata di oggi. Sono inoltre iniziati i lavori per la realizzazione di un altro bypass d’emergenza per ristabilire l’equilibrio del sistema acquedottistico cittadino. A questo fine il nostro personale sta lavorando alla posa di una tubazione provvisoria DN 500 (50 centimetri di diametro) che consentirà di ripristinare, seppur parzialmente, il collegamento dell’acquedotto attualmente interrotto in Lungarno Torrigiani.

Tale intervento, salvo problemi tecnici, terminerà nei primi giorni della prossima settimana. Quattro autobotti sono a disposizione dei cittadini in Piazza Demidoff (pressi Ponte alle Grazie), Lungarno Torrigiani (pressi Ponte Vecchio, angolo via dè Bardi), Piazza Pitti e Viale Petrarca (angolo via Monti).

Tre canalizzazioni artificiali confluiscono in Arno al di sotto del Lungarno Torrigiani. Basta recarsi sul Lungarno Diaz, di fronte al Lungarno Torrigiani, per notare subito la presenza della bocca dell'emissario artificiale che immette in Arno i fossi del versante sud, opere di canalizzazione di Giuseppe Poggi (realizzate tra il 1864 e il 1877). Dette opere furono necessarie per preservare Ricorboli, nuovi lungarni e nuove piazze dalle esondazioni di fossi impetuosi, dal colle di Rusciano al Monte alle Croci a Costa dei Magnoli ( Il fosso principale è il Fosso di Gamberaia). Nardella ha espresso preoccupazione circa i tempi di ricostruzione. L'Amm.

Delegato di Publiacqua, Paolo Carfì, ha obiettato che sotto al Lungarno c'è un galleria che bisogna verificare. Nessuno fin’ora ha visto nemmeno il tubo e tutti si domandano perfino dove sia, perché nelle centinaia di foto del tubo non c’è traccia. Sul disastro è stata avviata una indagine della Procura della Repubblica di Firenze.

Come sappiamo bene, la manutenzione della rete idrica è affidata a Publiacqua SpA, ente che gestisce l’erogazione dell’acqua pubblica in 46 comuni del Medio Valdarno. Publiacqua è una società pubblica mista, cioè vi partecipano con quote di varia misura tutti i comuni suddetti per una quota del 60% ed il restante 40% è di proprietà di privati fra i quali troviamo Acea SpA, Suez e Monte dei Paschi di Siena.

Il Consiglio comunale, presieduto da Caterina Biti, è convocato per lunedì 30 maggio, alle ore 14,15, nella Sala IV Stagioni di Palazzo Medici Riccardi. In apertura l’ora dedicata al Question Time. Dodici delle diciannove domande presentate per il Question Time riguardano il cedimento in Lungarno Torrigiani. Dopo le comunicazioni dei consiglieri e le domande d’attualità è in programma la comunicazione della Giunta sui fatti.

Dopo la voragine che si è creata sull'Arno il Sindaco ha dichiarato che Lungarno Torrigiani sarà ricostruito più bello di prima. L'Associazione Città Ciclabile torna a chiedere che lì venga creata anche una pista ciclabile, per evitare che i ciclisti debbano percorrere la pericolosissima via de' Bardi - stretta, in salita e piena di buche - e per incentivare l'unico mezzo che rispetta in pieno la fragilità della nostra città. Più in generale chiede che si alleggerita la pressione dei pesanti mezzi a motore in quella zona il cui terreno è franoso e dove il lungarno è stato costruito nell'800 su un terrapieno nato per sostenere il peso delle carrozze in transito e non del traffico attuale e di tonnellate di auto parcheggiate tutto il giorno vicino alla spalletta.

I segretari, cittadino e metropolitano del PD intervengono ringraziando la Giunta e tutti gli addetti che in queste ore hanno a lungo lavorato per uscire dall’emergenza e ripristinare la vivibilità nella zona colpita: “Siamo ancora scossi dall'evento di mercoledì mattina – dice Massimiliano Piccioli, segretario fiorentino del PD - Una voragine nel centro di Firenze è una ferita nel ventre di tutti noi fiorentini. Voglio sentitamente ringraziare le Forze dell'Ordine, la Protezione civile e i volontari che hanno messo in sicurezza l'area e che hanno contribuito, nell'arco di una giornata, a ripristinare il pieno approvvigionamento idrico nella zona colpita e in tutta la città.

