Dislessia: nel 2013 1.331 richieste di diagnosi, una ogni 600 abitanti

Il consigliere regionale Lazzeri (Ncd): “Rischio emergenza sociale, attese regionali eccessive: serve emendamento al piano-socio sanitario integrato”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 aprile 2014 23:06
Dislessia: nel 2013 1.331 richieste di diagnosi, una ogni 600 abitanti

«A Firenze la dislessia rischia di diventare un’emergenza sociale sopratutto per gli alunni delle scuole primarie e secondarie: nel corso del 2013 all’Asl 10 di Firenze sono arrivate complessivamente 1.331 richieste di valutazione per Dsa (disturbi specifici di apprendimento). In pratica rapportando il numero di casi alla popolazione di riferimento dell’Asl 10 si è registrata una richiesta di diagnosi circa ogni 600 persone. Una media rilevante se paragonata a quella di altre Asl toscane come Viareggio dove si sono registrate 33 diagnosi di Dsa (una ogni 5.136 persone) o Pisa con un caso ogni 990 abitanti». È la dichiarazione del consigliere regionale Ncd/Più Toscana e membro della IV commissione Sanità,Gian Luca Lazzeri, che lancia l’allarme su disturbi di apprendimento all’interno del territorio dell’Asl 10.

«I numeri di questa emergenza – sottolinea – devono convivere con tempi tecnici per ottenere la certificazione del disturbo, cioè l’attestato valido ai fini scolastici e redatto dalla Asl ai sensi della legge 170 del 2010 che servirà ai bambini per ottenere compendi specifici per affrontare le difficoltà didattiche legate alla loro condizione, tutelandone le possibilità di successo scolastico. Tempi che nell’Asl 10 seguono le linee guida regionali che fissano un tetto massimo di attesa di 6 mesi.

Ma a cambiare deve essere la normativa regionale, la fine dell’iter valutativo diagnostico infatti, per le famiglie e i bambini coinvolti, non costituisce un punto di arrivo ma di partenza. La tardiva rilevazione del disturbo, specie superati i 10 anni di vita, può avere conseguenze sulla sfera emotiva di bambini e adulti pregiudicandone non solo le possibilità di successo scolastico, ma colpendo a cascata la sfera psicologica. Quello che manca dopo questo passaggio infatti è una solida rete a livello di sanità pubblica che unisca le esperienze dell’associazionismo a quelle di genitori e insegnanti permettendo di sostenere le famiglie, spesso costrette a convivere con attese estenuanti.

Per questo motivo – continua – presenterò una proposta di emendamento al piano socio sanitario integrato che segni la rotta per agire in questa direzione: diminuzione dei tempi d’attesa, corsi di approfondimento per il personale docente (fra i primi a poter fungere da campanello d’allarme per i Dsa in assenza marcatori biologici, comportamentali o sociali in ambito extrascolastico) e un riconoscimento dell’associazionismo regionale attivo nei Dsa finora relegato alla periferia delle azioni di tutela e compensazione di bambini e adulti colpiti da disturbi come la dislessia».

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