Esaote, sindacati: No a esuberi e spacchettamento

Domani Assemblea a Firenze. Allarme Inas-Cisl: pensioni a rischio errore per chi è stato in mobilità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 maggio 2014 19:29
Esaote, sindacati: No a esuberi e spacchettamento

Fim, Fiom e Uilm di Esaote Genova e Firenze dicono no agli esuberi e allo spacchettamento contenuti nel piano industriale illustrato nell'incontro con l'azienda svoltosi oggi a Genova.Domattina anche nello stabilimento di Firenze dell'Esaote, in via diCaciolle 15, alle ore 10, si svolgerà l'assemblea dei lavoratori per illustrare le ragioni della rottura del confronto e decidere eventuali iniziative.Oggi in Confindustria si e' svolto l'incontro tra i vertici di Esaote e le rappresentanze sindacali di Fim Fiom Uilm Genova e Firenze sul piano industriale che coinvolge complessivamente 680 lavoratori.

L'Azienda ha fatto un bilancio della situazione illustrando i futuriprogetti che coinvolgeranno la divisione Italia (Genova e Firenze) eEstero.Fanno parte di questo piano:- 76 lavoratori in esubero- la costituzione di due nuove societa' su due rami d'azienda checonteranno rispettivamente 25 e 47 lavoratori- 22 lavoratori della ricerca trasferiti da Firenze a Genova- l'esternalizzazione della parte riguardante la produzione e imagazzini, operazione che coinvolge 50 lavoratori.- la cassa integrazione straordinaria per 120 unita' a partire dal 1luglio, passaggio necessario a governare i processi di cui sopra. Per Fim Fiom Uilm, questa posizione e' irricevibile in quanto mette a rischio il perimetro industriale dell'Azienda e, su Genova, anche ilprospettato trasloco nella cittadella degli Erzelli.“Mi dichiaro pronto ad aiutare operai, sindacati e istituzioni per salvare la Seves , azienda toscana leader nella produzione di vetrocemento e rivestimenti in vetro, simbolo del made in Italy per la quale lavorai anche come consulente quando era in mani italiane e che non posso accettare finisca cosi”. Il massmediologo interviene nella vicenda della azienda fiorentina che vedrà chiudere i battenti della fabbrica il 9 giugno, data nella quale si saranno esauriti tutti gli ammortizzatori sociali dei 97 lavoratori toscani. “La vicenda Seves non ha la visibilità che meriterebbe e rappresenta in modo emblematico il simbolo di come non si deve gestire un brand storico”.

Afferma Klaus Davi che aggiunge: “La logica bancaria e finanziaria sta annichilendo tutte le aziende del nostro paese ma la colpa non è solo degli stranieri ma anche dall’avidità e dell’imprenditoria italiana, poco incline a investire sui prodotti e sempre pronta a realizzare profitto”.“Per chi ha periodi di mobilità validi per la pensione, l’importo del trattamento pensionistico potrebbe essere errato.” E’ l’avvertimento lanciato dall’Inas, il patronato della Cisl.“In caso di mobilità di durata continuativa superiore ad 1 anno, collocata in fase utile per la determinazione della pensione –spiega Marco Manfredini, responsabile Inas-Cisl della Toscana- le retribuzioni accreditate figurativamente sono rivalutate anche in base agli indici di variazione delle retribuzioni contrattuali del settore di appartenenza, rilevati dall’Istat.

Nell’applicare tali indici, però, l’Inps ha accumulato un forte ritardo -pare che le rivalutazioni siano aggiornate solo fino al 2008- con il rischio, molto frequente, che le pensioni rimangano ferme ad un importo che non è quello esatto.”E’ bene quindi che tutti coloro che hanno usufruito di un periodo di collocamento in mobilità valido per la determinazione della retribuzione pensionabile procedano alla verifica della propria pensione.“In particolare –spiega ancora Manfredini- devono attivarsi i pensionati per i quali il trattamento pensionistico è stato liquidato a partire dal 6 luglio 2011: in base alla norma sulla decadenza, infatti, se in questi casi ci sono importi non aggiornati, ci sono solo 3 anni di tempo per chiedere la ricostituzione.”L’Inas è a disposizione gratuitamente per assistere i pensionati nell’invio della richiesta.

Ma potrebbe non bastare !“Accade di frequente infatti –sottolinea Manfredini- che l’Inps respinga la domanda rinviando ad un riesame d’ufficio. Un riesame che non avviene praticamente mai. Anche in questo caso comunque, il patronato è disponibile a tutelare gli interessati portando avanti un ricorso amministrativo e, se necessario, anche quello giudiziario.”

In evidenza