Ex cava di Vaglia: indagati l’ex Sindaco, il responsabile dell’Ufficio Tecnico e i proprietari dell'area

Sì unanime alla mozione del M5s per l'adozione della Carta dei Comuni per la bonifica dei siti inquinati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 aprile 2016 22:48
Ex cava di Vaglia: indagati l’ex Sindaco, il responsabile dell’Ufficio Tecnico e i proprietari dell'area

Firenze, 6 aprile 2016 - La ex cava di Paterno nel comune di Vaglia è stata posta sotto sequestro dal Comando Provinciale di Firenze del Corpo forestale dello Stato su disposizione della Procura della Repubblica del capoluogo toscano. L’area si estende per circa 4,9 ettari e nasce come cava per l’estrazione del carbonato di calcio per la produzione della calce. Legata a questa produzione, era stata in seguito autorizzata la gestione di rifiuti, che per anni, la ditta che gestiva le attività ha acquisito per mescolarli con la calce.

Si trattava per lo più di fanghi per l’idratazione della calce viva. Le attività investigative del Corpo forestale dello Stato hanno portato a scoprire nel sito tonnellate di rifiuti di varia natura che sin dagli anni novanta sono stati portati sul posto per essere smaltiti illecitamente da numerose imprese toscane. La Procura della Repubblica ha indagato 4 persone: l’ex Sindaco ed il responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Vaglia e i proprietari, padre e figlia, dell’area posta sotto sequestro. Già nel luglio 2013, stoccati nel piazzale della ex cava, erano stati rinvenuti rifiuti costituiti dal polverino “500 mesh”, e in seguito la Procura di Firenze aveva attivato numerosi accertamenti sullo stato dei luoghi e sui documenti attraverso ispezioni e perquisizioni. Al fine inoltre di completare l'accertamento sullo stato dei luoghi, sono stati approfonditi gli aspetti inerenti la corretta esecuzione delle attività di coltivazione di cava fino al ripristino ambientale, come previsto al momento in cui detta coltivazione si esaurisce. Nel 1998 vi fu un primo ritrovamento di rifiuti illecitamente interrati, e negli anni successivi anche fanghi provenienti dai lavori dell’Alta velocità, peraltro contaminati dalla presenza di idrocarburi, e la cava fu oggetto di attività di polizia giudiziaria da parte di ARPAT, dalla quale scaturì un progetto di bonifica del sito.

Dagli accertamenti condotti dal Corpo forestale dello Stato e da ARPAT, durante le indagini, risulta che i rifiuti dell’Alta Velocità siano ancora presenti sul sito e in alcuni punti anche con alte concentrazioni di idrocarburi. I documenti esaminati nel corso dell’indagine hanno fatto emergere come in realtà la cava fosse esaurita già dal 1998 e di fatto i forni per la produzione della calce, erano già spenti a quella data. Quindi i materiali da costruzione prodotti dall’impresa non erano altro che delle miscele composte di rifiuti e di cemento acquisiti da terzi. Proprio per questo tipo di attività il sito della ex cava è stato il punto di arrivo di rifiuti, sia fanghi che polveri, provenienti da gran parte della Toscana e acquisiti illecitamente come materie prime per la produzione di materiali da costruzione.

Si tratta di fanghi provenienti dal comparto delle concerie di Santa Croce (PI), polveri provenienti dalla sabbiatura, sabbie provenienti dalla lavorazione del bicarbonato di sodio dalla provincia di Livorno. Dagli accertamenti è emerso che questi rifiuti non solo venivano mescolati al cemento, ma anche stoccati nel magazzino della cava e interrati nel sito, per riempirla una volta dismessa. Numerose imprese quindi si rivolgevano al proprietario della cava per vendere a basso prezzo i rifiuti da loro prodotti, pagandone poi uno più alto per il loro smaltimento, ma comunque inferiore ai costi di uno smaltimento regolare. Gli accertamenti effettuati con l’ausilio di un georadar e altre tecnologie hanno portato a scoprire su tutto il sito numerosi interramenti di rifiuti industriali da demolizione, pneumatici, fanghi, polveri, oltre ai fanghi dell’alta velocità evidentemente mai del tutto allontanati, con un sistema già utilizzato in altre zone d’Italia come nella Terra dei Fuochi.

Passa con voto unanime una mozione del gruppo M5s per l’adozione della Carta dei Comuni SIN, riservata ai siti di interesse nazionale soggetti a forte inquinamento. “Chiediamo l’adozione della Carta – spiega il capogruppo M5s Giacomo Giannarelli – degli indirizzi in essa contenuti e l’impegno affinché la Giunta si faccia promotrice di tali indirizzi. C’è estremo bisogno e a quanto pare un po’ di ritardo sugli interventi lì indicati: tra questi, armonizzare politica bonifiche dei siti; la predisposizione di un piano operativo di bonifica da parte del ministero dell’ambiente, in Toscana abbiamo aree in cui un progetto di bonifica manca da quindici anni; finanziare la messa in sicurezza dei siti prioritari. Auspichiamo il massimo sostegno, anche perché la mancata applicazione di questi indirizzi ritarda la riqualificazione di queste aree”.

La consigliera Ilaria Bugetti ha espresso la posizione favorevole del gruppo Pd: “In Toscana i siti sono due, c’è già un rapporto strutturato, con interventi programmati, tra Regione e Ministero. Se questa mozione può servire a far arrivare la nostra voce unanime al fine di sollecitare gli interventi, non faremo mancare il nostro sostegno”.

Anche il gruppo Sì-Toscana a sinistra ha annunciato il voto favorevole.

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