Imposte alle scuole livornesi gestite da religiosi

La Cassazione dà ragione al Comune di Livorno: dovuta l’Ici per gli istituti scolastici gestiti da enti cattolici. Toccafondi: “A rischio la parità scolastica”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 luglio 2015 09:24
Imposte alle scuole livornesi gestite da religiosi

Le sentenze di Cassazione 14225 e 14226 dello scorso 8 luglio danno ragione al Comune di Livorno: l'imposta sugli immobili (Ici nella fattispecie al tempo dei fatti) e' dovuta anche dalle scuole gestite da religiosi: gli studenti pagano un corrispettivo e, anche se sono enti senza fini di lucro, sono commerciali a tutti gli effetti perche' conseguono ricavi e perseguono l'obiettivo di pareggio di bilancio. Si tratta di una primizia in materia.

Con le sentenze 14225 e 14226 depositate l’8 luglio, la suprema Corte ha di fatto ribaltato quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, sentenziando che, poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, “senza che a ciò osti la gestione in perdita”.In proposito il giudice di legittimità ha precisato che, ai fini in esame, è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. E cioè, il conseguimento di ricavi è di per sé indice sufficiente del carattere commerciale dell’attività svolta. Il contenzioso che vede contrapposti il Comune ed alcuni istituti scolastici paritari, è sorto nel 2010 a seguito della notifica da parte dell’ufficio Tributi di avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici, per gli anni dal 2004 al 2009. In particolare gli importi relativi alle scuole “Santo Spirito” ed “Immacolata” sono pari a € 422.178,00. Anche la Commissione Provinciale Tributaria di Livorno aveva stabilito che l'ICI fosse dovuta, respingendo i ricorsi degli istituti.

La vicesindaco Stella Sorgente in proposito dichiara: “Abbiamo fatto degli incontri con le scuole interessate e l’ufficio tributi, nei quali era stata proposta un’ipotesi di conciliazione fra Comune e Istituti che sarebbe stata vantaggiosa per le scuole stesse, rispetto ad un’eventuale sentenza favorevole per il Comune da parte della Cassazione. Successivamente ci è stato comunicato dalle scuole stesse che avrebbero invece preferito attendere l'esito del giudizio in Cassazione.L’Amministrazione comunale è stata ringraziata per il sincero atteggiamento di apertura e dialogo dimostrato, ma non è stata accettata la proposta fatta.

Pertanto, adesso che la Cassazione si è espressa con le due sentenze, le scuole sono costrette a pagare l’intero importo, comprensivo delle relative sanzioni.Ci fa piacere che questa sia la prima sentenza a livello nazionale che riguarda immobili di questa tipologia, destinati ad uso scolastico, affinché sia fatta definitivamente chiarezza sulla legittimità di tali pagamenti tributari da parte degli enti religiosi”.

Cosa succede, quindi? In generale, oltre all'applicazione per il caso specifico, non succede nulla. Quindi tutte le attivita' commerciali gestite da enti religiosi continueranno a godere di tutte le esenzioni che la legge consente loro.

“Se le scuole paritarie devono pagare l’Imu, molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato di conseguenza dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro paese, ma proprio scomparirà. Rispetto le sentenze ma questo non vuol dire che, conoscendo la situazione dei conti di queste scuole, non si arrivi a delle conclusioni che mi paiono logiche”. Così Gabriele Toccafondi sottosegretario al Miur commenta la sentenza della Cassazione in merito ad una vertenza tra scuole paritarie e comune di Livorno sull’Ici. “L’Imu le scuole pubbliche statali non la pagano ed è giusto che lo stesso valga anche per le scuole pubbliche non statali - sottolinea Toccafondi - .

Tutte e due fanno un servizio di pubblica utilità. Le paritarie chiedono una retta per coprire i costi dei contratti degli insegnanti e per le utenze, l’Imu come ho sempre sostenuto è giusto che sia pagata dalle scuole che hanno rette alte e che fanno utili, ma cosa diversa è per la stragrande maggioranza di queste realtà, che a mala pena riesce ad arrivare al pareggio di bilancio, che cercano di fare miracoli per avere rette minime, che vengono incontro alle famiglie che si trovano in difficoltà e che non discriminano nessuno.

Queste sono scuole vere, controllate, che svolgono un servizio pubblico rivolto a tutti, far pagare migliaia di euro di Imu rischia veramente di far collassare un sistema che collabora con i comuni e con lo stato per l’istruzione e l’educazione dei nostri ragazzi”.

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