Il futuro dell'Agricoltura toscana: il prodotto locale, esportato

Lo stato di salute della terra toscana determina in questo momento storico la vera novità positiva per l'economia locale

Antonio
Antonio Lenoci
15 novembre 2016 17:04
Il futuro dell'Agricoltura toscana: il prodotto locale, esportato
Foto di Nicola Novelli

Il futuro della Toscana è nella terra. In un momento di crisi industriale che fa registrare una sequenza di vertenze sindacali tra le più drammatiche della storia contemporanea e dove i finanziamenti pubblici sono intercettati dai privati come l'ossigeno, mentre le istituzioni si affidano ed appellano ad investimenti provenienti da ogni parte del mondo, a tenere alto il nome della Toscana sono: viti, ulivi, cipressi, castagni e tutto il comparto agricolo.Lo sviluppo economico europeo non è stato certo favorito dalle sanzioni commerciali imposte contro la Russia di Putin.

A subirne gli effetti, in particolare, l’agricoltura. Se la Ue continua ad avere tra le priorità delle proprie politiche il sostegno agli agricoltori, lo sviluppo di nuovi mercati, in particolare a Est è uno degli obiettivi imprescindibili. Allo sviluppo del commercio estero, in questi anni si sono aggiunti altri temi chiave, come l’orientamento dell’agricoltura verso principi di sostenibilità, l’incentivo ai giovani agricoltori, l’innovazione, la compatibilità con la liberalizzazione dei mercati imposta dagli accordi della World Trade Organization.

Nei prossimi anni la Politica Agricola Comunitaria sosterrà anche processi di salvaguardia della qualità dei prodotti e delle colture tradizionali e la semplificazione normativa.

Nell’ambito del Consiglio d’Europa, oggi le decisioni politiche richiedono la condivisione di provvedimenti con maggioranza qualificata, cioè approvati dai governi di almeno 17 stati membri, o che comunque rappresentino almeno il 65% dei cittadini dell’Unione. Di converso basta che cinque governi (o quelli che rappresentano almeno il 35% dei cittadini) pongano il veto per bloccare ogni provvedimento politico.

La riforma delle politiche agricole è stata avviata nel 2010, con la presentazione di una proposta del Consiglio d’Europa dei ministri nazionali competenti, l'Agri.   Il percorso di concertazione delle politiche agricole, come per ogni altro ambito, è complesso e di lunga durata. In questi mesi ad esempio, la Commissione parlamentare europea Agricoltura in discussione un nuovo progetto di riforma della Pac. La commissione parlamentare ha all'ordine del giorno quattro differenti proposte di modifica e interagisce con differenti soggetti, cosa che comporta complicazioni anziché semplificare il processo di mediazione.

Ad aiutarci nel delineare un quadro clinico del 'paziente' Toscana è il presidente Tulio Marcelli, dal 2 agosto 2006 alla guida di Coldiretti Toscana con l'obiettivo dichiarato di: "Valorizzare il ruolo dell’impresa agricola, fortemente legata al territorio, rispettosa della salute dei cittadini, dell’ambiente e della salute del consumatore che, per essere competitiva deve investire sul terreno dell’innovazione, della qualità e della multifunzionalità: obbiettivi che può raggiungere utilizzando tutti gli strumenti normativi disponibili, voluti con determinazione e ottenuti non senza fatica".La Toscana del "mangiar bene" produce anche bene? "L'Agricoltura rappresenta oggi un buon punto di riferimento economico, non tutti i settori se la passano in egual modo, è vero però che si tratta di un traino essenziale per l'intera regione, e metto accanto ai frutti della terra anche l'attività agrituristica che sta crescendo esponenzialmente in alcune zone soprattutto e meno in altre..

ci sono delle zone più problematiche, dobbiamo essere sinceri".Su quali settori si sentirebbe di scommettere a breve termine? "Il nostro vino viaggia su alti livelli qualitativi, ha perso qualcosa la produzione olearia ma mantenendo alti standard qualitativi, c'è poi il settore frutticolo che ha registrato ottimi margini di crescita, mentre gli ortaggi hanno risentito di più delle condizioni climatiche avverse. Vivai e floricoltura hanno grosse potenzialità e mi piace ricordare per questa annata anche la buona presenza di castagne sul mercato".La Toscana, regione che spesso vanta un grande potere nel paniere alimentare e sulle tavole italiane con prodotti di nicchia ed esclusivi, subisce l'influenza della standardizzazione europea? "Si tratta di un argomento delicato quanto di elevato interesse economico.

Dobbiamo guardare a questo aspetto sotto una duplice veste: è indubbio che l'Europa abbia voce in capitolo sulla normativa agroalimentare, pensiamo ad esempio alle etichettature e tracciabilità dei prodotti. E' vero anche che la Regione Toscana ha anch'essa un potere decisionale che le consente di recepire ed interpretare la normativa europea, in maniera migliorativa e peggiorativa. Per gli addetti ai lavori occorre tenere d'occhio la produzione normativa europea, che appare forse troppo distante".Proviamo a chiarire questo passaggio."Si tratta di una nota storica: i paesi del nord Europa hanno saputo fare squadra nella competizione con i paesi latini e questo a livello comunitario ci ha penalizzato e ci penalizza.

Oggi come categoria cerchiamo di intervenire sulla normativa regionale e proprio con la Regione Toscana abbiamo un rapporto continuo, poiché per noi è determinante salvaguardare la tipicità della produzione, altrimenti saremmo fuori dal mercato. Ci muoviamo ogni giorno tra Burocrazia e Politica, da una parte si spinge per l'omologazione che annulla tutte le specificità, dall'altra si tende a mantenere una identità territoriale".Per dirla in altri termini se venisse meno il brand Toscana? "Sarebbe la fine".Coldiretti è pioniera nella salvaguardia del prodotto locale, da presentare sul mercato più vicino tra produttore e consumatore, cosa è cambiato negli ultimi anni? "Che la produzione a cosiddetto Km Zero è diventata il nostro fiore all'occhiello, ci consente di avere un ruolo nel sistema economico per la specificità del prodotto e della filiera corta".Ma non costa troppo la filiera corta? "I costi ci sono, non possiamo negarlo, ma occorre essere bravi nella presentazione del proprio prodotto, è nelle regole del mercato.

Oggi per vincere la competizione con la standardizzazione serve primeggiare con l'eccellenza e ce la stiamo cavando bene, lo dicono i numeri dell'export".

Km Zero ed Export convivono? "Certo che convivono. Applicare il principio della filiera corta non significa vendere solo in Toscana, anzi.. Molti produttori producono profitto esportando le tipicità nel mondo. La filiera corta significa saltare i passaggi intermedi, raccogliere il prodotto pronto per la vendita. Poi il prodotto si vende in Australia, ma è sempre filiera corta".Per renderlo con una battuta, per fare questo non basta più l'ape? "Decisamente no.

Infatti è importante non solo il ricambio generazionale, ma anche l'innovazione applicata al commercio e la conseguente formazione di nuove figure professionali che vediamo sul nostro territorio attraverso la presenza di piattaforme web che offrono la possibilità di acquistare beni da ogni parte del mondo attraverso la moneta elettronica e le spedizioni internazionali".

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