Etruschi: inaugurata a Cortona la mostra internazionale sulla scrittura

"L'ombra degli Etruschi. Simboli di un popolo fra pianura e collina": da oggi a Prato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2016 22:34
Etruschi: inaugurata a Cortona la mostra internazionale sulla scrittura

CORTONA– A Cortona sono arrivati da tutta Europa reperti legati alla scrittura etrusca, un tema misterioso e affascinante a cui da oltre vent’anni non veniva dedicato un evento di questa portata. In particolare la Mummia di Zagabria, la più lunga inscrizione etrusca mai rinvenuta fino ad oggi.

La scrittura etrusca è un tema affascinante; ci parla di una lingua, di un popolo e di una cultura attraverso conquiste, commerci, idee, storie che hanno avuto luogo in tutto il bacino del Mediterraneo fra il settimo e il primo secolo avanti Cristo. Da oltre tre decenni non sono state organizzate mostre di livello internazionale sul tema della scrittura etrusca. È per questo che, alla luce delle recenti scoperte di epigrafi etrusche vicino a Montpellier e al ritrovamento a Cortona della Tabula cortonensis, terzo più lungo testo etrusco esistente, il Museo del Louvre, il Museo Henri Prades di Lattes, e il MAEC di Cortona hanno deciso di progettare un grande evento archeologico, la mostra Etruschi maestri di scrittura.

I reperti, provenienti da alcuni dei più importanti musei del mondo, in esposizione a Cortona da oggi al 31 luglio 2016. La mostra, di grandissimo valore scientifico, presenta alcune delle testimonianze più importanti dell'epigrafia etrusca, dalla tela-calendario rituale avvolta sulla Mummia di Zagabria alle lamine di Pyrgi; i visitatori potranno godere, come mai prima d'ora era stato fatto, la diversità dei supporti e delle tecniche di scrittura, così come le scoperte degli ultimi anni di studi in materia. Oggetto di profondi studi, l'etrusco resta per certi versi ancora misterioso.

Sono infatti irrisolti i significati specifici di molte parole, in particolare quelle che non presentano parentele con le lingue antiche più note. La difficoltà di comprensione della scrittura etrusca dipende essenzialmente scarsità di testi lunghi e dalla ripetitività dei testi brevi in nostro possesso, spesso di natura funeraria, giuridica o commerciale. Etruschi maestri di scrittura intende dimostrare i progressi negli studi nella sintassi e nella grammatica, attraverso una rilettura e una nuova interpretazione di molti epigrafi e alcune novità assolute.

Le iscrizioni (siano esse su oggetti di uso quotidiano, su oggetti di culto, su statue o su atti) saranno classificate in mostra per settori di appartenenza: dalla sfera del rito a quella del sacro, dall'ambito funerario a quello giuridico. Un altro aspetto importante riguarderà i supporti e le tecniche scrittorie, le modalità di insegnamento e di trasmissione dell'alfabeto, le tipologie letterarie attestate, le vicende, talora avventurose, di alcuni testi. Una grande attenzione è stata riservata all'allestimento della mostra nelle sale del Maec per un'esposizione che vuole trasformare il segno della scrittura etrusca in una forma d'arte, al limite del design, con una grafica innovativa e coinvolgente.

Numerose saranno le iniziative culturali previste per tutto il periodo dell'evento: conferenze, convegni, mostre di arte contemporanea. Etruschi maestri di scrittura rappresenta un appuntamento imperdibile per chi ama l'antica cultura di questa civiltà affascinante, nonché una delle più importanti mostre archeologiche in Italia nel 2016.

 Un tesoro archeologico tutto da scoprire da Fiesole ad Artimino, passando per Gonfienti. La storia di Prato affonda le radici nella civiltà etrusca e il Museo di Palazzo Pretorio, cuore del patrimonio culturale cittadino, intende riannodarne i fili dedicando un’interessante mostra alle popolazioni etrusche stanziate a Nord del fiume Arno, lungo la direttrice della piana di Firenze-Prato-Pistoia, del Mugello/Val di Sieve e del Montalbano. La mostra, intitolata “L’ombra degli Etruschi.

