Il Discorso sullo Stato dell'Unione 2018

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La visione di Juncker, nel segno di un'Europa unita, forte e giusta

Europe
Europe Direct Firenze
21 settembre 2018 23:50
Il Discorso sullo Stato dell'Unione 2018

Un'Europa unita, avversa ai nazionalismi e capace di agire come soggetto unitario nella comunità internazionale: queste le idee cardine sulle quali il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha improntato il Discorso sullo Stato dell'Unione 2018, che si è tenuto mercoledì 12 settembre alle 9.00, a Strasburgo, dinanzi al Parlamento europeo.

Un evento particolarmente atteso, quello di quest'anno, trattandosi dell'ultimo prima delle elezioni europee del 2019. Istituito con il trattato di Lisbona nel 2007 e attuato per la prima volta nel 2010, l'appuntamento annuale ha lo scopo di rendere la vita politica dell'Unione più democratica e trasparente, marcando il dialogo con il Parlamento europeo e il Consiglio. In questa occasione il presidente della Commissione si pronuncia dinanzi ai membri del Parlamento europeo durante la sessione plenaria del mese di settembre, facendo il punto sulla situazione politica e segnalando obiettivi, ostacoli e progetti, con lo scopo di preparare il programma di lavoro annuale dell'esecutivo dell’Unione. Nel discorso di quest'anno Juncker ha ribadito il concetto di Europa come "progetto di pace", unita, sovrana e compatta, dichiarando con fermezza che "la geopolitica ci insegna che è definitivamente scoccata l'ora della sovranità europea".

Sulla base della convinzione che “united we stand taller”, intesa come significato essenziale dell'appartenenza all'UE, la condivisione della sovranità - laddove necessaria - rafforza ciascuno Stato membro.

Punto centrale nella visione proposta dal presidente della Commissione è che l'Europa può e deve assumere un ruolo più incisivo a livello mondiale e che sarà in grado di plasmare gli affari internazionali solo agendo da attore unitario. Temi portanti del discorso sono stati i rapporti Africa-Europa, le migrazioni, l’avanzata del populismo in molti Paesi membri e la sicurezza dei cittadini europei. Juncker ha dichiarato che bisogna smettere di considerare le relazioni con l'Africa come un rapporto donatore/beneficiario, ma occorre un nuovo partenariato basato sulla cooperazione anziché sulla beneficenza, un’alleanza per gli investimenti sostenibili e l’occupazione.

Sull'immigrazione, nelle parole del Presidente, gli Stati membri non hanno ancora trovato il giusto equilibrio tra la responsabilità che ciascuno di essi deve assumere per il proprio territorio e la necessaria solidarietà reciproca. Una maggiore solidarietà è indispensabile per trovare soluzioni sostenibili per una riforma equilibrata in materia di migrazione.

Non è mancata l'opposizione agli estremismi, con un fermo no al nazionalismo malsano, "pieno di veleno e inganno", e il deciso sì al patriottismo illuminato nella duplice dimensione, nazionale ed europea.

Sul fronte della sicurezza, tema di grande priorità per la Commissione, Juncker ha parlato di misure come la rimozione dei contenuti di propaganda terroristica dal web entro un'ora dalla pubblicazione, nonché l'estensione degli ambiti di competenza della Procura Europea agli atti di terrorismo. Inoltre, sono state annunciate una serie di misure concrete per contribuire a garantire che le elezioni del Parlamento europeo del prossimo anno siano organizzate in modo libero ed equo, al riparo dalla manipolazione da parte di Stati e interessi terzi.

Il rafforzamento dell’euro come strumento attivo della nuova sovranità europea e la necessità di rafforzare la capacità di parlare con un’unica voce in materia di politica estera, sono progressi tangibili auspicati dal Presidente anche in vista del vertice di Sibiu. Il Presidente ha ricordato la ripresa economica e la crescita costante in atto, testimoniate dal fatto che c'è anche più lavoro sul continente: dal 2014, anno di insediamento della Commissione, sono stati creati quasi 12 milioni di posti di lavoro (più della popolazione del Belgio).

I lavoratori e le lavoratrici in Europa non sono mai stati tanto numerosi: al momento lavorano 239 milioni di uomini e donne, e nonostante la disoccupazione giovanile sia al 14.8%, un valore ancora troppo alto, è comunque al livello più basso finora dal 2000. Non è mancato il riferimento alla Brexit: a tal proposito Juncker ha dichiarato che pur rispettando - ma non condividendo - la decisione del Regno Unito di abbandonare l'Unione Europea, chi la lascia non ha il diritto di godere della posizione privilegiata degli Stati membri.

Ciò non preclude in ogni caso accordi commerciali, come il Checkers Plan con l'obiettivo del libero scambio UE-UK: l'Unione è anche multinazionalismo e rimane un continente aperto anche se i suoi partner scelgono altre strade. A margine del discorso sono state adottate 18 iniziative concrete su migrazione e frontiere, sicurezza, elezioni libere e sicure, partenariato UE-Africa, ruolo dell'Unione europea sulla scena mondiale, cambi stagionali dell'ora e lotta al riciclaggio, con l'obiettivo di permettere ulteriori passi avanti in previsione delle elezioni del 2019 e in vista del vertice di Sibiu sul futuro dell'Unione a 27, fissato per il 9 maggio 2019, per riflettere su una nuova agenda strategica che orienti i lavori dell’Unione europea nei prossimi cinque anni.

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