Porti aperti: su Facebook scoppia il caso Paparo

L'omicidio di Duccio Dini associato dalla Destra alla proposta del ministro Salvini. Presidio antirazzista stesera difronte alla Prefettura

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 giugno 2018 14:22
Porti aperti: su Facebook scoppia il caso Paparo

Mentre la sinistra antirazzista convoca un presidio difronte alla Prefettura di Firenze, in via Cavour 1, dalle ore 18.30 alle ore 20 di oggi, in queste ore su Facebook imperversano i commenti razzisti sia sulla vicenda dei porti italiani chiusi ai migranti, sia sull'omicidio stradale di Duccio Dini a Firenze per mano di un criminale rom.

La destra politica si scandalizza però solo per il post del Presidente dell'Ordine degli Avvocati Firenze, Sergio Paparo, che ha invitato su Facebook il presidente del Consiglio dei Ministri, iscritto all'ordine di Firenze, a restituire la tessera di avvocato nel caso di rifiuto di fare attraccare i barconi che stanno arrivando nei nostri porti.

"Con questo suo inopportuno intervento Paparo abusa della sua posizione, di Presidente di un Ordine professionale, coinvolgendo impropriamente, con le sue provocatorie dichiarazioni, gli avvocati e la professione per esprimere un giudizio negativo contro un'alta carica dello Stato nell’esercizio delle sue funzioni e nella esecuzione della volontà dei cittadini -dichiarano congiuntamente il segretario provinciale della Lega Alessandro Scipioni e quello cittadino Filippo La Grassa- La morte di Duccio Dini è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Firenze è diventata una città insicura, degradata dove regna sovrana la percezione di pericolo. Molte persone hanno sfilato, comuni cittadini, casalinghe, lavoratori, genitori che hanno voluto portare la loro testimonianza di affetto alla famiglia di un ragazzo che è morto troppo presto, per un assurdo regolamento di conti tra persone che continuano a volersi comportare come un corpo estraneo alla nostra civiltà. Noi siamo italiani che si sentono aggrediti nella propria cultura e nel proprio diritto alla sicurezza,prigionieri della illegalità a causa del totale disinteresse delle Istituzioni.

Noi siamo tutti italiani, se si tocca un italiano si tocca ognuno di noi. Siamo una grande comunità umana, e non possiamo voltarci e guardare da un'altra parte quando succede qualcosa ad un altro italiano"

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