Dadamaino, un’avventura oltre la tela

Le avventure volumetriche di un’artista che ha segnata un’epoca. Fino al 23 luglio, presso Tornabuoni Arte in Lungarno Cellini.

24 maggio 2014 15:48
Dadamaino, un’avventura oltre la tela

FIRENZE - Con la mostra Dadamaino, la galleria Tornabuoni Arte rende appunto omaggio a Dadamaino (al secolo Edoarda Emilia Maino 1930 - 2004), esponente di punta dell’avanguardia spazialista, cui contribuì con le sue ricerche sulla geometria e la percezione. Fu anche un’attiva femminista e militante dei movimenti di contestazione emersi nel 1968.Se Fontana è la figura fondatrice del radicalismo spazialista, Dadamaino ne è fra le più insigni continuatrici, nonché fautrice di un’arte concreta, con la tela che acquista nuovi, inesplorati volumi.

Assidua frequentatrice del Bar Giamaica, nel quartiere di Brera (ritrovo dell’avanguardia milanese), frequenta ancor più assiduamente quell’“altrove” oltre la tela che lo Spazialismo ha da poco teorizzato. Avviene così il superamento della “problematica pittorica”, per proiettarsi nella Modernità.Il movimento spazialista non ha come priorità il colorare o il dipingere la tela, ma vuole creare su di essa costruzioni che mostrino a chi osserva come, anche in campo puramente pittorico, esista la tridimensionalità.

L’intento è dar forma alle energie nuove che vibravano nel mondo del dopoguerra, dove la presa di coscienza dell'esistenza di forze naturali nascoste come particelle, raggi, elettroni premeva con forza incontrollabile sulla "vecchia" superficie della tela. Tali forze troveranno lo sfogo definitivo nel rivoluzionario gesto di Fontana, che bucando e tagliando la superficie del quadro, fece il passo finale di distacco dalla "vecchia" arte verso la nuova arte spaziale.Musica, architettura, poesia, nella concezione strutturalista, divengono parte del passato, mentre il presente è dominato dalla meccanica, dove la coscienza sperimentale sostituisce quella immaginativa, per cui serve un’arte che sia in possesso di valori propri, staccata dalla tradizione.

C’è bisogno di una nuova concezione dello spazio che teneva conto per la prima volta delle conquiste della scienza con le quali l´artista stesso era chiamato ad interagire attingendo a nuovi strumenti e metodologie, senza l´enfasi che era stata tipica dei Futuristi. Il segno registra l´automatismo della spirale. Il rapporto col gesto della pittura è sconvolto dai colpi inferti alla tela nei ´concetti spaziali´, dai primi anni cinquanta con i ´buchi´, dagli ultimi anni cinquanta con i ´tagli´ che dalla tela passano all´argilla, condotti nelle forme sferiche chiamate ´nature´.

In ogni caso, il gesto provoca l´abbattimento di una barriera, di un diaframma, annullando le opposizioni davanti-dietro, interno-esterno, tutte le dimensioni dello spazio incluso il tempo, in favore non solo di una nuova fusione tra pittura, scultura e architettura, ma di una propugnata totalità che inglobi opera, ambiente e azione. Dadamaino fra proprie queste teorie, e le riversa sulla tela in una ricerca quasi ossessiva, ma di grande fascino, che passa dal bianco e nero degli esordi, all’uso del colore sul finire degli anni Sessanta (rilettura quasi sarcastica della Op Art), al cromo rilievo del decennio successivo, dalla tempera su tela all’inchiostro su carta, alla china su cartoncino.

Tecniche e stili diversi, ognuna delle quali conferisce plasticità alla tela, rompendo definitivamente il cerchio dell’accademia, segnando un punto di non ritorno a suo modo anche angosciante. Nel percorrere la superficie della tela, traccia nuove mappe del possibile, lasciandosi guidare da un’emotività inconscia che ha assoluto bisogno di sfogo. Una scrittura della mente che arriva sul finire degli anni Settanta, (cfr. Alfabeto della mente), dopo un decennio di studio della linea in larghezza, lunghezza o spessore; arriva dopo la Ricerca del colore (1966-68), in cui analizza metodicamente e su base scientifica le infinite varianti cromatiche dello spettro solare.

Un’operazione, Alfabeto della mente, che gioca sulla de-significazione della lettera, che pone la problematica di matrice esistenzialista dell’incomunicabilità fra esseri umani, della difficoltà di descrivere la propria condizione.Da qui si comprende come l’intera produzione artistica di Dadamaino ponga l’uomo nella condizione di avvertire la necessità d’interrogarsi sul senso della propria esistenza, di aprire davanti a sé nuove strade e nuove idee.

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