Florence Internet Week: 30 anni di web a Firenze

L'agenda (digitale) dei prossimi giorni su Nove da Firenze, con qualche ricordo autobiografico

Nicola
Nicola Novelli
25 aprile 2016 20:01
Florence Internet Week: 30 anni di web a Firenze

di Nicola Novelli, fondatore di Nove da Firenze

FIRENZE- Le date del 29 e 30 aprile entrano nella storia per decisione della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha deciso di celebrare i 30 anni dell'Internet in Italia. Il 30 aprile del 1986 infatti il nostro paese si è connesso per la prima volta ad Internet. I primi bit on line, partiti dal Centro universitario per il calcolo elettronico dell'Università di Pisa, sono arrivati alla stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania. Quella prima connessione era il coronamento del progetto di un gruppo di pionieri; ed è stato l’inizio di una storia nuova.

Trenta anni dopo, il 29 aprile fino a notte, il Governo ha promosso un Internet Day in tutta Italia. l'Italia sarà attraversata da centinaia di eventi per ricordare la prima connessione internet, avvenuta da Pisa esattamente trent'anni fa. Il sito -con la regia di Riccardo Luna- per seguire tutte le iniziative è italianinternetday.it.

Anche Nove da Firenze, dal 1997 il primo giornale on line fiorentino, ha aderito alle iniziative, raccontando nel corso della settimana le gesta di chi a Firenze ha creduto per primo al futuro del Web. Nei prossimi giorni intervisteremo i protagonisti di quegli anni che racconteranno i primi servizi digitali per tutti, i diffondersi delle competenze tra gli utilizzatori di pari passo con l'arrivo della Banda larga. L'auspicio è che le parole dei web-pionieri fiorentini, degli imprenditori, degli amministratori pubblici, dei comunicatori e dei giornalisti digitali possano spronare la città ad accelerare lo sviluppo dell'economia della conoscenza digitale. Con lo stesso spirito con cui i primi ricercatori pisani avviarono questa epopea 30 anni fa.

Spero farà piacere a tutti se dedichiamo questa settimana alla memoria di un pioniere del giornalismo digitale toscano, David Rossi, morto nel 2012, precipitando -in circostanze non ancora chiarite- dalle finestre di Rocca Salimbeni. Molti anni prima, nel 1996, quando nemmeno lui avrebbe immaginato di diventare poi il responsabile della comunicazione della banca Monte dei Paschi, David Rossi partecipò alla fondazione del primo giornale on line toscano, SienaNews. Il sito senese andò on line almeno sei mesi prima di Nove da Firenze, quando nell'estate del 1996 il nostro giornale on line era ancora in fase di progettazione. Gli rendiamo omaggio oggi, con il rimpianto per lui e per quegli anni spensierati.

I miei primi ricordi

La prima volta che ho sentito parlare di Internet fu a metà degli anni '80. Era estate e sulla spiaggia di Tirrenia, in amico che insegnava fisica all'Università di Pisa mi raccontò, di ritorno da Ginevra, che aveva visto i suoi colleghi del Cern dialogare attraverso il computer collegato al telefono con i ricercatori del Mit di Boston, con cui riuscivano persino a scambiare file. Confesso che sul momento la cosa non mi emozionò granché. Dovettero passare ancora alcuni anni, prima che mi rendessi conto di persona del potenziale rivoluzionario del Web.

Nell'ottobre del 1989 mi trovavo negli Usa per una breve vacanza studio. Ero ospite di un amico di famiglia che insegnava Letteratura spagnola alla Michigan State University. Una mattina visitai la biblioteca dell'ateneo, restando impressionato dall'accessibilità e dalla disponibilità nei confronti degli studenti. Il mio amico mi spiegò che, non solo la struttura era incomparabilmente meglio organizzata rispetto alle omologhe biblioteche italiane, ma che da qualche tempo a Lansing stavano sperimentando la digitalizzazione dell'intero catalogo bibliotecario e la sua accessibilità dai computer privati grazie a una connessione telefonica dedicata.

Ero scettico e volli testare di persona il servizio. La sera stessa mi misi al Pc di casa, composi il numero urbano sul dialler del programma di emulazione e improvvisamente sullo schermo nero apparvero i testi bianchi della pagina di accesso all'archivio della biblioteca universitaria. Mi pareva impossibile riuscire a trovare qualcosa di utile per i miei studi. A Firenze studiavo Scienze Politiche alla Cesare Alfieri e stavo meditando in quel periodo di laurearmi in Storia Contemporanea con una tesi sul sistema politico italiano negli anni '70. Come avrei potuto trovare un volume utile a un simile progetto di studio nella biblioteca di una università statale americana?

Cominciai così a formulare qualche parola chiave sul tema, partendo dal Partito Comunista Italiano sino ad arrivare alla Democrazia Cristiana. Se avessi trovato qualche volume interessante avrei potuto stampare il testo della scheda digitale sulle pagine a modulo continuo che scivolavano giù dal rullo di una lunga stampante ad aghi.

Con mia grande sorpresa comincia a imbattermi in titoli in lingua italiana, alcuni anche molto interessanti. Il tempo sembrò fermarsi per un po'. Ma a un certo punto la stanchezza mi costrinse a guardare l'orologio. Era notte fonda e a terra le pagine a modulo continuo si erano accumulate formando un'intera risma di carta. Non credevo ai miei occhi: senza muovermi dalla scrivania di casa, nel giro di poche ore ero riuscito a trovare decine, forse centinaia di titoli di libri di storia italiana utili per il mio piano di studi, un lavoro che in Italia avrebbe richiesto settimane di ricerche tra una biblioteca e l'altra della città.

La mattina seguente persino il mio ospite americano rimase sorpreso, talmente da accompagnarmi senza por tempo in mezzo al rettorato. Nel quartier generale della Michigan State University, infatti, proprio in quei mesi era stato attivato un nuovo servizio a pagamento, che permetteva un collegamento digitale all'archivio della Library of Congress a Washington. Lì avemmo una prima esperienza di cosa significasse pagare Internet a tempo. Nonostante fosse a nostra disposizione il più grande archivio bibliotecario del mondo la fretta ci impedì di sviluppare serenamente la ricerca e dopo un quarto d'ora e una decina di dollari buttati desistemmo.

Ma non mi importava. La notte prima avevo già accumulato un tesoretto che -ero certo- mi avrebbe spalancato le porte della tesi. Un mese dopo, al mio ritorno, il preside di Scienze Politiche, il professor Luigi Lotti, recentemente scomparso, non ebbe esitazione a concedermi l'argomento di tesi che chiedevo e forse, ripensandoci oggi, non comprese nemmeno esattamente come avessi fatto a trovare tanti libri negli Usa.

Questa è stata la prima volta che ho compreso cosa fosse Internet. Al giornalismo digitale sarei arrivato sette anni dopo.

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