Un ringraziamento esteso alla Giunta ed all'Amministrazione Comunale per la tempestività degli interventi e per quanto è stato fatto per porre all'emergenza nell'area interessata dal crollo. Il tempo ci aiuterà a capire come il crollo sia potuto avvenire, ha poi continuato Piccioli. Non dovranno esser fatti sconti e a chi ha sbagliato deve pagare. Ci impegneremo perché il costo degli interventi di ripristino non gravi sui fiorentini nemmeno per un centesimo. Ora è il momento di rimboccarci le maniche per riconsegnare a Firenze Lungarno Torrigiani: del resto da sempre i fiorentini si stringono intorno a chi fa le cose mettendoci la faccia”. Come PD Firenze – conclude Piccioli - non risponderemo alle polemiche, sterili e strumentali, dei nostri avversari politici, ma con determinazione metteremo in campo ogni sforzo perché si torni velocemente alla normalità.

Avanti Firenze!”

“E’ un momento particolare – afferma Fabio Incatasciato, Segretario metropolitano - perché è stato colpito il cuore della nostra città. Il sindaco è stato subito determinato nel voler venire a capo delle responsabilità e soprattutto nell’intervenire con la Giunta e i suoi Uffici per ripristinare viabilità e gestire l’emergenza. Francamente fa specie che alcuni commentatori in questi giorni colleghino questo episodio ad una presunta fragilità della città. Non c’è dubbio che l’episodio sia grave, ma il rischio è quello di confondere la tenuta di una parte della rete idrica, con la tenuta di Firenze, che è ben governata e gestisce al meglio il proprio patrimonio: cosa c’entra la rottura di un tubo, ripeto grave, col fatto che si possa rimettere in discussione la tramvia, il sottoattraversamento, addirittura, mi viene da ridere, l’aeroporto. E’ vero che ogni occasione è buona per fare demagogia e strumentalizzare un piano di interventi che avrà tutti i controlli del caso.

Concordo davvero sul fatto, ha poi concluso Incatasciato, che vada fatto ogni sforzo per tornare alla normalità”.

“Il sindaco fa bene a pretendere che i danni della voragine siano pagati da Publiacqua, ma dimentica che i 5 milioni di euro saranno comunque a carico dei cittadini con le attuali bollette salatissime della stessa Publiacqua”. Lo afferma la consigliera del gruppo misto aderente ad Alternativa Libera Miriam Amato, sottolineando che “Publiacqua prenderà i soldi per i danni dagli utili di bilancio, quelli destinati a investimenti e alla manutenzione delle rete idrica: quindi è come un cane che si morde la coda”. La consigliera ricorda che il bilancio 2015 di Publiacqua è stato approvato il 4 maggio scorso dall'assemblea dei soci con un utile netto di 29,57 milioni di euro, suddiviso in 18,49 milioni di dividendi fra i soci pubblici e privati (oltre 6 milioni in più rispetto all'anno precedente) e 9,59 milioni di utili da reinvestire per la rete idrica.

“Forse il sindaco non sa – sottolinea la consigliera – che proprio il suo assessore al bilancio e società partecipate Perra ha chiesto e ottenuto, nell’assemblea dei soci, l’incremento dei dividendi di ben 2,5 milioni di euro rispetto a quanto era stato proposto: quindi i soci pubblici e privati di Publiacqua, compreso il Comune di Firenze socio di maggioranza del pubblico, si stanno spartendo grossi dividendi, addirittura incrementati, a scapito degli investimenti sulla manutenzione delle rete idrica”.

