Crisi economica: gli effetti in Toscana

I dati dalla ricerca su usura e sovraindebitamento: dal 2008 al 2016 reddito pro capite sceso da 20 mila 500 a 18 mila 700 euro, 45 mila in più le persone sotto la soglia del rischio di povertà, 54 mila in più quelle in povertà assoluta. Bergamini-Stella-Mastrini (FI): "Dati economici da Sud Italia, si corra ai ripari". Crisi aziendali: Consiglio regionale si mobilita

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 marzo 2018 22:03
Crisi economica: gli effetti in Toscana

Firenze – La fotografia del colpo assestato dalla crisi economica alla Toscana è nitida: nei lunghi anni della discesa, fino alla faticosa risalita, il reddito pro capite nella nostra regione è sceso da 20 mila 500 euro nel 2008 a 18 mila 700 euro nel 2016, con una contenuta risalita rispetto al 2013, quando si è toccato il punto più basso. Sono 45 mila in più le persone scivolate sotto la soglia del rischio di povertà e sono 54 mila gli individui che invece sono entrati nella condizione di povertà assoluta: erano 65 mila 663, sono saliti a 119 mila 517, in termini di famiglie sono oltre 53 mila (nel 2008 erano quasi 32 mila).

Le situazioni di deprivazione materiale, ovvero di impossibilità di soddisfare bisogni primari – ad esempio il riscaldamento della propria abitazione, o un pasto che assicuri il necessario apporto calorico –, sono poco meno che raddoppiate: dal 3,9 al 7 per cento. Sono 615 mila le persone che vivono in una condizione di vulnerabilità, perché a rischio di povertà o di esclusione sociale, 44 mila in più rispetto al 2008. Questi i dati che emergono da una ricerca sul fenomeno dell’usura e sul sovraindebitamento in Toscana, effettuata dall’Irpet su proposta della seconda commissione del Consiglio regionale, presieduta da Gianni Anselmi (Pd).

Ricerca che rappresenta l’avvio di un lavoro del Consiglio regionale per sostenere persone e imprese cadute nell’usura o esposte al sovraindebitamento, conseguenze dell’impoverimento determinato dalla crisi economica.

"La Regione Toscana deve assolutamente correre ai ripari e chiedere al Ministero il riconoscimento di area di crisi complessa per tutta la Provincia di Massa Carrara. Alla luce dei dati diffusi dall'Istat, il mancato riconoscimento di Massa Carrara quale area di crisi complessa è ancora più incomprensibile. Sono dati allarmanti, distanti da quelli dell'Italia centrosettentrionale, più vicini al Mezzogiorno del Paese. Non si può più perdere tempo, è finita l'epoca dei tavoli, occorrono decisioni".

Lo chiedono l'on. Deborah Bergamini (FI), deputata del collegio di Massa, il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana Marco Stella e il coordinatore provinciale di Forza Italia Massa, Matteo Mastrini. "Il tasso di disoccupazione è oltre il 16% (ben sopra la media nazionale e regionale) e stride se paragonato alla vicina Provincia di Lucca, dove è al 10,9%, ma anche ad Arezzo al 9,7% e Grosseto all'8,2%, dove governa il centrodestra - osservano i tre esponenti di Forza Italia -.

L'area apuo-lunigianese ha bisogno di una cura shock, non di briciole. Le potenzialità ci sono, ma le imprese chiudono, anche per colpa dell'inerzia di decenni di governi di sinistra che hanno ridotto questa provincia in condizioni tragiche". "C'è una differenza sostanziale fra area di crisi industriale complessa e non complessa - ricordano Bergamini, Stella e Mastrini -. L'area di crisi non complessa ha infatti un impatto sullo sviluppo dei territori interessati e sull'occupazione, ma non tiene adeguatamente conto della recessione economica e della perdita occupazionale di rilevanza nazionale con impatto significativo sulla politica industriale nazionale.

I problemi di Massa Carrara devono assolutamente essere affrontati con gli strumenti dell'area di crisi complessa, con urgenza. Abbiamo predisposto una mozione in Consiglio regionale, su cui auspichiamo la convergenza di tutte le forze politiche".

