Disordinamento istituzionale: verso modelli di federalismo cooperativo e solidale

Dalle Province ai Comuni, dallo Stato alle Regioni, fino ai tribunali, la sanità, le aziende dei servizi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 febbraio 2018 15:43
Disordinamento istituzionale: verso modelli di federalismo cooperativo e solidale

 “Il Disordinamento istituzionale - Idee per un sistema unitario di federalismo cooperativo e solidale”: è il titolo e il tema del convegno organizzato da Cgil Toscana, Ires Toscana, Fp Cgil Toscana che si è svolto oggi a Firenze.

Dopo la riforma e la cancellazione a metà, le Province sono rimaste in mezzo al guado: con 4 miliardi l'anno di euro tagliati, ben più dei costi della politica, e manutenzione di strade e scuole senza più risorse adeguate. Il presidente della Toscana lo ha ricordato stamani partecipando ad un convegno della Cgil, a Firenze, dal titolo "Dis-ordinamento istituzionale". Era presente anche Susanna Camusso. Si è parlato della Province appunto, del vuoto di rappresentanza che si è creato e di un nuovo luogo di sintesi e d'incontro urgentemente da trovare.

La Regione, ha detto il presidente, è disponibile a lavorarci insieme, a partire dai Comuni, per trovare la giusta dimensione, anche se una proposta da cui avviare la discussione già ce l'ha: i distretti delle ex associazioni intercomunali da un lato, ve ntisei o ventisette in tutta la Toscana, e le aree vaste dall'altra. Ma stamani si è parlato anche di regionalismo e federalismo, perché è necessaria una riforma organica: non si può far continuamente oscillare il pendolo, tra voglia di accentrare e spinte centrifughe.

Serve la giusta misura. Ed anche su questo il presidente della Toscana non ha dubbi. L'unico regionalismo adeguato è quello che non alimenta egoismi e chiusure e che non peggiora gli squilibri tra i territori: un federalismo solidale e cooperativo, perché se si cresce, sottolinea, lo si fa solo tutti insieme e questo vale per le regioni con maggiori difficoltà come per quelle virtuose. Lombardia e Veneto hanno scelto di percorrere la via dell'autonomia speciale. L'Emilia Romagna ha avanzato richieste simili.

Nei mesi scorsi anche il Consiglio regionale della Toscana ha approvato, a maggioranza, una risoluzione per l'avvio delle procedure per chiedere l'autonomia speciale in alcuni settori La possibilità è prevista dall'attuale Costituzione. Il sindacato tema che ciò possa minare l'unitarietà dei diritti e l'accesso ai servizi essenziali. Anche il presidente della giunta non è convinto che la strada del regionalismo asimmetrico e delle competenze a geometria variabile sia la strada migliore, soprattutto se non si garantiscono le risorse.

Bisognerebbe invece trovare forme e strumenti con cui Regioni e Comuni possano condizionare maggiormente le leggi di stabilità. Certo, aggiunge, sarebbe necessario che il Parlamento si abitui ad un legislazione sui soli principi e le Regioni alla loro declinazione sui territori. Cosa che oggi non sempre accade e che da adito così a contenziosi.

A proposito delle Province, il presidente della Regione ha ricordato anche come la proposta toscana all'inizio fosse ben diversa dalla legge Delrio: una razionalizzazione da dieci a quattro e l'impegno di tutta la pubblica amministrazione a fare altrettanto, a partire dagli uffici statali periferici. Approvata però la legge, la Regione si è assunta l'onere delle riorganizzazione, ha acquisito funzioni e buona parte del personale e omogeneizzato regolamenti e procedure. E certo, ha concluso, non ha peccato di egoismo, nonostante i tagli subiti nei bilanci.

Tolta la sanità e le partite di giro, la Toscana nel 2010 poteva infatti contare su 2 miliardi e 250 milioni di euro per le politiche attive, crollati nel 2017 ad un miliardo e 350 milioni. Lo stesso approccio avuto due anni fa, quando la Toscana ha proposto una macro-regione dell'Italia centrale per meglio competere in Europa. La prossima partita sarà ora quella dei centri per l'impiego, al cui riguardo il presidente si dice favorevole ad una loro internalizzazione.

Ha detto Dalida Angelini (segretaria generale Cgil Toscana): “La Cgil non è contraria a processi di riordino dei livelli istituzionali del Paese, ovviamente però vanno mantenuti dei punti fermi: da Nord a Sud devono essere garantiti gli stessi diritti di cittadinanza e sociali, gli stessi servizi e le stesse prestazioni, avvicinando le istituzioni ai cittadini che devono poter partecipare alle scelte.

Il convegno di oggi è stato un importante momento di riflessione ad alto livello; per noi l'auspicio è che la Toscana, a tutti i livelli istituzionali, reciti un ruolo forte nei tavoli locali e nazionali verso un modello di federalismo solidale, democratico e cooperativo, il più adatto a dare risposte ai problemi concreti dei cittadini e dei lavoratori”. Ha aggiunto Alice D’Ercole (segretaria generale Fp Cgil Toscana): “A poco più di un anno dalla vittoria del ‘no’ alla riforma costituzionale il 4 dicembre 2016, ancora si fatica ad individuare un sistema istituzionale che riconosca competenze e delinei in modo chiaro i ruoli ed i rapporti tra Stato, Regioni, Province e Città Metropolitane, Comuni ed altri livelli di governo territoriale che sono proliferati in questi anni.

La Cgil Toscana e la Fp Cgil Toscana propongono che la Toscana stessa rappresenti una terra di sperimentazione virtuosa verso un modello istituzionale di federalismo cooperativo e solidale in cui siano chiare le competenze, in un quadro di forte unità nel Paese che vincoli queste diversità alla supremazia dell'uguaglianza dei diritti di cittadinanza e delle pari possibilità di accesso ai servizi essenziali”.

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