“Anche il presidente regionale Rossi deve ignorare l’iniziativa dell'assessore comunale Perra – continua Amato – visto che proprio oggi afferma che è importante spendere tutti i guadagni dell'azienda nella manutenzione, quando nella realtà sono i soci pubblici, che sembrano i più interessati a dividersi gli utili”. “Se Publiacqua dovesse prelevare i 5 milioni dagli investimenti per pagare i danni della voragine del lungarno Torrigiani – sottolinea Amato – si dimezzerebbero gli investimenti per la manutenzione della rete, che non sarebbe più la priorità: perché il sindaco non chiede di ridurre i dividendi del 2015, riconsiderando il bilancio di Publiacqua appena approvato?”, conclude Amato.

“Non entro nel caso specifico di Firenze che, come succede alla parte più preziosa dell’Italia, soffre la delicatezza di tutte le città storiche, nelle quali gli interventi sono complessi e delicati da ogni punto di vista. Posso dire però che la Toscana è una delle regioni avanzate rispetto al resto del Paese, sia per le condizioni delle strutture idriche che per gli investimenti in manutenzione delle reti. Il caso di Firenze ci offre l’occasione per capire il resto d’Italia”. Giovanni Valotti presidente di UTILITALIA, la federazione che riunisce le aziende dei servizi idrici, energetici e ambientali, parte dall’evento di Firenze per una ricognizione sul fabbisogno di investimenti in reti idriche nel nostro Paese. “Servono Almeno 5 mld di investimento all’anno.

Parlo di investimenti realizzati e non solo di programmati. 5 mld all’anno, ogni anno, tutti gli anni. Invece siamo a meno di un terzo. Abbiamo una media di investimento di 34 euro per abitante all’anno, contro media europea che varia tra 80 e 120 euro per abitante all’anno. E questo nelle aree gestite da imprese, che nei limiti delle risorse disponibili effettuano comunque investimenti anche in manutenzione. Nelle aree gestite in modo diretto dagli enti locali, la media si abbassa a 12 euro.

Si tratta di una situazione gravissima che necessiterebbe un “recovery plan” “Le nostre aziende programmano gli interventi – conclude Valotti - ma spesso non riescono a portarli a termine in tempi brevi a causa iter burocratici autorizzativi che rendono complicati gli interventi. Il tutto mentre piovono le infrazioni europee a causa dei ritardi nella costruzione di reti e impianti. In sintesi, spendiamo i soldi per pagare le multe all’Europa anziché per manutenere e realizzare le opere che servono ai cittadini”.

"Il crollo di Lungarno Torrigiani è un fatto grave e inaudito per una città come Firenze. Le mancanze da parte del Comune e di Publiacqua si fanno, di ora in ora, sempre più evidenti. Il sindaco Nardella chiarisca e si assuma la responsabilità per l'intervento tutt'altro che tempestivo da parte della Polizia Municipale e pretenda da Publicqua una chiara assunzione di responsabilità".Lo affermano le parlamentari toscane di SEL-Sinistra Italiana, on. Marisa Nicchi e sen. Alessia Petraglia. "Il nostro territorio è fragile - aggiungono - e l'impatto delle attività e della presenza umana è spesso causa di situazioni di pericolo che potrebbero essere prevenute.

Occorre prestare grande attenzione alla cultura della prevenzione e, sopratutto, occorre che l'attenzione al nostro territorio sia costante. Ma il dato incontrovertibile rimane la responsabilità di chi gestisce la rete idrica: la rottura di oggi colpisce di più perchè avvenuta nel cuore di Firenze, ma non si contano gli allagamenti e i problemi legati alla condizione in cui versa la rete di Publiacqua in tutta l'area". "Cinque anni fa - dicono ancora - ai tempi del referendum, molti di quelli che oggi puntano il dito contro il gestore idrico ci raccontavano che garantire la remunerazione del capitale investito era condizione necessaria affinchè fosse tenuta in efficienza la rete idrica.

Oggi constatiamo non solo come il referendum sia stato disatteso in toto, ma anche la conferma dei nostri timori di allora. Quel no ad uno dei quesiti altro non era che una maniera per favorire il profitto privato e mantenere lo status quo. Si accertino, dunque, le responsabilità di Publicqua e i soci pubblici esigano un potenziamento dei piani di manutenzione e sostituzione delle tubature". "Quanto al sindaco Nardella - proseguono - non giochi al facile e comodo scaricabarile su Publiacqua e chiarisca davanti alla città il mancato intervento risolutivo dell'una di notte, quando ancora il crollo poteva essere evitato, e i tempi con cui la Polizia Municipale ha preso provvedimenti.