Simboli di un popolo fra pianura e collina”, allestita negli spazi a piano terra del Museo pratese, da oggi al 30 giugno 2016. Oltre trenta preziosi reperti, alcuni mai visti, una produzione di pregio tra cippi, stele e bronzetti per raccontare una storia ricca di suggestioni, che ricostruisce le lontane radici culturali di quest’area della Toscana passando per Prato con la città di Gonfienti. In mostra dieci bronzetti e 24 monumenti in pietra (cippi e stele) decorati a rilievo, appartenenti a famiglie gentilizie che ponevano sulle proprie tombe l’immagine di se stesse, quella che volevano trasmettere all’esterno.

Si tratta delle “pietre fiesolane”, una delle produzioni che meglio caratterizzano un’ampia porzione di territorio fra pianura e collina dal Mugello alla Val di Sieve, dall’area fiorentina e fiesolana fino a quella pratese e pistoiese. Merito della mostra “L’ombra degli Etruschi” è quello di saper cogliere in modo unitario e omogeneo il significato di questa produzione eccellente, dai risvolti sacri e connessi al mondo dell’oltretomba, riunendo per la prima volta in una sede unica i pezzi più pregiati in funzione della loro rappresentatività sul territorio. Due le sezioni in cui è suddivisa la mostra: la prima (Figure di bronzo) è dedicata all’universo del sacro, riconducibile all’area dove nel VI secolo A.C.

venne fondata la nuova città di Gonfienti, testimoniata da figure di devoti in bronzo e dalle raffigurazioni presenti su un’importante kylix (coppa) attica a figure rosse, attribuita al celebre pittore ateniese Douris. La maggior parte del bronzetti votivi proviene da collezione privata, oltre a un inedito che arriva dagli scavi di Gonfienti (area Interporto) e mai esposto finora. Questi manufatti, destinati a un ceto medio “allargato” piuttosto che all’aristocrazia etrusca, venivano prodotti in loco e rappresentavano la dedica dell’offerente alla divinità.

Due esemplari si distinguono per l’alta qualità artistica e per la ricchezza dei dettagli: l’Offerente di Pizzidimonte conservato al British Museum di Londra dalla fine dell’Ottocento, di cui si espone una riproduzione e il giovane nudo, forse proveniente dalla stessa area, facente parte delle collezioni più antiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. La seconda sezione (Figure di pietra) mira a far conoscere la produzione delle “pietre fiesolane” come parte integrante dei tumuli sacri che costellavano le grandi vie di comunicazione fluviali e terrestri lungo il corso dell’Arno e dei suoi affluenti.

Terre di viaggio e luoghi sacri per gli Etruschi che non di rado si fermavano lungo il cammino per pregare. La mostra è accompagnata da un catalogo (edito da Edifir – Edizioni Firenze) in cui per la prima volta viene pubblicato l’intero repertorio aggiornato delle “pietre fiesolane” (circa cinquanta esemplari) con le ultime scoperte; è l’occasione per approfondire i temi della distribuzione sul territorio, dell’iconografia e della storia degli studi, delle iscrizioni e dei collegamenti culturali. Preziosa la collaborazione dell’etruscologo Adriano Maggiani sulle iscrizioni etrusche presenti sulle pietre e dell’archeologo Gregory Warden per una nuova scoperta dall’area di Vicchio. I monumenti sepolcrali esposti provengono in buona parte dalle collezioni del Museo Archeologico di Firenze (ad esempio lo straordinario cippo di Settimello o la stele di via di Camporella) oltreché dal Museo di Casa Buonarroti (stele di Larth Ninie), dal Museo Archeologico di Artimino, dal Museo di Fiesole, dal Museo di Dicomano e dalla Villa Medicea di Cerreto Guidi.

Presenti anche alcuni esemplari cortesemente prestati da privati. Un gioco di luci e ombre per esaltare il nucleo dei materiali pratesi (bronzetti e coppa attica) e il profilo austero ed elegante delle “pietre fiesolane”: l’allestimento della mostra a piano terra del Museo, curato dall’architetto Francesco Procopio, punta a catturare l’attenzione del visitatore evocando suggestioni di altre epoche. Visitatore che saprà orientarsi meglio in questo viaggio nel tempo e nello spazio grazie una gigantesca mappa dispiegata negli spazi espositivi che servirà a individuare la collocazione geografica dei reperti, ricostruendo al tempo stesso i principali collegamenti etruschi.

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