La situazione dei lavoratori dell’Azienda Aferpi, ex Lucchini di Piombino, tra ammortizzatori sociali, integrazioni salariali e piano industriale, è al centro delle due mozioni presentate rispettivamente da Elisa Montemagni (Lega nord) e Giacomo Giannarelli (M5S), approvate all’unanimità dall’aula di palazzo del Pegaso. La mozione della Lega impegna la Giunta regionale “ad attivarsi presso il Ministero competente, in modo che i lavoratori abbiano esatta contezza della loro situazione lavorativa”, facendo chiarezza sullo sblocco contrattuale che li riguarda, spaziando dagli ammortizzatori sociali all’estensione del trattamento di integrazione salariale. La mozione del Movimento 5 Stelle si concentra su tre obiettivi, chiedendo al Presidente della Giunta regionale di attivarsi nelle sedi opportune per dare comunicazione al Consiglio regionale sui contenuti dell’accordo preliminare di vendita di Aferpi a Jindal e in merito al nuovo piano industriale; attivare un confronto istituzionale all’interno della Commissione Costa sulla diversificazione produttiva a Piombino; assicurare l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori ex Lucchini e anche ai lavoratori dell’indotto.

Dopo lunghe trattative l'azienda empolese Albor ha deciso di ridurre i licenziamenti previsti dai 22 iniziali ai 16, scongiurando così l'ipotesi di una lunga mobilitazione, nei prossimi giorni saranno rese ufficiali tutte le decisioni in merito. I lavoratori licenziati avranno la possibilità di essere reintegrati, entro 24 mesi, se l'azienda dovesse uscire fuori dalla crisi in cui versa, o nel caso venisse ceduta a terzi. I dipendenti, durante un'assemblea, hanno chiesto alcune modifiche di fronte alla proposta avanzata dell'azienda: portare i tre part-time proposti da 20 ore a 24 ore settimanali. L'albor non vorrebbe cedere su questo punto , ma sembra improbabile che l'accordo salti per sole 4 ore settimanali in più; se così fosse, i lavoratori sarebbero pronti a scendere nuovamente in sciopero Uno dei pochi risultati ottenuti dal tavolo delle trattative è l'essere riusciti a mantenere l'azienda sopra i 15 dipendenti così da poter avere accesso ad ammortizzatori sociali migliori e garantire l'assunzione futura di lavoratori in categoria protetta.

Una mozione unanime impegna il Presidente e la Giunta regionale ad “attivare immediatamente un tavolo istituzionale tra tutti i soggetti interessati per sbloccare la situazione relativa al pagamento regolare degli stipendi dei dipendenti della cooperativa ‘L’Agorà d’Italia’ e delle strutture da essa gestite e fornire risposte certe a questi lavoratori, anche in considerazione dei servizi gestiti dalla cooperativa nel territorio regionale”. Ad illustrare l’atto il primo firmatario, il consigliere della Lega Marco Casucci, che ha passato in rassegna il profilo della Società cooperativa, un consorzio di imprese sociali che nello specifico si occupano di assistere anziani, minori, malati cronici, disabili etc, e che solo in Toscana assistono oltre 300 persone.

La cooperativa, che opera nel centro nord del Paese, nel 2016 gestiva 52 appalti pluriennali per un portafoglio complessivo superiore ai 450 milioni. La mozione, frutto di un lavoro congiunto che ha portato a un testo sostitutivo e condiviso, è stata firmata anche da Lucia De Robertis (Pd), Nicola Ciolini (Pd), Elisa Montemagni (Lega). Ha aggiunto la sua firma anche Francesco Gazzetti (Pd).

La Giunta regionale è impegnata d attivare in tempi brevi un tavolo di confronto al quale convocare i rappresentanti dell’azienda Papergroup S.p.a., i rappresentanti delle istituzioni coinvolte territorialmente e le organizzazioni sindacali della provincia di Lucca. Il fine è quello di muovere “tutte le possibili azioni per tutelare e garantire i livelli occupazionali, richiedendo se necessario l’applicazione degli opportuni ammortizzatori sociali, di un’azienda storica rilevante per la tenuta complessiva del tessuto socio-economico lucchese”. E’ quanto prevede una mozione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, sottoscritta da Ilaria Giovannetti (pd), prima firmataria e che ha illustrato l’atto all’aula, Stefano Baccelli (Pd), Elisa Montemagni (Lega) e Gabriele Bianchi (M5S).

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