Continua la mobilitazione di Coldiretti Toscana sui danni da lupi ed ibridi

Cinghiali, Dallai (Pd): “Un piano per affrontare l’emergenza, poi lavorare per dare più valore ad un prodotto del territorio”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 gennaio 2017 20:19
Continua la mobilitazione di Coldiretti Toscana sui danni da lupi ed ibridi

Razzie quotidiane, greggi dimezzate e danni alle stelle: lupi e canidi padroneggiano nelle campagne della Toscana. Coldiretti non ci sta e continua la mobilitazione, avviata con la manifestazione del 2 agosto dello scorso anno in Piazza Duomo a Firenze. In tutta la regione si moltiplicano assemblee con allevatori e pastori esasperati per l’impossibilità di portare avanti un duro lavoro troppo spesso vanificato dalle incursioni notturne e diurne di lupi ed ibridi lupo/cane. Le aree più colpite la maremma ed il senese; solo in Maremma negli ultimi anni 300 pastori hanno alzato bandiera bianca ed hanno chiuso.

Cambia anche la tipologia delle vittime: prevalentemente pecore ma anche animali più grossi come esemplari bovini allevati all'aperto, soprattutto giovani vitelli. Gli allevatori denunciano, oltre alla ingente perdita di capi, anche danni indotti, come la diminuzione di latte prodotto dal bestiame impaurito in seguito agli attacchi con la conseguente difficoltà a mantenere gli sbocchi commerciali e la presenza sul mercato.

In sintesi dice Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana “Se le cose non cambiano per i nostri allevatori viene meno il diritto di fare impresa!”

Secondo i più recenti studi condotti dall'università di Firenze, nei nostri boschi vive una popolazione di lupi formata da 108 gruppi riproduttivi (erano 72-73 nel 2013): complessivamente si stima che la popolazione di lupi ammonti a circa 600 animali. I gruppi si stanno rafforzando anche a causa di incroci con cani randagi.

"Certamente – continua Marcelli – le azioni sin qui intraprese non sono ancora sufficienti e molto lavoro ancora è da fare per garantire, ad un settore delicato ed importante come la zootecnia toscana, di poter avere un futuro non solo fatto di risarcimenti, ma anche di azioni preventive concrete. La politica degli indennizzi costituisce solo un palliativo ed è quanto mai insufficiente e mai tempestiva. Come del resto possiamo dire che è rimasto inattuato nelle sue parti sostanziali l’accordo del luglio 2014 che prevedeva azioni di conservazione del “Canis lupis” con interventi di prevenzione e riduzione delle predazioni. In questo accordo ci avevamo creduto – sottolinea con amarezza Marcelli – ma allo stato delle cose ci troviamo costretti a ritirare la nostra firma per denunciarne con forza la mancata attuazione”.

Ma cosa chiede la Coldiretti Toscana intensificando la propria mobilitazione?

“Abbiamo inviato alla Regione Toscana un documento con alcune precise richieste, che integra quello già presentato con la manifestazione #Riprendiamocilterritorio# dello scorso agosto– dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – nel quale chiediamo l’approvazione e l’immediato avvio del piano di conservazione e gestione del lupo in seno alla Conferenza Stato Regioni, inoltre chiediamo di procedere all’immediata realizzazione di piani di contenimento e controllo di cani vaganti e ibridi attraverso la collaborazione con i diversi Corpi di polizia.

Inoltre – continua De Concilio – chiediamo alla Regione di rendere disponibili risorse finanziarie complementari per sostenere interventi di prevenzione in grado di limitare eventuali azioni di predazione su bestiame domestico e ridurre la conflittualità tra presenza dei lupi e le attività legate alla pastorizia. Per i risarcimenti, è necessario superare il regime di de minimis che impone un limite massimo di erogazioni per ciascuna azienda di 15.000 euro in tre anni. Infine – conclude De Concilio – occorre promuovere misure di sostegno agli investimenti delle imprese zootecniche che sono costrette a modificare l’organizzazione del proprio ciclo produttivo per limitare il rischio di attacchi al bestiame; la misura dovrà essere accompagnata da un sostegno al reddito per compensare la perdita di produzione nel periodo necessario ad attivare i nuovi investimenti strutturali”.

“I danni provocati da alcune specie di fauna selvatica alle produzioni agricole e la presenza di ungulati nelle aree urbane sono problemi che assumono i connotati di una vera e propria emergenza. Per provare ad affrontarla dobbiamo lavorare per una valorizzazione, culturale ed economica, di ciò che possiamo ottenere dalla presenza massiccia di ungulati". Con queste parole Luigi Dallai, deputato del Pd, interviene in merito alla questione delle incursioni di cinghiali a Siena e in altri centri abitati del territorio.

Il parlamentare senese si è occupato più volte dell’argomento, sollecitando il Governo a elaborare interventi a supporto delle Regioni con l’obiettivo di prevenire e contrastare il fenomeno. “La saltuaria presenza di ungulati – sostiene Dallai – anche in aree prossime alla città non è casuale, ma nasce da fattori legati all’habitat e agli interventi apportati dall'uomo, sia all'ambiente che alle specie animali in questione. Per affrontare questa emergenza e quella dei danni all’agricoltura dobbiamo intervenire con piani di abbattimento straordinari e integrare la caccia di selezione con attività di monitoraggio e ricerca per gestire l’emergenza.

Alcune esperienze messe in campo in Toscana ci mostrano che andamenti di crescita demografica degli ungulati pluridecennali devono essere affrontati con un approccio diversificato. Il principio dell’abbattimento è fondamentale, e tuttavia da solo non basta. Sul fronte normativo non servono stravolgimenti, ma leggi omogenee a livello nazionale e piani chiari che consentano di intervenire e gestire la fauna selvatica in maniera efficace. E’ necessario, infine, creare intorno al cinghiale una filiera che renda questa carne ‘alternativa’ un prodotto da valorizzare nel nostro contesto economico.

Il pericolo, invece, è che si vada nella direzione opposta”.

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