Indennizzi in favore dei risparmiatori di Banca Etruria: la questione è in alto mare

Anche gli obbligazionisti attendono una soluzione da mesi. La commissione d’inchiesta MPS ha ascoltato il sindaco di Siena Bruno Valentini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 marzo 2016 21:23
Indennizzi in favore dei risparmiatori di Banca Etruria: la questione è in alto mare

Firenze– “Renzi e Cantone avevano garantito che entro marzo sarebbero stati definiti i criteri relativi ai rimborsi per i risparmiatori, ma dal Governo arrivano solo bugie e inutili perdite di tempo che danneggiano gli investitori – denuncia il presidente Codacons, Carlo Rienzi – Sembra quasi che si voglia rimandare alle calende greche la decisione finale sugli indennizzi, scaricando le responsabilità sui limiti imposti dall’Europa, così da far cadere in prescrizione i possibili rimborsi”. Per tale motivo il Codacons ha deciso di presentare le prime 20 cause pilota nei tribunali civili, volte a far ottenere ai risparmiatori delle 4 banche il rimborso integrale del valore delle obbligazioni azzerato dal decreto salva-banche. Cause di cui nei prossimi giorni saranno illustrati i dettagli, in attesa della decisione del Tar del Lazio del prossimo 18 aprile sul ricorso promosso dal Codacons contro la legge sul bail-in.

“La vita di Siena è stata inquinata dai soldi e dal potere del Monte dei Paschi. Le scelte politiche si facevano non per convinzione, ma per convenienza. I gruppi politici erano influenzati dalla possibilità, attraverso il consiglio comunale, di incidere sulle scelte della fondazione, e dalla banca, e quindi sugli utili da erogare”. Lo ha dichiarato il sindaco di Siena Bruno Valentini, ascoltato questa mattina dalla commissione d’inchiesta sul Monte dei Paschi, presieduta da Giacomo Giannarelli (M5S).

“Il danno più grave è stato sulla cultura diffusa – ha aggiunto - perché si è creata dipendenza, la riluttanza al rischio ed a fare impresa”. Secondo Valentini “la Fondazione aveva un ruolo determinante nelle scelte della Banca”. “Nella Fondazione esercitavano una funzione rilevante le istituzioni locali, governate dalla politica – ha precisato - C’è stata quindi una filiera decisionale che influiva in modo forte sulle attività della Fondazione e della Banca, che derivava da input locali e nazionali”. Secondo Valentini “l’incauto acquisto” di Banca Antonveneta ” ha avuto “un consenso generale, sia a Siena che fuori”, anche dai sindacati interni.

“La responsabilità della politica – ha affermato - è stata non aver valutato i rischi e non aver imposto i controlli necessari, sia sul prezzo sia su ciò che si comprava”. Il sindaco ha precisato che, a livello nazionale, si è sempre guardato con favore all’integrazione della banca in un sistema di credito più vasto, mentre a livello locale c’era la convinzione che il controllo sarebbe rimasto a Siena.

Sul consenso diffuso intorno all’acquisto di Antonveneta si è soffermato anche Raffaele Ascheri, insegnante, ed autore di molti libri sul “sistema Siena”. “Da parte dell’informazione locale c’è stato un completo allineamento sui desiderata di Mussari e Vigni, ma anche di chi è venuto dopo – ha dichiarato – Di fatto, in questi anni, non è esistita una stampa capace di porre qualche domanda. Corriere di Siena, La Nazione e Canale 3 hanno avuto sempre una linea supina”.

Nel corso dell’audizione sono stati ascoltati anche gli avvocati Giulio Caselli, responsabile regionale Adusbef, associazione che tutela i consumatori nel settore del credito e Luigi De Mossi, parte civile in alcuni procedimenti legati alla vicenda Monte dei Paschi, che ha svolto anche incarichi specifici di valutazione sulla vicenda Antonveneta. Quest’ultimo ha citato la relazione di Daniele Pirondini, che solleva alcune perplessità sull’acquisto. La prima: non è stata fatta né una due diligence, né una perizia.

La seconda: i costi del personale del 17,9% nell’anno di acquisizione, senza aumenti significativi delle unità. “Non ho dubbi sulla responsabilità politica di chi ha nominato gli amministratori prima in Fondazione, poi nella Banca – ha rilevato De Mossi - Siena è stata gestita dal Pd. Il presidente ed il direttore generale erano espressione del Pd e della Cgil, ma c’erano anche rappresentanti delle minoranze. Il presidente di Antonveneta faceva riferimento a Forza Italia”. “Quello che è rilevante dal punto di vista politico non sono tanto le responsabilità penali – ha aggiunto – ma la distruzione dell’economia di un territorio”.

Secondo il presidente della commissione d’inchiesta Giannarelli, “ancora una volta emerge il ruolo svolto da Banca d’Italia e Consob”. “Un’operazione come l’acquisto di Antonveneta non può non avere l’avvallo degli organi di controllo – ha rilevato - Perché non sono intervenuti? Mi auguro che nello sviluppo dei procedimenti giudiziari si chiarisca anche questo aspetto”. “Nessuna voce fuori dal coro. Sembra incredibile – ha aggiunto – Il ‘groviglio armonioso’, per usare un’espressione dell’attuale Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e giornalista senese, Stefano Bisi, ha messo in ginocchio una banca fino a qualche anno prima tra le più capitalizzate ed un intero tessuto economico, minando alla base le prospettive di sviluppo del territorio”. “La gestione scellerata della banca, un ruolo della vigilanza da chiarire, partiti alla ricerca di consenso e potere hanno dilapidato un patrimonio gigantesco – ha concluso – Iniziative interessanti come la ricerca medica di Toscana Bio Tech e Toscana Life Sciences sono andate in crisi per mancanza di contributi dalla fondazione che gestiva gli utili della banca e centinaia di cittadini sono rimasti senza lavoro in un territorio che ha delle potenzialità enormi, ma soffocate da un passato che non deve riproporsi".

I lavori della commissione proseguiranno adesso con l’analisi delle partecipate.

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