Oltre al danno economico, Firenze rischia di scontare un danno di immagine incalcolabile di cui l'Amministrazione comunale sarebbe la principale responsabile".

«A 50 anni dall’alluvione di Firenze, molto è stato fatto per evitare simili eventi, ma ancora oggi si lamenta scarsità di programmazione e la situazione sul fronte dissesto non è delle migliori». è quanto ha sottolineato ieri, la presidente dell'Ordine dei Geologi della Toscana, Maria Teresa Fagioli, nell'intervento al convegno "Le alluvioni, l'alluvione" che si è tenuto a Firenze. Passare dalla logica dell'emergenza a quella della programmazione.

«Con i Piani di Assetto Idraulico (Pai) in teoria doveva finire l’era del perenne ricorso all’emergenza derivante da calamità naturale e iniziare quella della gestione. Si sarebbe dovuto passare dalla logica dell’emergenza, derivante da decenni di non governo del territorio, alla normalità della programmazione. Il Piano di gestione alluvioni, seppur sovrapponendosi parzialmente ai Pai per quanto riguarda le problematiche inerenti il rischio idraulico, riafferma con ancora maggior forza il criterio, estendibile di fatto anche al rischio da frana, che gli eventi estremi si gestiscono attraverso la loro conoscenza, ed introduce appunto il concetto che non sempre si può difendere tutto e non tutto, a volte, è opportuno e necessario difendere». Non sempre si può difendere, allora occorre delocalizzare.

Deve essere preso in seria considerazione il concetto di delocalizzare quando non vale la pena difendere. «Le opere mitigano il rischio, non lo azzerano resta sempre un rischio residuo, che deve essere accettabile per quanto si intende proteggere. Costruire opere di difesa, è costoso ed un analisi costi benefici deve per forza, per una buona gestione, essere tenuta in conto. Non vale la pena difendere con interventi costosi ciò che ha un valore bassissimo. Da qui l’impopolare ma talvolta necessaria scelta di delocalizzare, ha senso difendersi solo dove il rischio è davvero minimizzabile e dove la delocalizzazione non è possibile.

Ad esempio Genova o Firenze, ma anche Ventimiglia o Amalfi, vanno difese e non possono essere delocalizzate. E la scelta della difesa di Firenze impone spesso rischi maggiori per chi sta intorno». Non tutto è dissesto. Quello che deve essere ben chiaro è il concetto di dissesto. «Il dissesto è l’interferenza tra i processi naturali e gli insediamenti umani. Nel bacino dell’Arno sono censite, ad oggi, circa 30mila frane tra attive, quiescenti e non attive.

Di queste meno del 10% incide su insediamenti o infrastrutture. E solo per queste è corretto parlare di dissesto. Quindi il dissesto esiste lì dove è percepito come danno ai beni o minaccia all’incolumità delle persone». «Molte volte le regole della pianificazione e dell’assetto idrogeomorfologico non sono rispettivamente comprese, e l’approccio puramente ingegneristico ha fatto e continua a fare grandi danni. Quando poi si realizzano opere ingegneristiche si fa sempre riferimento a scenari sintetici, ma la probabilità che quello specifico scenario di progetto si realizzi, con quella esatta catena di eventi è E poi lo scenario ben di rado contempla eventi localizzati ed intensi le flash flood (Aulla, il Mugnone, per intenderci o il Bisagno a Genova, o Marina di Campo nell’Elba, o Albinia, l’elenco sarebbe infinito), legati ad eventi di pioggia diversi». «Certo non può esistere una regola unica, da applicare a scala nazionale o regionale, nel contrastare il rischio idrogeomorfologico.

Si parla gestione e quindi si tratta di trovare quel giusto mix, supportato da una robusta analisi costi-benefici, tra interventi strutturali, non strutturali (governo del territorio) e le scelte di sviluppo economico».

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