Giovanni Busi confermato presidente del Consorzio Vino Chianti

Le Docg della Toscana corrispondono alle zone o città più visitate dai turisti italiani e stranieri nel 2015. Il presidente Giani favorevole allo Stop alle sanzioni alla Russia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2016 17:34
Giovanni Busi confermato presidente del Consorzio Vino Chianti

Giovanni Busi è stato confermato ieri presidente del Consorzio Vino Chianti. E’ stato eletto dal Consiglio direttivo all’unanimità e guiderà il Consorzio per i prossimi tre anni fino a luglio 2019 insieme ai vicepresidenti Mino Niccolai, presidente della cantina di Geggiano e Pontignano e Ritano Baragli, presidente della cantina sociale Colli Fiorentini, anch’essi riconfermati dal nuovo Cda. Busi, cinquantasei anni, sposato con tre figli, è titolare di Villa Travignoli dei Conti Busi che dirige dal 1989. “E’ un onore per me essere stato riconfermato presidente di uno dei più grandi consorzi italiani.

E’ stato premiato il lavoro svolto nell’ultimo mandato – ha dichiarato Busi – e con questa elezione è stato quindi deciso di proseguire con gli stessi obiettivi. Intendiamo rafforzare ancora di più la denominazione Chianti attraverso una scelta meticolosa dei mercati su cui il nostro vino dovrà affacciarsi. Quando ci troviamo all’estero per raccontare i nostri prodotti rappresentiamo il nostro territorio e tutta la sua eccellenza e per questo crediamo che una promozione consapevole e strategica possa permettere alle nostre aziende di dimostrare una qualità che ha pochi eguali nel mondo.” Il Consorzio Vino Chianti conta 3.500 aziende socie, 15 mila ettari di vigneto e 110 milioni di bottiglie all’anno.

Il primo mercato è quello italiano che assorbe il 27% della vendita. A seguire Stati Uniti, Germania, Inghilterra e Giappone. “Tutto il comparto a livello regionale e nazionale – ha concluso il presidente – sta affrontando una crisi da cui abbiamo la necessità di uscire quanto prima. Per questo motivo dobbiamo insistere su politiche che rafforzino la nostra filiera e il nostro brand che può contare su una denominazione in crescita grazie al continuo rinnovo di impianti che si sta registrando in tutto il territorio toscano.

Lavoreremo senza sosta per trovare nuovi sbocchi commerciali e dare al nostro vino il palcoscenico internazionale che si è guadagnato in quasi un secolo di storia della denominazione.”

San Gimignano, Chianti, Montalcino, Montepulciano, Maremma. Sono solo alcune delle città e dei territori che secondo il rapporto Irpet sul turismo in Toscana nel 2015 hanno accolto il maggior numero di turisti. Sono anche le città e i territori nei quali si producono le Docg più conosciute al mondo. Un caso? No, secondo la riflessione che il Movimento Turismo del Vino Toscana ha fatto sui numeri del rapporto presentato mercoledì. «Non ci siamo stupiti del rapporto presentato dalla Regione Toscana – commenta il presidente di MTV Toscana,Violante Gardini – lo diciamo da anni e i numeri ce lo confermano che il turismo legato al vino e alle eccellenze enogastronomiche è un fenomeno ormai assodato e non una novità, ma anzi proprio su queste basi occorre da parte di tutti i soggetti continuare a investire in questa direzione». Sono sempre di più gli operatori internazionali che nel pacchetto Italia includono visite in cantina o addirittura soggiorni in tenute e agriturismi che fanno riferimento a una azienda vitivinicola.

«Intanto la bellezza e la suggestione dei territori toscani dove si produce il vino è un richiamo esclusivo di cui possiamo godere – continua Violante Gardini – inoltre nella maggior parte dei casi il vino è un traino fondamentale per far conoscere territori magari meno blasonati dal punto di vista turistico, ma che grazie alla crescita degli appassionati e dei consumatori in tutto il mondo vengono alla ribalta». E’ anche a questo proposito che nel nuovo Cda del MTV Toscana sono presenti non solo referenti di cantine, ma anche di tour operator e agenzie di marketing del settore vitivinicolo. A confermarlo è l’analisi che il Movimento Turismo Vino Toscana ha fatto sul XII rapporto sull’enoturismo presentato alla scorsa Bit di Milano da Città del Vino.

Dei quasi 14 milioni di visitatori nelle cantine italiane nel 2015 infatti, gran parte avrebbe visitato aziende vitivinicole toscane. Per non parlare del fatturato. La stima nazionale nel 2015 è di 2,5 miliardi di euro (senza considerare l’indotto) e anche in questo caso le cantine toscane avrebbero contribuito in maniera sensibile al fenomeno dell’enoturismo. «Per gli italiani il turismo del vino è fatto di gite di prossimità, spesso entro i 100 chilometri che, in Toscana, si concentrano nelle località e nelle denominazioni più note – continua Violante Gardini - un nuovo stile di fare enoturismo più diffuso e meno elitario di un tempo, in altre parole non riguarda più soprattutto i “wine lovers”».

La visita nelle zone del vino è anche un itinerario romantico per le coppie e un’escursione golosa per chi, e in Toscana sono tanti, vuole anche fare un pranzo tipico con gli amici. Molti dei visitatori che arrivano a Montalcino, Montepulciano, Radda o Bolgheri sono mossi dal desiderio di trascorrere i momenti liberi fuori delle città, in campagna. Desiderano vedere luoghi suggestivi e magari assaggiare cibi e vini che non conoscono scoprendo come sono fatti, per questo nella nostra regione, oltre alle visite nelle cantine crescono le wine class e soprattutto le scuole di cucina tipica.

e sanzioni alla Russia non possono “durare in eterno: ci sono state, hanno svolto la loro funzione deterrente, ora basta, superiamole”. Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, interviene all’indomani dell’approvazione, da parte dell’assemblea toscana, della proposta di risoluzione che chiede alla Giunta l’impegno per consentire il superamento delle sanzioni applicate dall’Europa in risposta alla crisi Ucraina.

Giani, che ricorda le radici dell’amicizia con la Russia, cita anche la più recente visita di una delegazione della Duma di Mosca e puntualizza dati di economia e di export. “L’amicizia – spiega – nasce dal rapporto stretto che tanti nostri imprenditori hanno con la Russia, pensiamo al mondo del marmo, della pelletteria, del vino“. Un rapporto che “fa la differenza”, come confermato dai dati sull’export: se su base italiana il calo si assesta al 40 per cento, la Toscana perde in modo più contenuto, intorno al 25.

La regione e la città, ricorda Giani, sono costellate dai segni di queste relazioni che “fanno la differenza”: “A Novoli si sta restaurando l’ottocentesca villa Demidoff e la chiesa ortodossa di via Leone X a Firenze è la più bella che gli architetti russi abbiano realizzato nelle città italiane”. Superare la logica delle sanzioni, dunque, significa recuperare a pieno titolo le relazioni che legano Toscana e Russia: “Ora che la situazione si è stabilizzata non ha senso continuare con le rigidità”.

Certo questo non significa “ignorare il rapporto con l’Ucraina e con i paesi già inseriti in Europa”; la risoluzione votata all’unanimità dal Consiglio mira a “superare” la logica delle sanzioni per “recuperare a pieno titolo il rapporto di amicizia tra popolo toscano e popolo russo”. Del resto c’era stato l’incontro con l’ambasciatore russo, qui a Firenze, “che aveva apprezzato la risoluzione approvata in ottobre dal Consiglio”; “questo nuovo atto è un segno ancor più forte e deciso da parte del popolo toscano”.

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