'E' stata la mano di Dio' di Sorrentino

Il nuovo film del regista premio Oscar presentato in anteprima in concorso al Festival di Venezia

Daniele
Daniele Vriale
04 settembre 2021 14:23
'E' stata la mano di Dio' di Sorrentino

“La realtà non mi piace più, la realtà è scadente”. E’ questa la frase chiave del nuovo e attesissimo film di Paolo Sorrentino, che tuttavia, propone proprio un’opera dove regola i conti con la propria realtà, ed indaga profondamente il proprio passato.

Il film, sinceramente autobiografico, narra le vicissitudini dell’adolescente Fabietto (Filippo Scotti, nella parte del giovane Sorrentino) che improvvisamente perde entrambi i genitori.

Inizialmente si assiste ad una rappresentazione dell’allegro e leggiadro contesto familiare (ma è tutto oro quel che luccica?), con toni grotteschi e ironici, tipici della commedia all’italiana. Sullo schermo si avvicendano una ridda di personaggi istrionicamente felliniani e contraddistinti di una notevole vis comica. La cinepresa, attraverso stringenti primi piani, ne coglie gli aspetti fisici più caratteristici e peculiari, mettendo in evidenza tutta la capacità tecnica del regista.

La morte dei genitori (interpretati da Toni Servillo e Teresa Saponangelo), a causa di una fuga di monossido di carbonio che li sorprende nella casa di villeggiatura a Roccaraso, è la cesura che segna il passaggio alla forma drammatica. Fabietto ed il fratello si troveranno ad affrontare, in modi e toni difformi, la loro nuova triste condizione. Fabietto appare annichilito dall’evento, quasi incapace di provare gioia e interesse per la vita, tanto da identificare nell’immaginazione e nella finzione cinematografica, l’unica via di salvezza da una realtà oramai insopportabile.

Non mancano piani paralleli alla narrazione principale, come il tema della verità e dell’apparenza, le muse ispiratrici ed i maestri di vita; lo saranno l’amico contrabbandiere ed il regista napoletano Antonio Capuano, così come la folle zia (una splendida Luisa Ranieri) e l’anziana baronessa, ma soprattutto i due miti dell’ancora imberbe regista: Federico Fellini e Diego Maradona. Il primo non appare mai, se ne percepisce solamente la voce, forse per un rispettoso pudore rappresentativo, l’altro è una specie di “Deus ex machina” che veleggia sui protagonisti, e addirittura protegge il giovane Fabietto, che proprio per recarsi a vedere una partita del Napoli, si salva da quell’incidente domestico che, altresì, lo avrebbe unito alla sorte dei genitori.

Il finale è accompagnato dalla struggente “Napule è” di Pino Daniele, che intensifica la commozione empatica dello spettatore. Uno splendido film, da vedere e rivedere, per carpirne appieno tutte le più intrinseche sfumature.

Il film sarà proiettato nelle sale cinematografiche a partire dal 24 novembre, e dal 15 dicembre sarà fruibile anche su Netflix, produttore della pellicola.

Foto gallery
Notizie correlate
In evidenza