Giovanni Boldini prima della Belle Époque: “La stagione della Falconiera”

A Pistoia una mostra dedicata al periodo toscano del pittore ferrarese che prende ispirazione da un ciclo di pitture murali a tempera che Boldini eseguì per una villa pistoiese.

Alessandro
Alessandro Lazzeri
10 settembre 2017 17:56
Giovanni Boldini prima della Belle Époque: “La stagione della Falconiera”

Giovanni Boldini è spesso protagonista delle grandi mostre italiane. Dopo la celebrata esposizione romana, nelle sale del Vittoriano, si apre in occasione di Pistoia Capitale Italiana della Cultura, presso il Palazzo dei Vescovi la mostra “Giovanni Boldini. La Stagione della Falconiera”

Il titolo della mostra è dovuto a un ciclo di pitture murali a tempera che Giovanni Boldini portò a termine durante il suo periodo toscano, sul finire degli anni sessanta dell’Ottocento, presso la Villa La Falconiera, che apparteneva allora alla mecenate inglese Isabella Falconer. Gli affreschi, di cui per diverse vicissitudini dopo l’esecuzione nel 1868 si perse subito la memoria, sono un unicum: non solo per quanto riguarda la produzione del pittore, ma in generale della corrente macchiaiola, alla quale Boldini aderì, in modo personale, prima del suo trasferimento a Parigi nel 1871.

La mostra si propone di far conoscere al pubblico il Boldini delle origini, rispetto al Boldini ritrattista della Belle Époque. La riscoperta di queste tempere murarie che, dopo il distacco avvenuto nel 1974 e dopo un complesso restauro, sono adesso in una sala all’interno del Palazzo dei Vescovi, si deve alla giovane vedova dell’artista, nel corso di un viaggio compiuto da queste parti sul finire degli anni Trenta.

Un ritrovamento straordinario che ha del “miracoloso”. Seguendo vaghe e confuse indicazioni che Boldini aveva dato alla moglie prima di morire. L'artista ricordava un ciclo di pitture murali al quale aveva lavorato in epoca giovanile, in un luogo di cui non ricordava il nome, ma che iniziava sicuramente con la lettera “P”.

Sulla base di queste indicazioni e di alcune voci raccolte strada facendo, la donna giunse a Pistoia, a Villa La Falconiera. E dopo averla ispezionata, in procinto di andarsene fu attratta da una rimessa di attrezzi agricoli che era l’antica, ormai irriconoscibile, sala da pranzo della villa, già dimora di Isabella Falconer, interamente decorata dal giovane Boldini.

“La mostra – ha dichiarato la curatrice Francesca Dini – intende riportare in luce lo straordinario momento creativo vissuto del maestro ferrarese in epoca giovanile, quando muovendosi tra Pistoia, Firenze e Castiglioncello, si trovò al centro di una rete d’importanti relazioni, amicali e professionali che ne segnarono positivamente l’inarrestabile ascesa artistica”.

Dal periodo macchiaiolo dell'artista sono esposti alcuni capolavori, realizzati tra il 1864 e il 1871, provenienti da collezioni private e da pubblici musei. Tra questi i ritratti “fiorentini” degli amici Telemaco Signorini e Cristiano Banti conservati alla Galleria d'arte Moderna di Palazzo Pitti, un’affascinante “Marina”, il bel ritratto di Adelaide Banti, e quel “Generale spagnolo” dipinto sulla Costa Azzurra nel 1868, che avrebbe proiettato Boldini oltre confine, nella Parigi di fine Ottocento, dove l'artista si sarebbe affermato come ritrattista principe della Bella Époque.

La mostra, aperta sino al 6 gennaio, è corredata da un bel catalogo, edito da Sillabe, che contiene saggi d Francesca Dini, Andrea Baldinotti e Vincenzo Farinella. Ottimo l'allestimento di Luigi Cupellini.

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