I caprioli flagellano i vigneti, a rischio la produzione dei grandi vini senesi

Confagricoltura: “Alle cabine di regia e ai tavoli di confronto invitate i cinghiali. Ora basta”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 aprile 2018 00:18
 I caprioli flagellano i vigneti, a rischio la produzione dei grandi vini senesi

La produzione dei grandi vini senesi rischia di essere messa in ginocchio dai caprioli. E’ l’allarme lanciato dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena dopo aver accolto le istanze e le preoccupazioni dei tanti soci di Montalcino, Montepulciano, San Gimignano e di tutto il territorio del Chianti, che ogni giorno riscontrano danni ingenti alle proprie viti. Proprio in questo periodo infatti è ripartito lo sviluppo vegetativo della vite e i germogli sono preda ovunque dei caprioli. «Solo in queste zone – spiega il direttore di Upa Siena Gianluca Cavicchioli– nel 2017 sono stati accertati danni da capriolo per oltre 3600 quintali di uva e per un equivalente pari a circa a 290 mila euro.

Una cifra che ci fa temere seriamente che non possa essere neanche coperta dagli indennizzi. Non solo, negli ultimi 3 anni, la conta dei danni è cresciuta in maniera esponenziale. Ci troviamo di fronte ad una situazione che non è più sostenibile, che rischia di minare la produzione e l’indotto di quei vini che sono anche ambasciatori della qualità enogastronomica di Siena e della Toscana nel mondo».

«E’ evidente che la caccia in selezione non è più sufficiente a contenere le popolazioni e conseguentemente limitare i danni causati dai caprioli – sottolinea il presidente di Upa Siena Giuseppe Bicocchi -. Sono necessarie misure di carattere straordinario se si vuole evitare il flagello dei nostri vini; mi riferisco principalmente ai prelievi in controllo del capriolo nei vigneti oggetto di danneggiamento nei mesi di aprile e maggio. La stessa misura già attuata per i cinghiali e prevista nella legge obiettivo della Regione Toscana». L’Unione Provinciale Agricoltori di Siena mantiene alta l’attenzione sui danni provocati da tutta la fauna selvatica.

Non bastano le recinzioni, come non bastano i tavoli di confronto e le cabine di regia. Gli ungulati in Toscana stanno devastando il lavoro degli agricoltori: “C’è chi pensa che per salvarli servano delle riunioni, noi ci siamo stufati delle chiacchiere - dice Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana - mentre la fatica quotidiana delle nostre imprese viene buttata all’aria senza alcun risarcimento”.

Un attacco durissimo quello di Confagricoltura Toscana, lanciato dopo mesi di allarmi che non hanno prodotto alcun risultato e a fronte di danni enormi, che chiama in causa la Regione Toscana, i Comuni e gli ATC – Ambiti Territoriali di Caccia. Basti pensare che solo nella provincia di Siena, nel 2017, sono stati accertati danni da capriolo per oltre 3600 quintali di uva, pari a circa 290 mila euro. L’unica soluzione che si prospetta è quella di misure drastiche: “Abbiamo bisogno di un intervento immediato autorizzativo affinché chiunque, munito di licenza di caccia, possa salvare le proprie coltivazioni dagli ungulati”, spiega Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana.

Non solo, l'associazione di categoria chiede dei risarcimenti per intero dei danni diretti e indiretti provocati dagli ungulati. “È compito in primis della Regione Toscana intervenire subito dopo la fallimentare legge obiettivo che non ha portato i risultati sperati – continua il presidente –. Non si tratta di schierarsi dalla parte degli animali o dalla parte dell'agricoltura, qui si mette in discussione la conservazione di un equilibrio biologico che attualmente è minacciato”.

L'associazione chiede infine il supporto di tutti i suoi associati per segnalare la presenza degli animali sul territorio e poter fare una stima sulla densità di ungulati.

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