​Corruzione, non meriti ma favori: arrestati professori universitari

La Procura ha ravvisato "Sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 settembre 2017 10:37
​Corruzione, non meriti ma favori: arrestati professori universitari

Oltre 500 militari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad una vasta operazione di polizia giudiziaria su tutto il Territorio nazionale, nell’ambito della quale sono stati eseguiti 29 provvedimenti cautelari personali nei confronti di docenti universitari (7 agli arresti domiciliari e 22 interdetti allo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi) per reati di corruzione e più di 150 perquisizioni domiciliari presso Uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali.

Nei confronti di altri 7 docenti universitari, il Giudice per le Indagini Preliminari di Firenze si è riservata la valutazione circa l’applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio degli stessi.

Le misure coercitive sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Firenze – Dott. Angelo Antonio Pezzuti – su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Capo, Dott. Giuseppe Creazzo, a seguito di articolate investigazioni svolte dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze coordinate dal Proc. Agg. Dott. Luca Turco e dal Sost. Proc. Dott. Paolo Barlucchi.

Il contesto investigativo ha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata.

Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario - alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse Commissioni nazionali (nominate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per le procedure di Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario – finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.

Bufera sull'Università: ecco le reazioni. “L’Università non può essere uno stipendificio, un luogo per piazzare gli amici degli amici, ma luogo di alta formazione e insegnamento. In un momento delicato per gli Atenei, in cui a causa degli scioperi dei docenti il diritto allo studio è seriamente minato, l’impressione è che esiste una casta che pensa solo a difendere i diritti dei professori” tuonano Angela Sorice, Presidente di Azione Universitaria Firenze, e Chiara La Porta Dirigente nazionale di AU.“Gli studenti pagano le tasse per studiare, non per le faide di potere dei baroni.

Ci auguriamo che dalle indagini in corso emerga la verità e che nei concorsi il merito possa sempre prevalere sul sistema di potere di raccomandazioni” concludono Sorice e La Porta."Vogliamo conoscere la posizione del governo ora: la ministra Fedeli, di fronte a un caso che sembra veder coinvolto anche un ex ministro, non può tacere" così la senatrice di Sinistra Italiana, Alessia Petraglia, commenta la notizia diffusa questa mattina sui sette arresti ai domiciliari di altrettanti docenti universitari per una indagine nell'ambito di un'inchiesta su concorsi truccati.

"La magistratura farà il proprio lavoro ma a noi spetta ancora una volta ripetere e denunciare che il sistema è malato, così non funziona. Non è la prima volta che leggiamo notizie di indagini su concorsi pilotati e decisi a tavolino nelle università. In questi anni, i docenti sono stati chiamati in causa più volte perché non esiste trasparenza e nessuna certezza per i giovani ricercatori di poter liberamente partecipare a concorsi senza trovarsi di fronte a scelte già fatte o a promesse di stabilizzazioni dei propri allievi."

"Il mondo accademico è stato sordo alle rimostranze di chi ha denunciato modalità poco trasparenti di accesso alle carriere e spesso ha difeso il sistema per stabilizzare i tanti ricercatori precari che lavorano nelle università – conclude la senatrice Petraglia - La ministra Fedeli dinanzi a questo ennesimo caso, gravissimo, non può tacere. Noi presenteremo interrogazione perché ancora una volta questa non la nostra università."

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